Forni Avoltri: il Lambertenghi riparte con una nuova gestione carnica e il cuoco ha 22 anni

di Melania Lunazzi
C’è aria di novità tra i nostri rifugi alpini. Mentre pochi giorni fa sono stati resi pubblici i bandi per la affidare gestione di due rifugi delle Alpi Giulie, il di Brazzà e il Divisione Julia, un nuovo team di gestori si appresta ad inaugurare la stagione 2015 al rifugio Lambertenghi Romanin, a pochi metri dal Passo di Volaia e dalle trincee della Grande guerra. L’estate si avvicina e il lungo ponte del 2 giugno è già stato per alcuni gestori un’occasione di apertura anticipata rispetto al calendario ufficiale che cade alla metà del mese. In questi giorni al Lambertenghi fervono frenetici i preparativi. C’è da controllare il corretto funzionamento di tutto, pianificare le provviste, apportare qualche modifica o riparazione e, soprattutto, i nuovi gestori non vedono l’ora di avviare l’attività. Hanno tra i 29 e i 36 anni, sono tutti carnici, si chiamano Giulia Boiti, Alex Graputti e Stefano Donaer. Assieme a loro, in cucina un cuoco di 22 anni di Trelli, Alex. Giulia è nipote d’arte quanto a “montanità”, suo nonno era Bruno, il compagno di cordata di Giusto Gervasutti, il Fortissimo. È lei l’anima del team. «Ho sempre sognato questo lavoro. Quattro anni fa ho iniziato a fare le stagioni invernali allo Zacchi e nel 2014 ho lavorato al De Gasperi. Con la mia laurea, nonostante i concorsi e i curricula inviati, non riuscivo a trovare lavoro, né a fare esperienza e questa è stata l’occasione per far germogliare un seme piantato la prima volta a 12 anni, vedendo il rifugio Grauzaria chiuso». Donaer ha lasciato il lavoro per lanciarsi in questa esperienza da appassionato e Graputti salirà a dare una mano nel fine settimana. Ai tre giovani, tutti appassionati di arrampicata e montagna, hanno scelto la forma giuridica dell’associazione culturale «di promozione sociale» e grazie a questa forma intendono dare una precisa impronta alla loro conduzione, con diverse iniziative. «Lo scopo principale – dice Giulia – è quello di dare ossigeno all’economia locale, pur nel nostro piccolo». In primis sfruttando esclusivamente i prodotti locali, a chilometri quasi zero. E poi con un’offerta articolata. In programma ci sono non solo corsi di arrampicata – il primo parte il week-end del 6 con il Cai di Tolmezzo, ma ci saranno anche corsi con le guide alpine e un’occasione di incontro con il climber vicentino da 9a Silvio Reffo –, gite naturalistiche, itinerari con esperti che illustrino il patrimonio geologico dei dintorni, salite notturne al Cogliàns, corsi di yoga, serate di musica, corsi di fotografia, serate culturali e di teatro. «Ci piacerebbe – dice Graputti, che fa il grafico e sta con Giulia da quasi quattro anni – fare scoprire la montagna con tempi più lunghi e non solo per far mangiare polenta e frico al volo. Lo scopo è anche quello di fermare la gente in rifugio per riscoprire e godere la calma atmosfera che si gode. Vogliamo attirare sia le famiglie che i giovani. E con l’arrampicata sfrutteremo le potenzialità delle pareti attrezzate qui vicino, dove ci sono vie facili e di medie difficoltà, cosa rara da queste parti». «Ci sono vie – conclude – anche di 20 tiri sotto il 6a a un tiro di schioppo dal rifugio». In bocca al lupo.