Banca di Cividale: Bilancio 2015 approvato, Tilatti non rieletto, le cifre dei crediti in sofferenza e della raccolta

dal sito della Vita Cattolica.

Grande partecipazione di soci all’assemblea della Banca Popolare di Cividale (si sono registrati fino a 2625 presenti in proprio e con delega) che sotto la presidenza di Graziano Tilatti hanno approvato il bilancio 2014 chiuso con un utile consolidato di 10,1 milioni di euro e tutti gli altri punti all’ordine del giorno, compreso quello più delicato della rideterminazione del prezzo delle azioni a 19,60 euro (da 24,5) per portarlo al valore reale di negoziazione. Dopo aver attentamente valutato le raccomandazioni rivolte all’intero sistema bancario della Banca Centrale Europea e della Banca d’Italia, il cda ha proposto all’assemblea che ha approvato di destinare integralmente l’utile di periodo al rafforzamento patrimoniale, consentendo in tal modo di mantenere condizioni di adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica. “Autonomia” è stata la parola più utilizzata in assemblea sia dai soci che dagli amministratori a dimostrazione dell’ampia volontà di matenere indipendente questo isituto di credito ed è stata di fatto respinta la proposta avanzata da una azionista di trasformazione della Popolare in spa per poi procedere alla sua vendita.  

L’assemblea era inoltre chiamata a nominare due amministratori per la scadenza del mandato dello stesso presidente Tilatti e della consigliere Anna Cracco di espressione del Creval. Il cda ha proposto ai soci la ricandidatura di Tilatti e la nomina di Maurizio Parisini in quota Creval, mentre il comitato soci-dipendenti ha presentato altri due nominativi, Mario Leonardi e Andrea Stedile. In assemblea, poi, si sono anche proposti per tale carica Pierluigi Comelli e Michele Picco. Dallo  spoglio dei voti sono risultati eletti Andrea Stedile e Mario Leonardi, rispettivamente con 1747 e 1504 voti, a seguire il presidente uscente Tilatti con 1303 voti, Parisini 411, Comelli 184 e Picco 12.

Nei prossimi giorni ci sarà la convocazione del Consiglio di amministrazione che avrà il compito di eleggere il nuovo presidente. Escluso dalla corsa, dunque, l’attuale presidente Tilatti che in un’intervista rilasciata a “la Vita Cattolica” e pubblicata sul numero ora in edicola, ha espresso la propria preoccupazione per l’eventualità di perdere l’unica banca del territorio sopravvissuta al fenomeno delle fagocitazioni degli anni ’90. Ora si vedrà, dunque, se il nuovo presidente la penserà allo stesso modo.

I dati del bilancio
Nel corso dell’assemblea di oggi il direttore generale Gianluca Benatti alla sua prima uscita assembleare ha illustrato i dati del bilancio.
Al 31 dicembre 2014 i crediti verso la clientela si attestano a 2.735 milioni di euro con un decremento del 12,2% rispetto a dicembre 2013; la flessione è coerente con la dinamica evidenziata a livello di sistema e risente della persistente debolezza della domanda, soprattutto per investimenti da parte delle imprese. Ciononostante, la Popolare ha assicurato nuove erogazioni di credito a supporto all’economia reale del territorio per circa 88 milioni di euro, destinati alle famiglie e, per oltre 102 milioni di euro, alle aziende.

La qualità del credito: i crediti in sofferenza, al netto delle rettifiche di valore, si attestano a 180,2 milioni di euro con un’incidenza sul portafoglio crediti del 6,6% e un livello di copertura pari al 56,0%. Va sottolineato che l’indice di copertura complessivo dei crediti deteriorati risulta pari al 43,7%, tra i più alti del sistema.

La raccolta diretta si attesta a 2.702 milioni di euro, pur risentendo della riduzione delle operazioni in pronti contro termine passivi con controparti istituzionali (CCG), al netto di tale componente l’aggregato evidenzia una crescita del 6%.

