Carnia: Coopca scatta il contratto di solidarietà per 650 lavoratori

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di Antonio Simeoli.
In arrivo il contratto di solidarietà per i 650 dipendenti della Coopca di Amaro, cooperativa carnica leader nel campo della grande distribuzione non solo in Carnia e in alto Friuli, ma nella restante parte della regione e anche in Veneto. Il provvedimento che la cooperativa ha chiesto alle organizzazioni sindacali viene presentato in questi giorni dai rappresentanti ai vari lavoratori sparsi in due regioni, tra i 40 punti vendita diretti e un’ottantina di affiliati. Ma sulla decisione dell’azienda c’è una sostanziale condivisioni proprio dei sindacati perchè l’intento è superare la buriana del calo dei consumi, riassestarsi e ripartire con un solido piano industriale capace entro il 2017 di far tornare il bilancio dell’azienda con il colore verde anzichè il rosso degli ultimi anni. Parlano i vertici Lavorare di meno, ma lavorare tutti: questo dunque lo scopo del provvedimento, spiegato direttamente dai vertici della Coopca, che fa parte della galassia delle cooperative, il presidente Ermano Coolinassi e il direttore Mauro Veritti. I lavoratori che opereranno di meno nel corso delle settimane saranno scelti a seconda dei reparti di appartenzenza. Individuato il numero degli esuberi in ciascun reparto o supermercato, sarà ridistributo il numero delle ore tra i dipendenti, uffici compresi. Con un particolare non da poco: grazie al contributo dello Stato se a un lavoratore sarà chiesto di lavorare ventotto ore anzichè trentotto, in realtà in busta paga le ore pagate saranno 35 a fronte di un impegno in azienda molto inferiore. Non una buona notizie per i 650 dipendenti, insomma, il contratto di solidarietà, ma dalle conseguenze attutite per quanto riguarda la busta paga mensile. «Intendiamo chiedere l’ammortizzatore sociale per 12 mesi, poi alla fine di questo periodo analizzeremo i conti e se la crisi dei consumi si attenuerà ripartiremo a oraio pieno – spiegano i vertici di Coopca». Il perchè della crisi Interessante però analizzare nel dettaglio le motivazioni della decisione. Non bastano le parole “calo di consumi”. Bisogna andare oltre. Perchè, è vero, dal 2007 al 2013 i consumi della gente per i generi alimentari anche Friuli sono calati del 12 per cento. Un salasso. Ma a questo si deve aggiungere un’altra motivazione. «Gli spazi commerciali in Friuli sono sovradimensionati ai consumi – spiega il presidente Collinassi – insomma, abitanti del Fvg alla mano, e aggiungendo un numero di austriaci, sloveni e croati, turisti o anche veneti che “fisiologicamente” è normale (o meglio auspicabile) che vengano a fare acquisti da noi, la nostra offerta commerciale è di 5 volte superiore alla richiesta». Troppa offerta Eccola, la seconda, e se vogliamo più importante, ragione della crisi. Perchè, se è vero che entro un paio d’anni i consumi ripartiranno, questo squilibrio tra offerta e domanda ci sarà sempre. Ed è proprio per questo che il management di Coopca nel 2010, ma su un progetto partito nel 2003 e concretizzatosi solo 7 anni più tardi per le solite lungaggini burocratiche, ha deciso di investire venti milioni di euro realizzando il centro di distribuzione di Amaro, un gioiellino di automazione che Coopca ha costruito in Carnia proprio per ribadire la valenza sociale dell’impresa per l’alto Friuli. Molti dei piccoli negozi di montagna, infatti, restano in piedi proprio grazie alla Coopca. Un ruolo che l’azienda ribadisce, anche con i numeri. «Abbiamo 13 mila soci, molti dei quali in alto Friuli, che ci hanno affidato 30 milioni di euro di prestito sociale e che continuano a dimostrarci la loro fiducia. Nel 2013 – spiega il direttore Veritti – abbiamo chiuso con un fatturato di 145 milioni e ora abbiamo elaborato un piano industriale che ci consenta in tre anni di togliere il colore rosso al bilancio e ripartire con la politica di espansione e crescita dell’impresa, (visto il sovraffollamento in regione in Veneto e oltre ndr) che è una polizza per il suo futuro». E il contratto di solidarietà – ribadisce il management – è solo il primo passo di questa riorganizzazione».Insomma, per Coopca il contratto di solidarietà non sarà l’anticamera ai tagli occupazionali, ma un necessario passaggio prima della ripresa dell’azienda. È ovviamente quello che si augurano sindacati e soprattutto lavoratori. Ma anche la Carnia, la casa di questa storica impresa. Perchè la Coopca è degli ultimi esempi nella grande storia delle coooperative in alto friuli. Un baluardo che la montagna friulana non può perdere.

Una risposta a “Carnia: Coopca scatta il contratto di solidarietà per 650 lavoratori”

  1. buon giorno se è possibile vorrei sapere se ce il rischio per i soci che hanno stipulato un prestito alla coopca grazie

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