Arta Terme: boom delle biomasse, corsa per allacciare il riscaldamento

di Tanja Ariis.
Aumentano le richieste dei cittadini di allacciarsi agli impianti di teleriscaldamento a biomasse della Comunità montana della Carnia e da metà luglio si potrà fare domanda di contributo (il termine ultimo sarà reso noto a breve) per ottenere il 30% su una spesa massima di 20 mila euro per l’intervento. Nel 2014 l’ente aveva stanziato 25 mila euro per le domande di contributo, allora non più di un decina, ora si pensa di aggiungere altri fondi, viste le richieste in crescita esponenziale di allacciamento. La convenienza di essere collegati per il riscaldamento e l’acqua calda a simili impianti convince sempre più gli utenti, dopo le iniziali superate perplessità: tant’è che le richieste di nuovi allacciamenti, specie alla centrale a biomasse di Arta Terme, negli ultimi otto mesi sono arrivate a oltre un centinaio. All’impianto di Arta Terme sono collegate oggi quasi un’ottantina di abitazioni private più diversi alberghi, utenze del Comune e le Terme. Il che ha spinto la Comunità montana, proprietaria di tale impianto, il più grande in Carnia, e di quelli di Treppo Carnico, Verzegnis, Lauco, Ampezzo, Forni Avoltri e Prato Carnico (quest’ultimo in via di completamento) a varare, spiega il commissario dell’ente, Lino Not, un regolamento (che è stato condiviso con Esco, gestore del servizio, e con i sindaci del collegio di indirizzo della Comunità montana) sull’assegnazione di contributi per nuovi allacciamenti a questi impianti di teleriscaldamento a biomasse. Un punteggio maggiore viene dato, per esempio, a chi chiede una potenza termica maggiore, a chi sostituisce un vecchio diverso impianto con tale soluzione, più vantaggiosa anche dal punto di vista dell’impatto ambientale, e a chi risiede nell’immobile oggetto dell’intervento. Dalla rete sulla via pubblica, spiega Not, si entra con le tubazioni nell’abitazione dove viene montato uno scambiatore di calore (costo sui 3-4 mila euro). Non serve la caldaia. Il costo complessivo minimo dell’intervento si aggira sugli 8-10 mila euro. Poi però per un appartamento di 100 mq, spiega, si spendono anche meno di mille euro l’anno. «Chi utilizza questo tipo di calore – dice Not – si è reso conto che è conveniente e gli utenti oggi sono soddisfatti. Ora c’è l’esigenza di dare risposte alle nuove richieste. Con il bando vedremo quanti sono interessati, il punteggio e le graduatorie, poi l’obiettivo è ampliare la rete sulla pubblica via nei comuni dove ci sono gli impianti, per dar modo il più possibile agli utenti di allacciarsi».