Friuli: Nella nostra regione mancano almeno 800 infermieri


di Sabrina Spangaro
presidente del Collegio  degli infermieri Ipasvi

Nei fatti, in Friuli Venezia Giulia mancano almeno 800 infermieri per garantire un’assistenza decente. I dati emergono da fonti ufficiali e consultabili, noti a tutti, politici compresi. Gli organici sono ridotti all’osso; basti vedere istituti contrattuali non goduti e l’accumulo di ore straordinarie. Purtroppo in tutto questo disagio, gli infermieri sono consapevoli che quella che forniscono non è una buona assistenza. Assistenza sarebbe altro rispetto a quello che devono tutti i giorni rabberciare nelle corsie per tappare i tanti buchi e consentire alle strutture di funzionare. A questo proposito, i ticket applicati in sanità sono oggi al centro di un acceso dibattito politico  assai approssimativo sul piano della politica sanitaria e, soprattutto, generano un impatto economico–sociale considerevole. Gli obiettivi che si pone la politica sono solo due (il finanziamento del Sistema sanitario e il contenimento delle prestazioni) o forse c’è né anche un terzo sotteso? Perché invece non pensare all’appropriatezza di alcuni percorsi diagnostico-terapeutici già riconosciuti come metodica a livello nazionale (esistono alcune regioni virtuose, in questo). Concetti di politica sanitaria che stanno alla base del miglioramento e del mantenimento della qualità dei sistemi sanitari lungimiranti e moderni. La demagogia politica attuale finirà solo per non scontentare chi ha la possibilità di strillare e contare di più perché si trova in prossimità delle leve del potere. L’applicazione dei ticket in sanità non porterà a niente e resterà una mera progettualità mercantile. L’obiettivo del mercato, è fare profitto, non il bene comune. Il recupero di risorse deve essere fatto mettendo in campo altre progettualità, che prevedano una seria riorganizzazione di servizi sanitari alla persona e che mirino all’appropriatezza dei servizi stessi.<br />