Carnia: torniamo ai Forni Savorgnani

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In più Comuni della Regione, si discute, si parla, si dà spazio a riunioni, dibattiti e incontri, tesi alla migliore ricerca di azioni comuni tra paesi confinanti e con pochi abitanti con l’obbiettivo mirato della loro oramai necessaria fusione. A stimolare questa scelta ha certamente contribuito la Legge regionale 26/2014, istitutiva degli Uti, che per la sua applicazione ha dato a tanti amministratori comunali l’occasione per avviare una collaborazione di lavoro tra i vari Comuni che come obbiettivo hanno il superamento del perdurare delle difficoltà economiche che giornalmente si incontrano. “Il vento di crisi soffia sempre più minaccioso”, con particolare intensità nelle zone periferiche e di montagna, portando in primo piano l’esigenza di trovare accordi, arrivare a strette di mano, sulle iniziative da assumere per garantire la sopravvivenza di questi luoghi. Fatta questa breve premessa, l’attenzione va rivolta alla situazione (a tutti nota) di come si trova la Carnia, ritenendo che tutti gli addetti ai lavori la conoscono, uno stato di cose che è pure presente anche nei Forni Savorgnani. Le comunità dei Forni di Sopra, con meno di mille abitanti, e quella di Forni di Sotto, che non raggiunge le seicento anime, vivono in una “culla” di rara bellezza ambientale che comprende un territorio di ben 175 kmq ricco di tutto quello che la natura ha potuto dare a una zona montana – parte della quale è stata riconosciuta come patrimonio Unesco – tenendo conto che quasi la metà del territorio che è compreso nel “parco delle Dolomiti friulane”, il più vasto del Friuli Venezia Giulia. Non essendo questa la sede deputata a elencare le tante possibili iniziative che possono essere intraprese a beneficio dell’economia della zona interessata, è però ovvio che per fare ciò, va operato tenendo ben presente le premesse sopra evidenziate, che portano a valorizzare il patrimonio ambientale, che unito alla storia e alla cultura di questa parte di Carnia, ci indica che la via percorribile per superare “il vento di crisi che soffia sempre più minaccioso”, con il fine di tenere in vita questa “culla” della Carnia, diventa l’improrogabile necessità di dar corso tra le parti a un dialogo aperto e costruttivo che miri al superamento degli ancora presenti e anacronistici “campanilismi” per giungere rapidamente a ricostruire la storica comunità dei “Forni Savorgnani”. Agli addetti ai lavori, ai consiglieri comunali, ai loro schieramenti politici, a quanti condividono questa indicazione e soprattutto a quanti amano il loro paese e la loro terra, spetta il compito di avviare il cammino verso una concreta speranza. L’ignorare l’attuale situazione, che certamente non presenta prospettive positive per le future generazioni, e il non assumere una comune iniziativa, a parer personale, porteranno le comunità interessate verso una situazione irreversibile. Gianni Nassivera Forni di Sotto