Carnia: addio alla mamma di Eluana «Il dolore l’ha consumata»

di Anna Buttazzoni.
Se n’è andata, in silenzio. Come in silenzio aveva attraversato gli ultimi 23 anni di «non vita», lei come sua figlia Eluana. Saturna Englaro – Sati, per suo marito Beppino – è morta ieri. Aveva 78 anni. Saturna era originaria di Urbino e con Beppino aveva creato la sua famiglia a Lecco, dove lavorava nel laboratorio di un’industria chimica, impegno che lasciò nel 1970 quando nacque Eluana. Negli anni della battaglia che Englaro ha portato avanti per «liberare» sua figlia, Sati non si è mai vista accanto al marito in un’occasione pubblica, entrando e uscendo da ospedali o tribunali. Nè Beppino gradiva parlare di lei, della loro sofferenza, nemmeno davanti agli attacchi altrui. Saturna era malata e suo marito ha incassato senza mai consentire a nessuno di portarla al centro del ring. «Sati aveva gli occhi della figlia – dice Engalaro travolto dall’emozione – e il giorno dell’incidente di Eluana, la luce nei suoi occhi si è spenta». Eluana rimase in stato vegetativo in seguito a un incidente in auto, nel 1992. Saturna si ammalò un anno dopo, colpita da un tumore, che la costrinse a diversi interventi chirurgici. Da allora la sua divenne una «non vita», come riferito nel 2011 da Beppino in un’intervista di Tommaso Cerno per L’Espresso. «La cosa più importante per me è il rispetto della “non vita” di mia moglie. L’incidente di Eluana – disse Beppino nell’intervista – ha distrutto anche Sati. Non solo il cancro che l’ha colpita, ma i giorni interminabili passati accanto a sua figlia immobile a sussurrare cose che lei non poteva sentire. Quando cominciammo la battaglia per liberare Eluana, Sati temeva che io mi distruggessi. Invece andò al contrario. Io mi sarei distrutto non facendolo, e mia moglie già dopo un anno si ammalò. Credo si sarebbe opposta addirittura al suo primo intervento, nel 1993, se non l’avesse spinta proprio l’obbligo di sopravvivere, per togliere Eluana dalla violenza inaudita alla quale era andata incontro, nel non potersi sottrarre alle terapie. Poi è peggiorata, sempre di più, ha subito altri interventi. Finché la malattia, e il dolore, l’hanno trasformata in una statua». Beppino ha portato avanti la sua battaglia per Eluana, morta a Udine il 9 febbraio del 2009, anche per sua moglie. Il libro di Englaro “Eluana, la libertà e la vita”, è dedicato a Saturna, o meglio, «a Sati, unica, vera, grandissima espressione d’amore per Eluana». Il rapporto tra madre e figlia è scolpito anche nei racconti delle amiche del cuore di Eluana, come Laura, che invidiava quel feeling, quel legame straordinario. Si è consumata come una candela, Saturna. E quando Eluana è morta, lei non poteva nemmeno avere consapevolezza che quella figlia adorata non ci fosse più. Il diritto di piangerla era già stato compiuto. Il 9 febbraio 2009 Saturna e la sua «non vita» erano intrecciate, sovrapposte, senza possibilità di ritorno. Nel silenzio.