Carnia: montagna in crisi, lo spopolamento è una sciagura regionale

di Alfio Anziutti Forni di Sopra.

Lodevole iniziativa quella del Messaggero Veneto che fotografa il lento, costante, inarrestabile declino della montagna friulana. Mi soffermo sulla Carnia dove vivo, “la Madre del Friuli”. Scrigno di luoghi, come ben sa chi li frequenta, ancora puri, necessari a tutta regione, ricchi di acque spumeggianti, che nascono e assieme alla loro gente qui vogliono vivere e amministrarsi. Terra di storia, di preziose diversità animali e vegetali, di monumentali vallate, le Dolomiti Friulane che l’Unesco ha elevato a Patrimonio dell’Umanità. Paesi ricchi di originali parlate, di gelosi campanili e medievali municipi che una regione ignorante di cultura montanara vuol trascinare a valle, portarli all’ammasso a Tolmezzo: non riuscirete, cari politici, a cancellare l’antico soffio delle nostre storie, tanto meno a far diventare pianura la montagna. “Non fermerete il vento”. La natura di queste “terre alte” e di chi le abita è un mondo diverso, va compreso con umiltà e ascolto, aiutato a migliorare, applicando i differenziali su costi sociali e imposte: perché “non ci possono essere tasse uguali fra diseguali”, la legge “non” deve essere uguale per tutti: in particolare per chi abita a 50 chilometri dagli uffici e dagli ospedali, per chi tiene acceso il riscaldamento 6 mesi all’anno, per chi è senza internet veloce, per chi deve subire una alluvione di scartoffie sul nulla. In montagna deve vivere gente che abbia cura e rispetto dell’ambiente, che opera sul territorio, che “in primis” produce beni agro-zootecnici di qualità, che lavora una terra che conosce e ne sana le ferite: guardie, controlli, norme e scrivanie lasciamoli pure alla pianura. Lo spopolamento della montagna è una sciagura regionale (nazionale!) mai concretamente affrontata, nonostante l’art. 44 della Costituzione voluto dal carnico Gortani reciti: “La legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane”. Sono decenni che vengono drenati montanari e acque e poteri e soldi verso la pianura, sono altrettanti decenni che le parole in Regione non cambiano, sempre inutili e banali. Nei convegni pubblici i frettolosi politici regionali, indistinti, si presentano con le solite giaculatorie: “dobbiamo fare, bisogna attivare, è necessario impegnarsi, occorre fare…” Ma “sacrabolt”, fate! Ascoltate, informatevi con i montanari su proposte e necessità, e solo dopo aver capito, come diceva Einaudi, deliberate, perché siamo stufi di leggi e norme inventate a tavolino (turismo, strade, acque, Uti) che ci arrivano “dal basso”. A questo punto o si cambia spartito, atteggiamento e solfa, praticando la politica della dignità e del rispetto dei cittadini, oppure per manifesta incapacità dell’“ente inutile regionale” si convochino gli “Stati Generali della Montagna” così da cominciare finalmente a capire, partendo dalla cultura, come-dove-quando.