Friuli: il 27 febbraio la giornata Friulana dei diritti

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Il 27 febbraio ricorre l’anniversario di una data molto importante della storia friulana, anche se molti friulani ancora non la conoscono. Nel 1511, infatti, il giovedì grasso (la Joibe Grasse o Zobia Grassa) cadeva proprio il 27 febbraio e fu proprio in tale giornata che prese avvio la più grande rivolta della storia friulana.

Organizzati in bande guerrigliere, i contadini assaltarono ed incendiarono castelli e palazzi nobiliari in tutta la Patria del Friuli. «L’insurrezione – ricorda il portavoce del Comitato 482 Carlo Puppo – fu soffocata nel sangue, ma le comunità friulane presero coscienza della loro forza.

Una forza che permise loro di subordinare al rispetto dei propri diritti comunitari l’appoggio militare a Venezia e che, alcuni anni più tardi, fu alla base della nascita della Contadinanza, organo rappresentativo delle comunità rurali senza pari in Europa.
Per tali ragioni riteniamo che, il 27 febbraio, sia la data più adatta per celebrare la Giornata friulana dei diritti. Diritti che secondo noi, sono, innanzitutto, quelli linguistici e nazionali, ma che sono fortemente legati a tutti gli altri diritti: salute, lavoro, casa, istruzione, ambiente».
«Quotidianamente – prosegue – vediamo calpestato il nostro diritto, come popolo, a decidere autonomamente del nostro destino. Prosegue, inoltre, l’attacco ai nostri diritti linguistici: basti pensare a quante sono ancora le scuole e le amministrazioni pubbliche che, nonostante la legge di tutela 482 del 1999, emarginano la lingua friulana; e i tagli ai fondi della 482 stabiliti a Roma di sicuro non aiutano». Puppo ricorda il «risultato positivo ottenuto grazie all’emendamento approvato dalla Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai, ma guai ad abbassare la guardia: la battaglia è ancora lunga».

E non è tutto: «Più che un giorno di festa, questa è per noi una giornata di lotta e di rivendicazione, ma una lotta combattuta con metodi democratici, come è nel nostro stile: le scuri e i forconi li abbiamo lasciati a casa, usiamo invece le armi del diritto, dell’impegno quotidiano, della ragione. Affinché i friulani possano godere pienamente dei loro diritti e affinché il Friuli sia patria di diritti per tutti».