Friuli: il grido di dolore dei sindaci «Carnia sull’orlo del baratro»

di Domenico Pecile.
Una voragine di circa 100 milioni di euro, l’appello del consiglio di amministrazione per convincere altri acquirenti a farsi avanti, il traguardo sempre più lontano dei 32 milioni indicato nel Piano concordatario come requisito essenziale al soddisfacimento dei creditori privilegiati, la consapevolezza che il baratro è più vicino nonostante qualche pennellata di ottimismo della politica: sono queste le premesse che hanno spinto 28 sindaci della Carnia a scrivere una lettera il cui titolo, “Sos CoopCa” non lascia scampo a equivoci. E’ stata inviata ai presidenti di LegaCoop e Confcoperative, Mauro Lusetti e Maurizio Gardini. «E’ un tentativo, forse l’ultimo – spiega il primo firmatario della missiva, il sindaco di Tolmezzo Francesco Brollo – affinché il mondo della cooperazione metta una mano sul cuore dimenticando il portafoglio e ricordandosi la mission della cooperazione». «C’è un luogo quassù – si legge nelle prime righe – a nord est del Nordest dove la cooperazione sta per subire un colpo mortale». Certo, c’è la speranza ancora nell’azione della commissaria giudiziale volta «all’avvio del salvataggio dell’azienda», ma se entro brevissimo tempo «non ci saranno altre offerte centinaia di persone perderanno il lavoro e altre centinaia di soci prestatori daranno l’addio alla speranza di riavere i loro soldi». Insomma, «soltanto uno scatto di solidarietà e mutualismo possono salvare questa terra da una sciagura economica e sociale». I sindaci non chiedono ai vertici del mondo della cooperazione di «mettere i soldi o perlomeno non soltanto soldi come fosse un bancomat, perché non vi consideriamo tali. Vi chiediamo di entrare convinti in questa partita, come parte attiva e gestionale, in nome dei valori che la cooperazione possiede per volere e dovere. Vi scriviamo perché crediamo che solo il mondo cooperativo possa salvare un proprio satellite uscito dall’orbita e prossimo a implodere». I sindaci aggiungono che la situazione di CoopCa è nota: «A oggi il concordato si regge sulle proposte di acquisto di alcuni punti vendita, un’operazione insufficiente a coprire il debito privilegiato e che lascia scoperti soci prestatori e fornitori. Diverse centinaia di soci prestatori che perdono i risparmi di famiglia di una vita, centinaia di lavoratori che perdono il posto, l’indotto economico legato alla cooperativa che perde credito e possibilità di lavoro: questa è la fotografia di ciò che sta per accadere». Poi, l’inciso. «Se su chiamata – si legge ancora – della Regione non fosse già intervenuto il mondo della cooperazione, attraverso Coop Nordest che ha rifornito gli scaffali di prodotti e poi presentato l’offerta per alcuni negozi, non saremmo qui a scrivere, ma a contare le vittime del fallimento. La sua offerta è stata essenziale a fianco di quelle di altri soggetti e di questo gliene siamo grati». Ma non basta. «Perciò chiediamo uno scatto di orgoglio che vada oltre il mero discorso imprenditorile dei costi e ricavi, che ogni attore economico deve sì fare, ma che nella cooperazione si fonde con lo scopo mutualistico; chiediamo a voi di partecipare attivamente a una proposta di rilancio, di essere protagonisti, gestori di una rifondazione della cooperazione di consumo in questo territorio attraverso un progetto che affronti con coerenza una dignitosa ipotesi alternativa, un’ipotesi cooperativa che merita di essere approfondita con rispetto, prima di accettare impotenti il disastro». Per i sindaci della Carnia lo spirito cooperativo questo ha fatto da sempre. «Parliamo di rifondazione – continua la lettera – perché se siamo arrivati fino a qui significa che quello spirito si è smarrito nel tempo ed errori di gestione su cui profili e responsabilità sta lavorando la magistratura, l’hanno svilito».

Una risposta a “Friuli: il grido di dolore dei sindaci «Carnia sull’orlo del baratro»”

  1. Venti anni fa’l’Olivetti,ditta in cui lavoravo,ha fatto errori manageriali che il territorio piemontese ancora sta’pagando.Sono residente in Carnia da venti anni e prego tutte le parti attive del territorio di fare qualcosa affinché’non si arrivi al declino sociale come successe allora ad Ivrea.

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