Friuli: annuncio della professoressa Cristiana Compagno «Vado all’estero per un anno»

di Giacomina Pellizzari

Eletta nel momento più critico dell’università di Udine, il rettore Cristiana Compagno, prima donna al governo di un ateneo medio statale, in ottobre chiuderà il suo mandato e, dopo essere stata tirata per la giacca da tutti i politici che l’avrebbero voluta candidata sindaco, alla presidenza della Regione a al Parlamento, la professoressa ringrazia e annuncia: «Il mio progetto personale è di chiedere un anno sabbatico e andare all’estero». Una mossa da maestra, che arriva a pochi giorni dall’inaugurazione (prevista per mercoledì) del 35.mo anno accademico durante la quale non mancherà di elencare i risultati raggiunti negli ultimi 5 anni. Uno per tutti: la certificazione del bilancio 2012 da un ente terzo internazionale. Rettore, come mai questa scelta? «Dopo aver servito l’istituzione con l’intensità con cui l’ho servita io, mettendola al primo posto, ho bisogno di una pausa, di uscire di scena». Converrà che la sua decisione spiazza, in molti sapendo che per effetto della riforma Gelmini non è più rieleggibile la vogliono alla guida di un’altra istituzione? «E’ vero sono stata richiesta più volte, ma la mia risposta è sempre stata la stessa: “Non farò politica attiva”. Resto però una donna di istituzione, credo di aver maturato competenze nella gestione di sistemi complessi». Dove andrà all’estero? «Questo lo dirò più avanti». Quale eredità lascia al nuovo rettore e alla comunità accademica? «Oltre a lasciare un’università molto apprezzata a livello nazionale e internazionale, lascio il bilancio 2012 certificato da un ente terzo internazionale. Una certificazione che solo la Bocconi e l’università di Trento vantano in questo momento». Questa certificazione cosa rappresenta? «E’ un segno di trasparenza, di serietà e responsabilità sociale che dobbiamo alla nostra comunità». Facilita anche l’ingresso nell’università di possibili investitori privati? «Certamente, per sostenere l’innovazione e la ricerca è sempre più necessario affiancare gli investimenti privati. La certificazione del bilancio è uno strumento innovativo e unito alla qualità della didattica e della ricerca attesta il percorso di gestione della nostra università che spero venga riconosciuto dal ministero». Le alleanze con altri atenei restano strategiche? «Per creare massa critica ed essere competitivi a livello europeo non può essere altrimenti. Nel Nord Est sono già definite quelle con Trieste e l’Euroregione». E’ orgogliosa dei risultati raggiunti in un periodo non certo facile? «Ho dovuto apprendere velocemente tante cose. Pensi che prima della mia elezione a rettore non ero mai entrata in un Cda e in un Senato accademico dell’università. Qualche giorno dopo il mio insediamento è stato approvato il decreto Tremonti che ha introdotto i tagli lineari al Fondo di finanziamento, esattamente un anno dopo è arrivata la riforma Gelmini, uno tsunami che dopo 30 anni rivedeva il sistema universitario». In questa situazione cosa ha rappresentato per lei essere rettore dell’università di Udine? «Ho dovuto imparare velocemente anche cosa vuol dire essere rettore di un ateneo che vive e prende forza dal suo territorio. E’ una responsabilità sociale nei confronti della comunità accademica e di quella friulana». Questa responsabilità la raccomanderà anche al suo successore? «Qualunque rettore dovrà tenere conto del rapporto tra università e territorio». Qual è la forza dell’ateneo friulano? «Essere tra i migliori in Italia nonostante il sottofinanziamento statale. Non dimentichiamo che rispetto a quanto ci spettava (dato riconosciuto dal ministero) dal 2009 abbiamo ricevuto 36 milioni di euro in meno. Con questa cifra avremmo potuto crescere ulteriormente in tutti i settori scientifici e umanistici».