Crisi Coopca: nominati i tre commissari liquidatori

La sezione specializzata in materia di impresa del Tribunale di Trieste ha nominato i tre commissari liquidatori di Cooperativa Carnica, la società di di distribuzione commerciale attualmente in concordato preventivo. Si tratta di Giovanni Sgura, Paolo Rizza e Roberto Pittoni. La decisione è stata assunta nei giorni scorsi a seguito del ricorso per la nomina del liquidatore avanzata dal presidente del Cda di Coopca, Ermanno Collinassi. Il tribunale ha attribuito ai liquidatori i poteri di legge compresi quelli per la redazione dell’inventario (a valore e fisico) per individuare i singoli componenti attivi e passivi del patrimonio. Oltre ai poteri della redazione dei bilanci iniziale e finale di liquidazione e della relazione sull’andamento e sulle prospettive anche temporali della liquidazione.

aggiornamento del 01/08/2015

di Lodovica Bulian
Si è consumato a colpi di ricorsi e decreti l’epilogo della storia centenaria di CoopCa. Dopo mesi di barricate tra cda e soci, sfociate in una violentissima assemblea generale, ora è il tribunale a decretare il time out: con la nomina di tre liquidatori pone fine al braccio di ferro, scioglie il nodo del “doppio” cda e di fatto alza il sipario sull’ultimo atto che accompagnerà la cooperativa fino alla sua definitiva cessazione, prevista a dicembre 2015. Erano stati i soci, infuriati, a tentare il “golpe” nell’ultima assise, quella dello scorso 19 luglio, quando avevano respinto lo scioglimento della società deliberato dal cda, non avevano voluto nominare un liquidatore e forzando la mano avevano votato un proprio consiglio di amministrazione “parallelo” per cercare di prendere le redini della cooperativa. Una sorta di battaglia emotiva, un atto di ribellione nei confronti dei vertici di CoopCa, di cui avevano sempre richiesto le dimissioni. Ma un’azione «insussistente» dal punto di vista giuridico per il legale della società, Giuseppe Campeis, che aveva presentato ricorso. Sgombrando il campo da ogni dubbio ieri i giudici della sezione delle imprese del tribunale di Trieste hanno accolto le ragioni della società e hanno nominato i liquidatori. Si tratta Giovanni Sgura, Paolo Rizza e Roberto Pittoni, gli stessi amministratori entrati a far parte del cda di CoopCa a gennaio scorso per cooptazione. Toccherà a loro traghettare l’azienda da qui all’omologa del concordato, la cui udienza è fissata il primo ottobre e quando il giudice delegato, Lorenzo Massarelli, nominerà il liquidatore giudiziario che gestirà le attività concordatarie e la cessione degli asset vitali di CoopCa. A indicare ai giudici i nomi dei tre membri cooptati come possibili liquidatori in questa fase transitoria è stata la stessa CoopCa nel ricorso. Una scelta motivata da ragioni di «opportunità», poi ravvisate anche dal tribunale, tradotte nella necessità di dare una «continuità gestionale» alla cooperativa e dovute alla disponibilità manifestata dai tre amministratori ad accettare la carica «a un costo non superiore a quello del cda cessato», pari a circa 60 mila euro annui. «Nel ricorso – spiega Campeis – abbiamo indicato le esigenze di continuità gestionale e la disponibilità dei tre cooptati ad accettare la carica nell’interesse della procedura. Il tribunale ha ritenuto evidentemente che i tre professionisti subentrati successivamente alla richiesta di concordato e che hanno già a partecipato ai cda e di conseguenza conoscono la situazione della cooperativa, fossero i più idonei a garantire la continuità dell’azienda in questa fase. Inoltre – aggiunge il legale – il tribunale non ha riconosciuto il cda ombra (quello nominato dai soci) accogliendo così la nostra tesi». Insomma, siamo alla stretta finale. «Si chiude il cerchio – dice il legale -. Questo era l’unico sbocco possibile alla scelta dei soci di non nominare i liquidatori». I tre adesso «dovranno lavorare in pace con il liquidatore che verrà nominato in sede concordato». «Abbiamo accettato l’incarico – gli fa eco Rizza – per cercare, con l’esperienza maturata nel settore, di riuscire ad aiutare la procedura a raggiungere il massimo realizzo possibile». Il cda parallelo, dunque, non ha dunque nessun valore. C’era da aspettarselo, ma i soci non depongono le armi. Il legale dei risparmiatori, Gianberto Zilli, le affila in attesa degli esiti del filone penale aperto dalla procura di Udine che indaga sul dissesto finanziario della cooperativa, sui cui vertici pende l’azione di responsabilità votata in assemblea contro dirigenti vecchi e nuovi. «Aspettiamo di vedere le motivazioni dei giudici di Trieste e poi vedremo il da farsi» afferma il portavoce dei soci, Tommaso Angelillo. Consapevole che sarebbe stata, comunque, una vittoria di Pirro. Il punto è un altro. E’ «il silenzio assordante della politica» denuncia, che alimenta il timore che l’atto di liberalità per il rimborso del 50 per cento del prestito sociale annunciato da Coop Nordest rimanga «solo una promessa. E’ il tempo di avere una risposta».