Carnia: Riccardi, la sanità in montagna resti separata

di Davide Vicedomini.
«Ci troviamo di fronte a un Moloch che mette a soqquadro l’intero impianto organizzativo sanitario con il rischio di aumentare i costi e allontanare i servizi dai cittadini». Il capogruppo in Consiglio regionale di Forza Italia, Riccardo Riccardi, torna a tuonare contro la riforma sanitaria. E punta il dito in particolare contro il compromesso trovato in aula a ottobre e che sposta l’ambito del Medio Friuli dall’attuale Azienda che include Udine e Cividale a quella che comprende l’Alto Friuli e il Sandanielese. Per Riccardi l’azienda sanitaria che si va a definire rappresenta un “mostro burocratico” che porterà “alla fine dell’ospedale di San Daniele” e a distruggere “l’esperienza ventennale dei percorsi diagnostico terapeutici costruiti tra il nosocomio della collinare e Codroipo». «Altro che semplificazione – questo è il pensiero del capogruppo di Forza Italia – Abbiamo un’azienda sanitaria che dalle risorgive del Varmo va alle piste del Lussari, passando da Forni di Sopra a Gemona». «Chi ha fatto questa scelta contro natura e ha adottato questi criteri evidentemente non conosce bene la geografia del Friuli, né tantomeno la storia. Ora sarei proprio curioso di conoscere i reali costi che comporta questa operazione». Per Riccardi i parametri utilizzati nella suddivisione delle aziende sanitarie «non sta né in cielo né in terra». E il caso dell’azienda sanitaria che unisce il collinare e il Medio Friuli con la montagna è solo il primo. L’altro riguarda l’unione della Bassa friulana con l’isontino “che serve solamente – spiega – a pareggiare i conti, visto che l’isontino porta in dote ben 3 milioni di euro di debiti che vengono rimpinguati dall’utile della bassa friulana”. Ma il vero nodo è la nuova Aas. 3 “il Moloch”, come lo definisce Riccardi. L’articolato uscito dalla giunta e poi dalla commissione prevedeva inizialmente il Medio Friuli insieme a Udine e il collinare uniti alla montagna (Tolmezzo e Gemona). Ma con un blitz trasversale in consiglio regionale da parte dei “ribelli”, che ha fatto sobbalzare dalla sedia la stessa Serracchiani, è stato stravolto dirottando il Medio Friuli in montagna. Riccardi prepara, quindi, il contrattacco e, in vista dell’assestamento di bilancio, riproporrà l’emendamento già bocciato a ottobre, al quale è seguito il compromesso. «Chiederò di portare il collinare e il Medio Friuli nell’azienda sanitaria 4 – quella di Udine – per salvaguardare l’esperienza ventennale dei percorsi diagnostico terapeutici utili a consolidare il presidio ospedaliero di san Daniele e avendo alle spalle l’ospedale di Udine come hub per le acuzie complesse, lasciando la montagna a un’azienda unica». «Il pericolo che corriamo – conclude Riccardi – è quello di uno smembramento della sanità. Invece di dare risposte ai cittadini, complichiamo la vita agli utenti e agli operatori della salute, costretti a fare i turisti correndo dalle risorgive di Varmo al Lussari passando per Gemona».