Carnia: l’allarme dei sindacati “Se fallisce Coopca, 650 lavoratori senza cassa integrazione”

«Il percorso concorsuale, oggi come ieri, rappresenta per Coopca la soluzione che auspichiamo. In caso di fallimento, infatti, la conseguenza immediata sarebbe la messa in mobilità dei 650 dipendenti, senza alcuna prospettiva di ammortizzatori di tipo conservativo». Questo il messaggio che le segreterie confederali e di categoria di Cgil, Cisl e Uil lanciano alla vigilia della decisione del tribunale di Udine sull’ammissione dell’azienda al concordato preventivo, attesa per domani 16 aprile 2015.

L’avvio del percorso concorsuale, secondo i sindacati, non aprirebbe soltanto la prospettiva di un anno di cassa integrazione straordinaria per tutti i dipendenti, ma rappresenta anche l’unico strumento per evitare un aggravarsi della situazione finanziaria e commerciale della cooperativa carnica, che risulterebbe invece ulteriormente compromessa in caso di fallimento. A ribadirlo, nel corso di una conferenza stampa convocata questa mattina a Udine nel palazzo della Regione, i segretari regionali di categoria Susanna Pellegrini (Filcams-Cgil), Paolo Duriavig (Fisascat-Cisl) e Andrea Sappa (Uiltucs-Uil), assieme ai segretari generali della Cgil Udine Alessandro Forabosco e della Cisl Alto Friuli Franco Colautti.
Consapevoli che il ricorso al concordato passa inevitabilmente per una soluzione spezzatino, i sindacati continuano a sollecitare l’apertura di un tavolo regionale, con la partecipazione di tutte le realtà e di tutte le centrali cooperative coinvolte, nessuna esclusa, nella ricerca del massimo risultato possibile in termini di salvaguardia dell’occupazione, degli asset, dell’avviamento commerciale di Coopca e del suo ruolo economico e sociale: «Perché il fallimento della cooperativa – secondo Forabosco e Colautti – sarebbe una sconfitta per un territorio già duramente colpito dalla crisi e dello spopolamento, oltre segnare la fine di un modello sociale nato più di un secolo fa come risposta ai problemi della montagna».

Pur ribadendo con fermezza le pesante responsabilità del management di Coopca, i sindacati ritendono indispensabile anche la revisione su un modello distributivo basato sulla crescita incontrollata della rete, che rappresenta per Cgil, Cisl e Uil una delle cause non solo del dissesto di Coopca, ma anche delle tante crisi che colpiscono il terziario in Friuli-V.G. come altrove. Da qui l’appello alla Regione e ai Comuni a un’inversione di tendenza, nella ricerca di una regia pubblica delle politiche distributive e commerciali, oggi esposta a una deregulation piena di rischi per l’occupazione e il territorio.