Carnia: «Io cosacco di Boston scopro d’essere nato a Cercivento»

di Gino Grillo.

La ricerca delle proprie radici, delle proprie origini caratterizza in particolare quanti sono costretti esuli a vivere lontano dai luoghi dei loro padri. È capitato così, a maggior ragione, a un personaggio che, oltre a dover cambiare più volte il luogo di residenza, si è visto cambiare nome e cognome più volte. Caparbio, ricordandosi dei racconti della mamma, ha ricercato le sue origini ed è così che un cosacco–americano si è scoperto “cirubit”. Enver Douglass, alias Ladislao Dinaew, 68 anni, pensionato, ex ingegnere aerospaziale responsabile tecnico per una compagnia produttrice di motori per una grande compagnia di aeromobili che ha sede vicino a Boston negli Stati Uniti d’America, ha deciso di scoprire il luogo della sua nascita. «Lo scorso 27 agosto – ricorda Douglass – arrivai a Cercivento insieme a mia moglie Carol, mia figlia Kaitlin con il suo fidanzato Michael, per un soggiorno alla “Libreria con Cucina e B&B In Plait” gestita dalla famiglia De Stales». Un arrivo dovuto alla volontà di svelare il mistero della sua nascita e del luogo dove vide la luce. Alla fine della Seconda Guerra mondiale, la famiglia Dinaew faceva parte del gruppo di cosacchi che stava scappando sia dai nazisti sia dai bolscevichi: la meta finale è stata la Carnia, tra il 1944 e il 1945. «Mia madre – ricorda ancora Douglass – mi aveva sempre raccontato della mia nascita, avvenuta secondo lei a Cercivento». Ricorda che, in prima istanza, gli fu dato il nome di Ladislao Dinaew, «ma non vi era alcuna documentazione per accertarlo». A complicare ulteriormente la situazione fu il fatto che nel 1948 l’Amministrazione delle Nazioni unite per i rifugiati (Unra) decise di trasferire questa famiglia, che fu in verità fra le più fortunate, in Turchia dove venne cambiato il cognome da Dinaew in Dolaoglu. Una necessità per renderlo più simile a un nome turco. Contemporaneamente cambiò anche il nome: Ladislao divenne Enver. «I cambiamenti non si fermarono qui: nel 1963 la mia famiglia ebbe occasione di emigrare negli Stati Uniti d’America dove il cognome mutò un’altra volta in Douglass, che è il cognome usato correntemente». Con tutti questi cambiamenti e movimenti attraverso tre paesi senza certificato di nascita, la missione per cercare di scoprire la verità sulle sue origini sembrava veramente impossibile. Ma Enver Douglass si era posto l’obiettivo di dover almeno provarci. Attraversato l’oceano, la famiglia Douglass si è recata subito in Carnia, nella Val Secca, a Cercivento, prenotando un soggiorno al B&B della famiglia De Stales. «Quando giungemmo a Cercivento, raccontammo la nostra storia alla famiglia De Stales, la quale cominciò a interessarsi alla ricerca e decise di aiutarci». Villiam De Stales telefonò subito a diverse persone del paese in cerca di indizi; il figlio Matteo andò al municipio a controllare le nascite registrate. Sfortunatamente non fu trovata nessuna registrazione della nascita negli archivi comunali. Matteo, lungi dallo scoraggiarsi, accompagnò l’ospite americano all’Arcidiocesi dove, grazie al supporto di don Santo e dell’archivista della chiesa Loretta Romanin, si iniziarono le ricerche controllando i registri ecclesiastici riguardanti l’anno 1945. «Miracolosamente emerse un documento-lettera sottoscritto dall’allora sacerdote di Cercivento, don Ezio Sandri, che attestava la nascita di un certo Ladislao Dinaew-Dolaoglu il 1º gennaio 1945 e il suo successivo battesimo tenutosi qualche giorno dopo nella chiesa del paese». Così, Enver Douglass, alias Ladislao Dinaew, poteva mettere fine alla sua ricerca: «Fui tanto sorpreso e felice di questa scoperta che non riuscii a controllare la mia gioia. Se non ci fosse stato lo splendido aiuto fornito dalla famiglia De Stales, da don Santo e dalla signora Loretta Romanin, le informazioni riguardanti il mio luogo di nascita sarebbero rimaste, per me, un mistero per sempre: sono loro estremamente grato». «Adesso che le mie origini sono state provate, sarò onorato se i cittadini del paese di Cercivento mi concederanno l’onore di potermi considerare un “cirubit” come loro».

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