Carnia: CoopCa chiudono i punti vendita di Tolmezzo, per inseguire gli altri ha imboccato la via del declino

di Domenico Pecile.
Lo tsunami che ha travolto CoopCa – la cooperativa carnica finita in concordato e su cui indaga la procura di Udine – costringendola a un concordato che si è tradotto in uno schiaffo violento per i 650 dipendenti, per i circa 3 mila soci prestatori e per gli altri “azionisti” ha incrociato inevitabilmente il boom prima e l’espansione poi dei centri commerciali nella nostra regione. Ad ammetterlo, in questi lunghissimi mesi di attese, speranze e infine di cocenti delusioni, sono stati a più riprese gli stessi vertici della cooperativa, per bocca dei rappresentanti del consiglio di amministrazione. CoopCa – siamo agli inizi degli anni 70 – era una rete distributiva fatta di piccoli negozi disseminati in tutta la Carnia. Nel 1956, vale a dire nel cinquantesimo anniversario di quella che originariamente si chiamava “Società anonima cooperativa di consumo carnico” oggi CopCa, c’erano 6 mila soci e 60 spacci sparsi in tutta la Carnia. E ognuno di quei negozietti aveva un’anima che racchiudeva il sogno di una mutualità che in Carnia significava servizi, lavoro, solidarietà, etica. E anche e soprattutto sviluppo. La cooperativa di quei paesi era anche un simbolo di fraternità ma anche di quella comunanza che colmava le distanze tra persone antropologicamente chiuse. Ma quando la grande distribuzione irrompe sul mercato, i vertici della CoopCa si sentono accerchiati. Temono che la concorrenza possa stritolare una realtà che, bene e o male, non conosceva la grande concorrenza. E così CoopCa ritenne fosse venuto il momento di pensare in grande, di dare l’addio ai piccoli negozi, di accettare la sfida della grande distribuzione e di pianificare l’espansione in tutto il Friuli e anche in Veneto. Questa è stata anche la genesi della sciagurata idea di costruire il magazzino di Amaro che si è trasformato in un boomerang economico che ha devastato l’equilibrio finanziario della cooperativa carnica. Intanto, proprio oggi – come ha informato il liquidatore giudiziale, Paola Cella – sarà scritto un altro capitolo di questa triste storia. Scade infatti l’avviso di raccolta di manifestazioni di interesse per l’acquisto dei negozi rimasti invenduti, di cui 4 in Friuli: Sacile, Gemona, Codroipo e Tarvisio. Le offerte dovranno pervenire entro le 15. Finora il bilancio delle vendite è stato positivo, anche perché si sono materializzate offerte inaspettate. Tuttavia, i conti continuano a leggere un responso durissimo per i creditori chirografi. E non a caso l’esercito dei tre mila soci prestatori che ha perso 26,5 milioni di euro nel dissesto di CoopCa adesso si aggrappa all’atto di liberalità annunciato da Coop 3.0, che ha assicurato di rimborsare loro il 50 per cento dei depositi congelati.