Friuli: pane razionato alla mensa dei poveri, Consiglio regionale rimanda a settembre l’abolizione dei privilegi ai consiglieri

Mentre alle sette del mattino il consiglio regionale trova una intesa bipartisan in cui maggioranza e opposizione si accordano sulla questione dell’abolizione dei vitalizi, con un odg firmato dai i capigruppo che ha rinviato tutto a settembre, alla mensa dei Cappuccini di via Ronchi,  i frati razionano il pane per i poveri. Niente di punitivo, ma solo una misura dettata dal buon senso per evitare sprechi. Nelle righe appena lette, ci stanno tutte le contraddizioni della nostra società, ma anche della politica a nazionale: da una parte chi la crisi la subisce e deve mettere insieme il pranzo con la cena, dall'altra chi la crisi fa finta che non esista, decidendo lui stesso delle proprie prebende.
 

di Alessandra Ceschia

Basta sprechi alla mensa dei Cappuccini di via Ronchi: ora i frati razionano il pane per i poveri. Un gesto simbolico, un monito a quanti, pur fronteggiando difficoltà economiche, si permettono di buttare il cibo che viene offerto loro gratuitamente, specie in un momento in cui una delle crisi umanitarie più drammatiche di tutti i tempi sta mettendo a rischio la vita di oltre due milioni di persone, tra le quali oltre ottocentomila bambini nel Corno d’Africa. E così padre Antonio Berton, responsabile della mensa dei poveri, ha deciso di sospendere la distribuzione della michetta intera per passare alla singola fetta. «Un segnale doveroso per far capire che non tutto è dovuto – sottolinea il religioso – troppe volte, chi si presentava qui ritirava tutto il cibo a disposizione, per poi lasciarlo nel piatto. Certo, nessuno nega il pane a chi ha fame che può tranquillamente chiederne ancora – commenta don Berton –, tuttavia, questo è un metodo per evitare sprechi. –br–  Anche per noi non è così semplice trovare le risorse, sia dal punto di vista umano, sia da quello economico per far funzionare la mensa». Oltre 200 persone, ogni giorno accedono alla struttura, aperta fra le 10.30 e le 12 per ritirare un vassoio con un piatto caldo: un primo, un secondo con verdure, frutta acqua o bibite, oltre a una fetta di pane. Di solito sono anche 300, ma in estate ne arrivano di meno, poichè trovano lavori temporanei che li portano a spostarsi. Infatti la mensa nel mese di agosto chiuderà per una settimana, dal 14 al 21 oltre alle domeniche. Sono soprattutto extracomunitari, diverse badanti, anche se non mancano friulani che attraversano un momento di difficoltà perché hanno perso il lavoro, vivono con la sola pensione sociale o anche solo perchè hanno divorziato e si sono ritrovati senza una casa e, magari, sono alle prese con gli alimenti da pagare. A volte, chi si affaccia al banco della mensa arriva con un bambino, ma i frati cercano di evitare la presenza di minori nella struttura. In questo caso preparano un sacchetto, un cestino da consumare altrove. Anche perché, a volte, alla mensa l’atmosfera si fa pesante, le situazioni di tensione che degenerano in risse, spesso, sono il risultato di acredine germinata al di fuori della struttura. «Non chiediamo mai i documenti o la dichiarazione dei redditi – liquida don Berton – e non sbattiamo la porta in faccia a nessuno. A chi si presenta qui serviamo un pasto senza pretendere nulla in cambio. Certo, sorgono dei dubbi quando vediamo certi ragazzi che hanno bisogno di cibo, ma usano continuamente il telefonino, alimentando addirittura un tam tam attraverso il quale si scambiano le informazioni sul menu del giorno. Un giorno stavo friggendo bistecche impanate, la fila delle persone che attendevano il pasto si stava allungando a dismisura. A un certo punto ho finito le cotolette e ho dovuto fronteggiare un’ondata di proteste da parte di chi si era presentato ben sapendo cosa c’era nel menu». Quasi una cinquantina i volontari che si alternano per preparare i pasti e servirli, nel finesettimana, quando gli impegni lavorativi sono meno pressanti, ce n’è di più, ma, a volte, è padre Antonio a provvedervi in prima persona. Del resto, chi si affaccia alla mensa non può aspettare, a volte viene da lontano, c’è perfino una persona che arriva ogni giorno in bicicletta da Spilimbergo.