Carnia: Ravascletto un paese in declino

Sergio De Infanti Albergatore Guida Alpina M. sc.

Mi chiamo Sergio De Infanti, sono nato a Ravascletto nel 1944. Nella vita ho fatto il maestro di sci dal 1963, unico allora in Carnia, e subito dopo sono diventato Guida Alpina. Sono proprietario di un piccolo Albergo di nome Pace Alpina e del Campeggio denominato Zoncolan; ambedue, con una commissione arrivata da Roma, hanno il vanto di fregiarsi del Marchio Europeo “Ecolabel”, unico in regione per l’attività condivisa con un Rifugio Alpino: il Flaban Pacherini a Forni di Sopra e un Agriturismo sul Carso. Ho vissuto in gioventù da diverse parti fra cui, in vari periodi, due anni in Oriente. Il mio legame con il territorio e sempre stato forte, non c’è un buco della nostra Carnia che non conosca. Fra le mie passioni grandi, oltre la natura, è stata la lettura e mi viene in mente la Guida della Carnia e del Tarvisiano edita nel 1898 a Udine dello scienziato Marinelli. In questi ultimi vent’anni ne hanno fatte parecchie di ristampe ed è quindi facile a trovarsi anche oggi. Il nostro paese assieme a Treppo Carnico e Forni di Sopra ne esce alla grande e non nascondo l’emozione quando rileggo quelle bellissime righe, che mi fanno tornare all’infanzia, dove ancora tutto era perfetto in un paese al limite per l’altezza delle coltivazioni agricole. Nel 1951 al censimento il comune aveva oltre 1800 abitanti, preferisco non pronunciarmi su quanti siamo adesso, tolte le residenze di comodo di chi non si è mai cancellato dalle liste elettorali o di chi di fatto è in ricovero, siamo rimasti quattro gatti di elevata età media. Come è potuto succedere che, nonostante gli svariati milioni di euro investiti dalla Regione, il paese sia andato indietro in tutto? Il bosco avanza da tutte le parti, gli abitanti trovano più comodo usare il gasolio o il gas da poco arrivato per scaldare la casa, anche perché il feroce spezzettamento dei terreni e l’alto costo dei passaggi di proprietà per riunire le particelle ridotte alle dimensioni di un orto, scoraggia amaramente chi avrebbe intenzione di unire le proprietà tramite permute o con denaro. Certamente se i nostri vecchi potessero uscire dalle tombe darebbero a ognuno di noi un sacco si legnate, con la fatica enorme che avevano fatto a terrazzare i prati meglio esposti per renderli coltivabili proprio come in Nepal o in Perù. Ma lasciamo perdere i tempi passati e vediamo cosa sarebbe ancora possibile per attirare ancora abitanti in quel che era uno dei paradisi delle Alpi. Considerato che senza agricoltura il villaggio non può essere vivo. Do un plauso al Comune che ha realizzato la bella stalla in Valcalda dimenticando che quando le mucche venivano trasferite da quella parte il fieno con poco sole e molta umidità faceva calare della metà la produzione del latte, pazienza di questo fatto, ma il non avere previsto la trasformazione del prodotto per venderlo ai turisti è delittuoso con un erba che non nutre e il prezzo del latte pagato 23 centesimi al litro quel giorno che uno apre la stalla è già fallito. La mia opinione è che i comuni debbano dotarsi di un piano agricolo e incentivare chi mantiene l’agricoltura. Le risorse del bosco un tempo evitavano di pagare l’acqua, i libri di scuola e tanti lavori fatti in economia che permettevano di avere la bellezza descritta da Marinelli; oggi che paghiamo tutto come in città non vedo perché si utilizzi quel denaro per salvare il salvabile. Sono certo che ho pagato una tassa comunale per il depuratore per molti anni. Vi invito a fare un giro dove confluiscono le due fogne principali del paese. Per me è una vergogna ciò che mandiamo in giù nel fiume. Questo, come diceva il mio vecchio maestro, è lavorare contro se stessi e non può portare fortuna.

3 Risposte a “Carnia: Ravascletto un paese in declino”

  1. da commentare non c’è niente purtroppo è tutto vero..auf widershen

  2. Sembra impossibile che a Ravascletto non si capisca che l’agricoltura e una intelligente gestione delle risorse naturali è cosa che fa vivere, apprezzare ed amare, sia ai nativi che agli ospiti, un territorio che naturalmente possiede queste ricchezze della natura che, se coltivate e non distrutte, sono perenni. E non si capisce neppure perché non via alcuna attenzione, nessun impegno, nessuna iniziativa per creare un ambiente, una atmosfera, un contesto urbanistico che possa essere piacevole, di svago e rilassamento per gli ospiti.
    In inverno chi ha la casa non viene, chi sta negli alberghi (quei pochi che sono attivi) vi rimane chiuso dentro perché non si vede mai nessuno in giro (è ovvio perché non c’è dove andare o cosa fare). Si, ci sono delle piste ben tenute, una ottima scuola di sci, ma è un turismo scia e fuggi, arrivano in massa, il parcheggio è pieno, di vetture e di autobus, e quando chiudono gli impianti si svuota sia il parcheggio che il paese. Non sanno che a Ravascletto ci sono dei tramonti meravigliosi, ma forse non basta, mentre forse ai paesani basta che Ravascletto sia solo le piste dello Zoncolan e il ricordo del Giro d’Italia. Peccato, perché è un posto dove si potrebbe lasciare un pò di cuore, come in altri posti delle nostre belle montagne, ma forse questo non interessa nessuno.

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