Carnia: Robin Williams, Anna Galliena e “Being Human” recitato in Carnico

 

http://cdn.gowatchit.com/posters/original/movie_48646.jpg

di Elisabetta Ceron.

È un film del 1994, “Being Human”, e porta la firma di Bill Forsyth. Non è conosciutissimo, tra l’altro non compare neppure nella filmografia ufficiale dell’attore morto un paio di giorni fa. È la classica pellicola a capitoli, ce ne sono ben cinque. Il filo conduttore è Hector, il personaggio interpretato da Robin Williams. Nell’episodio ambientato in Scozia Hector intreccerà una storia d’amore con un personaggio interpretato dalla romana Anna Galliena. Ne scrisse persino il Corriere della sera, allora, che intervistò l’attrice: «Una love story non tra le più facili, visto che il copione prevede che i due parlino due lingue diverse: inglese lui, friulano lei. “Anzi, carnico – precisa la Galiena – E per me, che da sempre divido parole e sogni in inglese, francese e italiano, questo è stato un vero osso duro. Non facile trovare un insegnante di questa che è una vera e propria lingua. A venirmi in aiuto è stato un vecchio amico, Romano Martinis, fotografo friulano, che si è preso carico di una mia full immersion ladina». “Robin è straordinariamente simpatico», ricorda ancora la Galliena. «Anche fuori dal set continuava a farci ridere tutti ininterrottamente. Però, alla fine, volendo come ET raggiungere la tanto sospirata “casa”, non sono io a dire “home” ma lui a mormorare “chiasa”.Ha comprato un biglietto di sola andata per New York con lo scopo di provare ad entrare nella scuola di danza moderna più rinomata al mondo: Lidia Carew, friulana, era rimasta folgorata dall’esibizione dell’Alvin Ailey Dance Company al Teatro Arcimboldi di Milano. Una scommessa, ma vinta, e oggi lavora come modella e ballerina nella Big Apple a partire dal tour con la compagnia Organic Magnetics diretta da Maija Garcia (assistente coreografa di Fela on Broadway) fino alle esperienze con artisti come Me’Shell Ndegeocello, Jason Moran, Alicia Keys, Pharrell Williams, Kendrick Lamar e Hans Zimmer. Lidia ha cominciato a ballare nel bar di famiglia, a Palmanova, ricorda sua madre; ancora piccolissima si muoveva a ogni canzone suonata dal jukebox del locale, come reazione del tutto inconsapevole alla fonte sonora. Solo più tardi, a 7 anni, ha fatto il suo ingresso in una scuola di danza per sfogare le sue energie e concentrare i suoi pensieri verso qualcosa di positivo. «Ballare mi faceva stare bene, racconta, ero in grado di esprimere i miei sentimenti e le mie emozioni e di trasmettere a chiunque fosse presente cose che a parole non ero in grado di comunicare. E proprio nella sala di danza ho cominciato a notare la mia “diversità”: il mio muovermi in modo diverso, il fisico più definito, la capacità di saltare più in alto o il colore della mia pelle … tutte cose che su un palco mi distinguevano». – Dal suo trasferimento a Milano, a 17 anni, fino ad approdare a New York, quali sono state le tappe più significative? «La mia prima esperienza televisiva nello show Resto Umile di Checco Zalone e la partecipazione nel film Divergent uscito in Italia in aprile. Poi la messa in onda sul nazionale della première che mi vede protagonista del video musicale Cumbia Morada dei La Santa Ceicilia vincitori del Grammy Award». – Altri progetti recenti? «Il video musicale Summer di Calvin Harris o i lavori come modella per il reality TV show Skin Wars o per la linea di vestiti di Shamar Moore. Sono anche in un episodio di ‘Real Housewives of New York’!» – Insomma dell’Italia le rimane un bel ricordo… «Ci sono molte cose che mi mancano dell’Italia, oltre alla mia famiglia e alla possibilità di condividere tutte queste esperienze con loro, mi manca il cibo italiano anche se negli anni mi sono abituata alle tradizioni americane e ho modificato le mie preferenze». – Quindi negli Stati Uniti è a suo agio? «Ho nuove amicizie e ho conosciuto molte persone che nel tempo sono diventate fondamentali. La vita sociale qui funziona in modo totalmente diverso qui e quando torno in Italia cerco sempre di fare il pieno della Dolce Vita, aperitivi con i vecchi amici, gite in montagna e spiagge che rimangono nel cuore facilmente.” – I consigli più utili per la sua nuova vita? «Quelli di mia madre, lei mi ha insegnato a non dubitare mai di me stessa, a usare le mie paure come punti di forza, e la mia diversità come rara bellezza».

3 Risposte a “Carnia: Robin Williams, Anna Galliena e “Being Human” recitato in Carnico”

  1. Elisabetta Ceron sul MV on line non parla di Robin William nè di Anna Galliena, attrice che ho sempre ammirato. Chi ha fatto la ‘giunta’?