La raccolta indiretta risulta pari a 880 milioni di euro ed è praticamente stabile rispetto all’esercizio precedente. La componente riferita al “risparmio gestito”, che si rappresenta in 587 milioni di euro, è in aumento del 7,8%.

Le attività finanziarie assommano a 1.101 milioni di euro rappresentate per lo più da titoli di Stato italiani. La riserva da valutazione sui titoli Afs, iscritta fra le poste del patrimonio netto, è positiva per 11,5 milioni di euro, rispetto ai 5,3 milioni di fine 2013.

Liquidità. In ulteriore miglioramento anche il profilo di liquidità dell’istituto, con riserve nette di liquidità a tre mesi pari a 365 milioni di euro ed un rapporto di Liquidity Coverage Ratio pari al 306%.

Al 31 dicembre 2014 il patrimonio netto del Gruppo registra una consistenza di 276,2 milioni di euro. Gli oneri operativi pari a 67,3 milioni di euro evidenziano un calo rispetto al periodo precedente dell’1,6%.
Il risultato dell’operatività corrente al lordo delle imposte si attesta a 22,6 milioni di euro (era negativo per 43,4 milioni nel 2013), mentre gli oneri fiscali del periodo sono pari a 12,5 milioni di euro.

L’utile dell’esercizio è pari quindi a di 10,1 milioni di euro (era negativo per 35,8 milioni nel 2013).

Nel commentare tali risultanze contabili il presidente Tilatti ha espresso soddisfazione per l’immediato ritorno alla redditività tradizionale della banca dopo la parentesi dell’esercizio 2013, mentre ha ringraziato l’intera struttura operativa per aver saputo affrontare le difficoltà congiunturali con determinazione e impegno. In particolare, Tilatti si è soffermato sulla crescente fiducia di cui gode la Popolare di Cividale nelle aree in cui opera evidenziata soprattutto da due fattori fondamentali: il numero dei corrrentisti della banca è aumentato nel corso del 2014 del 2,6%, mentre quello dei soci/azionisti è accresciuto ben del 11,9% portandosi a quota 15.000. “Sono incrementi di tutto rispetto che denotano quanto spazio di crescita ci sia ancora per una banca che, unica in Friuli-VG, ha difeso l’autonomia e il modello di credito popolare in questo territorio”. “La Popolare di Cividale ha saputo reggere e ulteriormente crescere anche in questo periodo pur dovendo adottare gli opportuni accorgimenti patrimoniali per rispettare i coefficienti richiesti dalla Vigilanza”, chiosa Tilatti.

Aggiornamento del 27/04/2015

“Ora comandano i dipendenti”.

