Friuli: lettere anonime e veleni in Autovie Venete

Pecile dal MV di oggi

Storie di turbative d’asta sugli appalti, spartizioni degli stessi, presunte corruzioni e tanto altro; terza corsia compresa, con accuse a diversi personaggi, in primis l’assessore regionale Riccardi. La procura della repubblica di Udine sta così indagando su un esposto che riguarda l’operato di Autovie Venete, sulla gestione complessiva della società per azioni, ma partendo dalla terza corsia.
L’inchiesta ipotizza, per il momento, il reato di calunnia, perché l’esposto è apparentemente firmato da una persona che, però, ha disconosciuto lo “sgorbio” sotto il proprio nome. Si tratta del capo ufficio acquisti di Autovie Venete, Svara.<br />
E allora l’inchiesta prosegue per capire chi possa aver firmato quell’esposto così dettagliato e per quale motivo; ma soprattutto per chiarire se i fatti che vi sono elencati abbiano un fondamento “giudiziario” così lampante (e dai contenuti puntuali) da interessare la magistratura. Evidentemente sì, altrimenti non si spiegherebbe l’attività organizzata in queste settimane.
Proprio ieri, infatti, i carabinieri del Nucleo investigativo di Udine, su delega del sostituto procuratore Lorenzo Del Giudice, hanno effettuato una perquisizione negli uffici amministrativi di Autovie Venete a Trieste, in via Locchi. Secondo l’Ansa i carabinieri avrebbero fatto controlli anche nell’abitazione del dipendente di Autovie, sempre a Trieste.
Il materiale acquisito con il decreto di perquisizione sarà depositato nei prossimi giorni in procura e passerà al vaglio del magistrato e degli stessi carabinieri delegati all’indagine. Al setaccio ci sono soprattutto i computer.
Il fascicolo è per il momento a carico di ignoti, quindi non ci sono persone iscritte nel registro degli indagati e non è indicato un “ventaglio” di possibili altri reati. Si parte da quella firma falsa e, di conseguenza, il dirigente di Autovie è ipoteticamente la parte offesa della calunnia.
I carabinieri hanno cercato nei files dei computer, nelle e-mail, sulle scrivanie, negli armadi, perché l’esposto è scritto al computer, ma su carta intestata di Autovie Venete. Un “copia e incolla” fatto dall’esterno? Questo va chiarito. Anche perché esiste un riferimento numerico in questa lunga missiva, come se fosse stato protocollato. Vanno quindi svolte indagini per scoprire quale atto, nel registro protocollo, porti quel numero. Insomma, un’indagine su chi può averlo scritto, per poi procedere nel verificare le altre circostanze. Anche per questo motivo i carabinieri hanno cominciato già ieri a interrogare persone informate sui fatti, dipendenti di Autovie Venete ascoltati per capire in primis come funziona la corrispondenza interne in azienda. Tra essi lo stesso Svara.
È possibile che questa inchiesta si intrecci con gli accertamenti che risultano essere stati già effettuati dalla procura di Trieste anche ascoltando alcune persone. Anche ai magistrati giuliani sono arrivati esposti (per lo più anonimi) che sono stati valutati. E anche in questo caso l’inchiesta è ancora in fase embrionale alla ricerca di elementi utili che portino in una direzione precisa. Contattato telefonicamente, il sostituto procuratore Raffaele Tito non ha inteso spiegare a cosa sta lavorando.

2 Risposte a “Friuli: lettere anonime e veleni in Autovie Venete”

  1. Aggiornamento del 01/11/2009

    Dal MV di oggi

    di LUANA DE FRANCISCO

    UDINE. Sarà un consulente nominato dalla Procura di Udine a scandagliare il computer e il resto del materiale informatico che i carabinieri hanno sequestrato, venerdì, negli uffici amministrativi di Autovie Venete, a Trieste. Poi, una volta fatta luce sulla documentazione acquisita, il magistrato farà nuovamente ascoltare dagli inquirenti il capo ufficio acquisti della società, quello Stefano Svara la cui firma, a suo dire contraffatta, compare in calce all’esposto su presunte irregolarità nella gestione della concessionaria, recapitato all’Arma e dal quale ha preso avvio l’indagine.

    Le perquisizioni effettuate l’altro giorno dai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Udine, su delega del sostituto procuratore Lorenzo Del Giudice, nella sede triestina di Autovie, in via Locchi, e nell’abitazione dello stesso Svara, sempre nel capoluogo giuliano, si sono concluse con il sequestro del computer di quest’ultimo e delle informazioni presenti su altri terminali (duplicate attraverso il backup dei programmi), oltre che di una corposa mole di documentazione. Nel corso della stessa giornata, il comandante, tenente Fabio Pasquariello (al quale l’esposto era stato indirizzato, alla fine dello scorso mese di settembre), ha sentito due dipendenti di Autovie, come persone informate sui fatti: lo stesso Svara, che fin dall’inizio non ha riconosciuto come propria la firma posta in fondo all’esposto e che è stato interrogato sul contenuto dei documenti segnalati, e un’altra persona a sua volta in qualche modo coinvolta nella vicenda, in quanto autore (o autrice) di uno dei documenti allegati all’esposto.
    Insieme alla denuncia di presunte irregolarità nell’operato e nella gestione complessiva della spa, infatti, il “plico” conteneva una serie di allegati, tutte copie di documenti originali usciti dagli uffici di Autovie Venete: una parte si riferisce all’attività economica della società, contratti d’appalto compresi, un’altra alla corrispondenza interna, cioè alle comunicazioni scambiate a livello di “vertice”. Ebbene, l’intenzione degli inquirenti è di convocare, uno per uno, gli autori della corrispondenza, per verificare l’autenticità degli allegati. Il primo, sentito appunto venerdì, ha confermato di essere l’autore della comunicazione attribuitagli.
    Da qui, il primo “approdo” dell’indagine: l’esposto, a quanto finora appurato, ha trovato riscontri tali da farlo ritenere meritevole di approfondimento. Si tratta di un passo in avanti importante, poichè in grado di “giustificare” il proseguio dell’inchiesta che, per il momento, ipotizza soltanto il reato della calunnia (ai danni di Svara), ma che potrebbe aprire scenari molto più ampi. Quelli, cioè, suggeriti dall’estensore dell’esposto, che oltre a muovere accuse a personaggi precisi, tra cui l’allora direttore generale di Autovie Venete e oggi assessore regionale Riccardo Riccardi, ipotizza reati di pubblica amministrazione, dagli abusi di ufficio alle turbative d’asta sugli appalti, a cominciare da quelli per la realizzazione della terza corsia. Ma per ricostruire il puzzle, secondo il sostituto procuratore Del Giudice, sarà fondamentale individuare prima di tutto l’autore dell’esposto. Cioè colui che ha voluto sollevare il coperchio sull’attività della spa. E che per farlo ha scelto il nome di Svara. Una “pedina” che il magistrato intende sottoporre nuovamente a colloquio con gli inquirenti “a bocce ferme” e alla luce dei risultati che emergeranno dalla perizia che la settimana prossima sarà affidata al consulente informatico.

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