Arta Terme: la coda dell’estate salva il bilancio delle terme

di Gino Grillo

Bilancio positivo quello dello stabilimento termale al termine del periodo estivo. Lo ha tracciato Massimo Peresson, presidente di Carnia Welcome, che gestisce le terme. «Dopo un inizio piuttosto difficoltoso, dovuto ai ritardi e alle incertezze dell’apertura, che ha fatto riscontrare nel mese di giugno il calo maggiore, oltre il 10%, la stagione ha preso un buon ritmo producendo risultati in linea con le previsioni e con l’andamento nazionale. Certo, non sono più gli anni d’oro, ma le terme si difendono ancora bene». Luglio e settembre si confermano i mesi con il miglior andamento, rimanendo sostanzialmente sui numeri dell’anno passato. Guardando avanti, anche ottobre si prospetta positivo, soprattutto per quanto riguarda le terapie in convenzione. Le prenotazioni finora effettuate garantiscono un’eccellente saturazione dei reparti fino a mese inoltrato. Agosto ha registrato la massima affluenza nella struttura, anche se inferiore rispetto agli anni scorsi, e con una clientela con una potenzialità di spesa minore che ha limitato l’acquisto dei servizi a pagamento. I settori che hanno sofferto meno sono la fisioterapia e i servizi di estetica, che hanno avuto sì una contrazione sul fronte dei ricavi, ma anche un aumento dei servizi venduti, con utenti più attenti a come spendere senza però rinunciare a questi servizi. Una “nicchia” che ha dato ottimi risultati in direzione crescita, con presenze quasi triplicate, è rappresentata dai corsi di motricità in acqua per gli adulti, ma soprattutto quelli riservati ai bambini. Le terme “propedeutiche”, dunque, al turismo locale: «Terme aperte significa hotel aperti, significa sostenere il sistema di teleriscaldamento, che grazie alla loro apertura riceve un’entrata diretta pari a 1.000 euro al giorno». Questo, infatti, rappresenta il ricavo che Escom Montagna percepisce giornalmente cedendo l’energia termica necessaria al loro funzionamento. «Le terme occupano 51 lavoratori: queste maestranze – conclude il presidente Massimo Peresson – non avranno la risonanza mediatica che hanno avuto le varie Alcoa, Ilva e minatori del Sulgis, ma sono pur sempre una cinquantina di famiglie che sinora non hanno avuto bisogno di mandare nessuno né sulle torri, né in fondo ai pozzi in miniera per pubblicizzare la difesa del loro posto di lavoro».