Carnia: il comune di Tolmezzo riveda le regole sulla TARI

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di Tita De Stalis Ravascletto.

ho letto sulle pagine del Messaggero Veneto riservate alla cronaca di Tolmezzo, che l’amministrazione del capoluogo carnico è intenzionata a rivedere le regole sulla raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Mi sono addentrato nel contenuto dell’articolo e ho, purtroppo, dovuto prendere atto che la revisione delle tariffe riguarderà soltanto gli esercizi commerciali, che prossimamente pagheranno solo per i rifiuti realmente prodotti. L’Ascom plaude all’orientamento dell’amministrazione tolmezzina e si augura che altri comuni della Carnia facciano altrettanto. Bene, io dico, è giusto così e non a calcoli cervellottici. Ma, visto che ci siamo, non sarebbe opportuno rivedere tutti i concetti o le regole relative a quella tassazione? Se una persona possiede, per averlo ereditato, un attico che però non utilizza in quanto non ne ha necessità, ne può affittarlo, che so, perchè non gode di certi servizi ritenuti indispensabili, o meglio ancora perchè non c’è richiesta, deve pagare la Tari in base ai metri quadri dell’appartamento o del locale a disposizione, e poco importa se non c’è nessuno che li produce, in quanto chiusi dall’1 gennaio al 31 dicembre. Che sia il caso di importunare la Suprema corte, che poi risponderà con tutta la calma possibile e immaginabile, per verificare se per un servizio non richiesto e non reso, sia costituzionalmente lecito richiedere il pagamento? La tassazione, si badi bene, avviene sulla base dei metri quadri interessati, come se i metri quadri producessero rifiutii. Se qualcuno vuole essere esentato, deve prendere ciò che è contenuto nel fabbricato in questione (mobili e cianfrusaglie varie) e darlo alle fiamme. Mi pare abbastanza evidente che siamo all’assurdo dell’assurdo e che, purtroppo, siamo in Italia, una nazione che si rifiuta di fare le cose con la testa, preferendo continuare a farle con i piedi. “Ma à da venì baffone” !