Arta Terme: la riscoperta di Giovanni Gortani, storico, archeologo e amico di Carducci

di MARIO BLASONI

Non c’è solo Michele Gortani (1883-1966), il celebrato studioso e politico del secolo scorso, deputato del Regno, costituente e senatore della Repubblica, naturalista insigne e docente di geologia in sette università, accademico dei Lincei, presidente dell’Alpina friulana e della Filologica. Ora la Carnia (e la natale Arta, in particolare) riscopre Giovanni Gortani, zio di Michele, che fu garibaldino, avvocato, amministratore civico, storico, archeologo e numismatico. L’occasione è la celebrazione del centenario della morte, avvenuta l’8 agosto 1912, nella casa di Avosacco dove Giovanni aveva vissuto fino a 82 anni. Sono previste due iniziative in suo ricordo: venerdì prossimo, alle 11, a Piano d’Arta, sarà inaugurato un busto bronzeo nella via che dal 1962 porta il suo nome (terrà la prolusione il presidente della sezione carnica di Italia nostra Marco Marra). Sabato, alle 14.30, nel salone dell’albergo Savoia, si terrà un convegno sul personaggio, al quale parteciperanno, assieme a studiosi e ricercatori, alcuni discendenti della storica famiglia. Giovanni Gortani non si mise in politica come il nipote Michele (figlio del fratello Luigi, ingegnere), che potè così raggiungere una vasta notorietà, ma ha vissuto una vita più ritirata, anche se per certi aspetti non meno éclatante. Pensiamo che, tra l’altro, ha combattuto con i Mille al Volturno e a Gaeta, è stato sindaco di Arta sotto l’Austria, si è laureato in legge a Padova nel 1853, ha fatto il notaio a Cividale e per tre anni il tipografo a Milano. Quando scriveva racconti sul Corriere della Sera (il Dizionario biografico di Nazzi lo definisce anche “erudito e novelliere”). Non ha fatto politica, dicevamo, se non locale, limitandosi a essere, come accennato, sindaco del suo paese, nonché il consigliere provinciale. Tra le sue realizzazioni, la prima latteria sociale della Carnia, a Chiusini (Piano d’Arta). Gli sarà anche intitolato il Museo delle arti e tradizioni popolari di Tolmezzo, fondato dal nipote Michele. Nel 1870 l’avvocato Gortani ha sposato Anna Pilosio, d’una illustre famiglia cividalese, dalla quale ha avuto ben sette figli, cinque femmine e due maschi. Uno di questi ultimi, Piero, ha avuto un erede, Vincenzo, che è andato ad abitare a Milano e ha un figlio, Giovannino. A parte questa unica eccezione, è spettato alle femmine dare continuità alla famiglia: nipoti e pronipoti hanno portato, e portano, altri cognomi mentre quello di Gortani, a parte il caso ricordato, nel ramo principale si è estinto. Le cinque sorelle compaiono assieme, “schierate”, in alcune vecchie fotografie. Ed è un bel vedere, fra trine, voiles e merletti: si racconta che in questa agiata famiglia ottocentesca gli abiti alla moda li facevano arrivare dalla Svizzera! Una delle ragazze Gortani, Luigia, ha sposato Giuseppe Cescutti, dando avvio a uno dei cinque filoni familiari (gli altri quattro sono due Totis, Brunetti e Rossi) nei quali si è sviluppato il casato. Dalla coppia è nato Pietro, altro pilastro di questa dinasty carnica, arrivata oggi alla quinta generazione. Col nonno Giovanni, Pietro Cescutti (mancato nel 1995) ebbe in comune due ruoli: quello di valoroso combattente (in Albania e Grecia con i granatieri di Sardegna) e di sindaco di Arta (fu il primo del dopoguerra dopo essere stato l’ultimo podestà nel ’44-’45). Ricordato pure come valente pittore e narratore, anche in friulano (“In file cun San Pieri” è un suo vivace libro di racconti), nonché come insegnante elementare di lungo corso, Pietro Cescutti è stato protagonista, assieme alla nobildonna romana Alessandra Damiani, di una bellissima storia “d’amore e di guerra”. Si erano conosciuti nel ’44, quando Alessandra si era proposta tra le madrine dei combattenti che partivano per il fronte. Al ritorno di Pietro, dalla capitale era andata a raggiungerlo ad Arta e si erano sposati. E’ mancata anche lei, l’anno scorso, quasi centenaria, nella casa di Udine dei figli. La quarta generazione dei Gortani – ramo Cescutti ha quattro componenti: Rossella, Maristella, Giuseppe e Francesco. Accomunati tutti dalla passione per le ricerche storiche sulla Carnia (e in particolare sulla loro famiglia), hanno due puntuali riferimenti in Maristella, che ha raccolto l’eredità artistica paterna (è l’animatrice della nota galleria La Loggia), e in Giuseppe, che è appassionato di archivistica. Terzogenito, classe 1953, quest’ultimo è la memoria storica della famiglia e la sua testimonianza sarà tra le più importanti al convegno di sabato sul suo illustre bisnonno. «Giovanni Gortani – racconta – fu in grande amicizia con Giosuè Carducci ospite di Arta nel 1885. Gli faceva compagnia durante le cure, giocavano a carte. Gli ha raccontato la leggenda delle fate del Monte Tenchia, ispirandogli la famosa poesia “Comune rustico”». Molti anni dopo, nel 1957, a Piano d’Arta venne inaugurata la stele con la scultura di Max Piccini dedicata all’autore delle “Odi barbare” e con incisi i versi della poesia. «Fu mio padre, allora sindaco, che volle il monumento e alla presentazione lui stesso recitò “Comune rustico”», ricorda Giuseppe Cescutti che di quella memorabile giornata (aveva 4 anni) conserva qualche piccolo flash. Sui rapporti tra il Vate nazionale e Gortani c’è anche un breve accenno sullo studio di Bruno Londero “Carducci e il Friuli” (Società Dante Alighieri – 1955). Riferendo di “amici ed estimatori che attorniano il poeta”, Londero scrive: «C’è il garibaldino Giovanni Gortani, di Avosacco, frazione di Arta Terme, che discorre col Carducci “del dialetto friulano e delle villotte raccolte” dal Gortani stesso». Al convegno si parlerà anche degli archivi storici di Arta, che in pratica si identificano con quello personale che Giovanni Gortani lasciò nel 1912, alla sua morte, nella casa di Avosacco. Subì manomissioni e perdite durante l’invasione di Caporetto, quando la famiglia sfollò a Biella, ma in seguito ci furono anche vari recuperi e riordini. Attualmente gran parte dei documenti (350 volumi di annotazioni), grazie all’intervento del nipote sindaco Pietro Cescutti, si trova all’Archivio di Stato di Udine e alla Biblioteca Joppi. «Sul valore di tale raccolta – ha scritto nel 1981 Ivonne Zenarola Pastore, allora responsabile dell’Archivio udinese – possiamo dire che, sia pur con le perdite subite, costituisce un ricco patrimonio per lo studio della storia della Carnia». A questa documentazione hanno attinto diversi studenti carnici per le loro tesi di laurea.