Friuli: disoccupazione giovanile, nell’artigianato è schizzata al 30,4%

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A che punto è la notte?”. Già dal titolo si può intuire qual è il filo conduttore dell’ottavo rapporto annuale di Confartigianato sullo stato del comparto nel 2012, illustrato durante una conferenza stampa nella sede dell’associazione in via Del Pozzo. Se diamo un’occhiata ai freddi numeri degli indicatori economici, si capisce che la notte, cioè la crisi, purtroppo, non è ancora finita. E a quasi cinque anni dall’inizio, con il crac di Lehmann Brothers negli Stati Uniti, non si intravvede la luce in fondo al tunnel.

Un po’ di cifre? Eccole, nel dettagliato dossier curato da Nicola Serio, dell’ufficio studi di Confartigianato. In provincia c’è oggi un numero di apprendisti (cioè il futuro per i tanti mestieri artigiani) pari a 1.444 persone, inferiore ai 1.769 che si registrarono nel 1955, quasi sessant’anni fa, prima del boom. Dunque siamo tornati ai livelli del Dopoguerra e il numero è in calo costante: gli oltre 3 mila “garzoni” di bottega del 2000 sono un lontano ricordo, per non parlare dei record degli anni Sessanta, con un Friuli che sfornava (e preparava) ogni anno 6, 7 mila falegnami, idraulici, imbianchini e quant’altro.

Altra nota dolente la disoccupazione giovanile, che è schizzata al 30,4%

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