Eletti in cda i due nomi proposti dal Comitato soci-dipendenti, il presidente è out
Ora per la poltrona più importante la corsa è tra Stedile, Del Piero e Guglielmo Pelizzo.
di Domenico Pecile.
Non è né un semplice avvicendamento, nè un fisiologico e generazionale cambio della guardia. E non è neppure un capriccioso coup de théâtre. Quello che è accaduto ieri all’assemblea della Banca popolare di Cividale (si sono registrati fino a 2mila 625 presenti in proprio o con delega) è un vero terremoto, uno tsunami che fino alla vigilia sembrava impossibile potesse verificarsi. L’assemblea ha di fatto “cacciato” dal cda il presidente uscente, Graziano Tilatti e la consigliera Anna Cracco, indicata dal Creval (Credito Valtellinese), entrambi in scadenza di mandato. Al loro posto, entrano in consiglio di amministrazione Andrea Stedile (già sindaco, amministratore e poi presidente della Banca di Cividale spa, la controllata della Popolare) e Mario Leonardi (ex direttore generale prima della spa e negli ultimi 18 mesi della Popolare). Tilatti e la Cracco erano stati proposti dallo stesso Cda, mentre i due neo-eletti dal Comitato soci-dipendenti. Dallo spoglio dei voti Stedile e Leonardi hanno ottenuto rispettivamente 1747 e 1504 voti, a seguire Tilatti con 1303, Parisini con 411, Comelli con 184 e Picco con 12. Uno schiaffo, quello subito dal cda uscente, che lascerà un segno profondo sia in vista della futura riorganizzazione degli equilibri interni che sono stati raggiunti senza grandi intoppi dopo il trauma dell’uscita di scena del’ex presidente, Lorenzo Pelizzo, sia, più in generale, su alcune, future scelte strategiche dell’istituto di credito. Il cda – composto adesso dai vicepresidenti Carlo Devetak, Adriano Luci e dai consiglieri Francesca Bozzi, Michela Del Piero, Massimo Fuccaro, Renzo Marinig, Guglielmo Pelizzo cui si sono aggiunti Stedile e Leonardi – dovrebbe riunirsi al massimo entro un paio di giorni per arrivare in tempi molto stretti alla nomina del nuovo presidente cercando una soluzione quanto più possibile condivisa. Nel cda uscente Tilatti fino a ieri aveva potuto contare sull’appoggio di Luci, Devetag, Pelizzo (espressione del cda e dei dipendenti) e Bozzi, mentre la Del Piero, la Fuccaro e Marinig (che poi però si era schierato con Tilatti) erano espressione dei dipendenti. Ora, sempre in linea teorica, la Del Piero potrebbe contare anche sull’appoggio dei due nuovi consiglieri. Calcoli teorici, ma di cui il cda terrà necessariamente conto nella scelta del candidato presidente. In mischia, oltre alla stessa Del Piero («non c’è nulla da dire; l’esito del voto di oggi si commenta da solo», è stato il suo commento) potrebbe irrompere anche Guglielmo Pelizzo, ma non esclude neppure l’ipotesi-Stedile . Ipotesi. Rumors. Come quelli che serpeggiavano ieri a margine dell’assemblea secondo cui nel caso il cda – come è accaduto – fosse uscito sonoramente sconfitto avrebbe porobabilmente, per ragioni di opportunità, rassegnato le dimissioni in blocco. E nelle pieghe dell’avvio del toto-presidente che mai come ora, dopo diversi lustri di pax interna, si annuncia così difficile, il cda è chiamato anche a rimediare a uno spiacevole incidente di percorso. Il candidato del Creval, Maurizio Parisini, non è stato infatti eletto, nel mentre il patto parasociale tra la Popolare di Cividale e il Credito Valtellinese – che detiene l’1 per cento del capitale sociale – prevede la presenza di un rappresentante del Creval nel cda. E mentre ieri sera i rappresentanti dei soci dipendenti brindavano alla doppia vittoria, in difesa del presidente uscente irrompeva nientemeno che il notaio Pierluigi Comelli, lo storico e acerrimo nemico dell’ex presidente Pelizzo. «La Banca di Cividale – è stato il suo commento – è diventata come la Popolare di Milano dove comandano i dipendenti. Questo significa la fine della banca». Tutto questo per Comelli «è accaduto grazie a Pelizzo e ai suoi scherani. L’esito del voto è la dimostrazione che vogliono governare i dipendenti. Il cda farebbe bene a dimettersi, ma di fatto è già esautorato». Ma se per Comelli ieri «è successa la cosa peggiore che poteva accadere alla banca», sul fronte dei dipendenti si invita alla massima cautela. Il presidente del loro Comitato, Massimo Bolzicco, si affida a una premessa soft da calumet della pace. «Tilatti – ha argomentato – non è stato un cattivo presidente, ma un uomo di transizione tra un periodo che si chiudeva e una nuova fase che si stava aprendo: Sì, un buon presidente che ha saputo riannodare i rapporti con il mondo dell’artigianato e della piccola impresa». Bolzicco aggiunge che «quando abbiamo costruito la lista, l’obiettivo era soltanto quello di competare con nomi di prestigio in previsione della prossima visita ispettiva della Banca d’Italia. Non entreremo nel merito del dibattito sul nuovo presidente».