  2. aggiornamento del 18/08/2014

    di PAOLO MEDEOSSI

    Tutte le strade portano in Carnia. Sembra incredibile, ma spesso è così. Su questo mondo magico e misterioso ora ne sapremo di più grazie al film inchiesta di Dante Spinotti, di imminente uscita. Andrà ad alimentare un filone di storie e miti popolato da tanti personaggi, come Romano Martinis, fotografo di Ampezzo, classe 1941, che dal 1968 è un giramondo (con tanto Sudamerica) a caccia di immagini e curiosità, che poi lui racconta nelle notti limpide sotto i cieli della sua valle. Una riguarda il divertente e onirico incontro con Robin Williams, l’attore americano morto tragicamente martedì, il capitano di tanti nostri sogni che ha deciso adesso di non salpare più. A questa vicenda accennava un articolo, pubblicato venerdì sul Messaggero Veneto, in cui l’attrice romana Anna Galiena narrava di un film girato in Scozia con Robin nel 1993, dove lei parlava addirittura in carnico. Aneddoto che gli amici di Martinis conoscono a memoria e sul quale restano come testimonianza alcune foto e uno splendido autografo di Williams a Romano in cui gli dice: «Make fun, not war». La frase riprende lo slogan pacifista e si potrebbe tradurre più o meno con «divertiti, non fare la guerra». Fu certo uno strano incontro quello tra America, Scozia e Carnia e andò così… Si sa che la carriera di Robin comprende straordinari successi, ma anche clamorosi passi falsi. Uno fu quello architettato dal volonteroso regista Bill Forsyth che una ventina di anni fa mise in piedi una mega produzione per Le cinque vite di Hector (questo il titolo in italiano mentre in inglese era Being Human), in pratica cinque episodi sulla vana ricerca della felicità in un arco di 10 mila anni. Tutti ruoli interpretati da Williams come cavernicolo scozzese, schiavo romano, cavaliere medievale, nobiluomo portoghese del XVI secolo e manager americano di oggi. Film simpatico, ma strambo e poco robusto, che non valse i 20 milioni di dollari del costo avendo un cast stellare. La Warner Bros prestò lo ritirò dal mercato anche per non rovinare la carriera di Robin, ormai segnata in quel periodo da ruoli più comici. L’attrice italiana sulla cresta dell’onda era la Galiena, cui spettò la parte della donna che faceva innamorare lo scozzese in cerca di felicità. Doveva venire da altri mondi e Forsyth, per questo motivo, volle farla parlare in carnico anziché in inglese antico. Carnico perché Anna Galiena, conoscendo Martinis, frequentava la nostra montagna e aveva imparato a esprimersi in “cjargnel”. A quel punto anche il fotografo di Ampezzo venne arruolato nella troupe, come comparsa e consulente linguistico per tradurre alcune frasi (per le quali si fece aiutare da Giorgio Ferigo) e addirittura inventare lì per lì una filastrocca come canto magico quale ultimo addio a un giovane guerriero morto. Il testo era più o meno così: «Bec di ciuvite, gras di bilite, dint di lof, fuc di cros, cos di fen, giava velen, velen di crot, a miegia not». La nenia attirò l’attenzione di Robin, che sul set era incontrollabile. «Inventava e improvvisava di continuo – ricorda Martinis – per divertirsi e divertire la troupe. Secondo me, lo faceva per pura generosità, per migliorare il film e far stare bene la gente. Avevo in quei tempi il vezzo di dire: dura la vita dei guitti. Lui volle capire il significato, cosa in italiano si intende per guitto. E divenne il nostro saluto abituale. Così abbiamo raggiunto quel grado che un po’ accomuna tutti i guitti parlando di storie, di teatro… Anche le scene improvvisate, che mandavano in bestia regista e produttori, erano esercizi di recitazione e allenamento. Io nel film faccio la comparsa nei panni di un traghettatore primitivo che conduce lo scozzese al villaggio dove parlano carnico. Furono due settimane allegre, sotto una pioggia infinita. Fra Scozia e Carnia nessuna differenza. Ma poi il film non è stato quasi distribuito. Io l’ho visto per caso in Sudamerica». Nello zaino di Martinis, una sorta di moderno fotografo “cramar”, curioso e inquieto, ci sono mille altre storie, come in tempi recenti i 18 viaggi in Afghanistan: una vita da romanzo, poco conosciuta dalle nostre parti. Ed è un peccato. Va almeno citato un importante appuntamento nel 2015, quando in aprile ricorreranno i cent’anni della nascita di Tadeusz Kantor, uno dei grandi nel teatro del Novecento. Martinis lo conobbe a Roma negli anni Settanta realizzando quello che Charles-Henry Favrod ha definito il più eccezionale reportage sul teatro. Immagini bellissime che fanno parte di una mostra permanente in Polonia. Mai approdate in Friuli, dove pure c’è il Mittelfest. Se arrivassero, sarebbe l’ennesima conferma che prima o dopo tutte le strade passano per la Carnia.

  3. OK. Adesso Medeossi ha chiarito. A Martinis ho organizzato a suo tempo una grande mostra su PRODERE e l’America centrale, col patrocinio dell’ONU, e una mostra personale con foto di Zappa, Ungaretti… Unico rammarico: una videocassetta che avevo realizzato a mo’ di biografia fotografica non me l’ha mai restituita.

I commenti sono chiusi.