Alto Friuli: «Ecco come Carniacque eviterà il fallimento»

di Michela Zanutto.

«Carniacque non rischia il fallimento». È il presidente Fabrizio Luches a prendere la parola dopo il rincorrersi di voci funeste. «L’equilibrio economico complessivo è garantito dagli introiti derivanti dalla tariffa», rimarca l’avvocato Luches. Ma con alcuni distinguo. Perché «i debiti verso le amministrazioni vanno saldati». Infatti, da quei debiti matura quasi un milione di euro l’anno di ratei (a farla da padrona sono Tarvisio e Tolmezzo che gravano per 100 mila euro l’anno ciascuno). Per fermare l’emorragia si useranno i fondi destinati agli «interventi». E questo mette la società davanti a un bivio: vivacchiare verso l’inevitabile sbocco al gestore unico oppure rilanciare Carniacque nel senso di una multiutility affermata. La spa che gestisce il ciclo integrato dell’acqua per 36 comuni montani opera in un mercato regolamentato. Questo aspetto, più specifici contributi destinati alla copertura parziale degli investimenti, assicurano la sostenibilità aziendale nel tempo. «L’unico vero problema è il debito verso i soci stessi, derivante dai ratei dei mutui a suo tempo contratti dai Comuni per la realizzazione delle infrastrutture esistenti, la cui restituzione richiede, in assenza di finanziamenti bancari, l’utilizzo di risorse attualmente destinate agli interventi», precisa Luches. Ecco perché il cda ha informato i soci della situazione. Una mossa strategica che punta all’«assunzione delle determinazioni necessarie, tenendo ben presente che il mandato ricevuto è quello di mantenere e valorizzare la risorsa a beneficio della collettività locale, individuando nuove linee di sviluppo e proponendo alle autorità competenti l’adozione di sistemi diversificati che considerino le peculiarità delle reti in territorio montano e delle attività produttive ivi insediate, in particolare la filiera della carta e dell’agro-alimentare», ricorda Luches. Quando parla, il presidente ha bene in mente l’orizzonte in cui si muove la spa. «Le soluzioni sono due – spiega –: o decidiamo di adagiarci alla normativa vigente che, se confermata in sede di conversione, porta dritto al gestore unico. Quindi lavoriamo per fonderci in Cafc. Oppure – e questa è la proposta di Luches – rilanciamo la multiutility. Perché la normativa terrà conto delle peculiarità dell’area montana e quindi, dopo il recepimento della Regione, possiamo mantenere Carniacque e ampliarne i servizi. La spa ha infatti un oggetto sociale ampio, che va dalla gestione dei rifiuti all’illuminazione pubblica, fino alle manutenzioni». Carniacque ha chiuso gli ultimi due bilanci in attivo. «La situazione finanziaria della società è verificabile da tutti, non solo presso il Registro delle Imprese ma anche dal sito internet istituzionale, dove Carniacque pubblica i propri bilanci completi già dal 2005 – sottolinea Luches –: da tali documenti non è possibile ravvisare un’impresa in fallimento, ma piuttosto la necessità di intervenire strutturalmente per la compresenza di diversi fattori, alcuni derivanti da caratteristiche intrinseche dell’attività, come la necessità di forti investimenti infrastrutturali, altri da errate previsioni costitutive».