Friuli: per il G8 sospeso il trattato di Schengen

Come paradosso non è niente male: se si tratta della sicurezza dei cittadini comuni allora le frontiere possono rimanere aperte; se invece parliamo di garantire la massima sicurezza alle delegazioni partecipanti e degli invitati al summit del G8, allora il trattato di Schengen può essere sospeso 😛

Vi siete abituati a «scorazzare» liberamente in bici o a piedi lungo i sentieri di montagna tra Italia, Slovenia e Austria? Avete conservato come un cimelio «storico» la vostra «prepustnica», per ricordare i tempi in cui il Friuli era ancora una terra di frontiera? Scordatevi queste abitudini «transfrontaliere», riaprite i cassetti e rispolverate i vecchi lasciapassare, perché le lancette dell’orologio stanno per tornare indietro di due anni, per tornare al 21 dicembre 2007. 

Da domenica 28 giugno (ore 00:01) e fino al 15 luglio, il trattato di Schengen, quello che da un anno e mezzo consente la libera circolazione delle persone attraverso i confini «interni» dell’Unione Europea, potrebbe essere sospeso, al fine «di garantire la massima sicurezza dei cittadini, delle delegazioni partecipanti e degli invitati» al summit del G8, che si terrà a L’Aquila dall’8 al 10 luglio prossimi.

Si tratta di una facoltà prevista dallo stesso Accordo di Schengen: ciascuno Stato aderente, previa consultazione degli altri, in via del tutto eccezionale può decidere che per un periodo limitato sulle frontiere interne siano ripristinati i controlli ai valichi e sospesa la libera circolazione delle persone. Il provvedimento riguarda tutte le frontiere, terrestri, marittime ed aeree. Per questo torneranno gli agenti di pubblica sicurezza ai confini. Il ministero degli Interni ha elaborato un piano speciale per rinforzare il personale della Polizia di frontiera, che dopo la caduta del confine era stato opportunamente sfoltito con trasferimenti ad altri incarichi. Laddove possibile, si utilizzeranno i fabbricati dei vecchi valichi, dove sono stati distrutti si provvederà all’utilizzo di strutture mobili realizzate per l’occasione.

E, al comando della Polizia di frontiera di Udine, si apprende che non si tratterà di un ripristino «simbolico». Tutte le persone che transiteranno dai valichi dovranno esibire un documento valido per l’ingresso in Italia, pena il respingimento. Il controllo non avverrà solo in entrata – per impedire che dei facinorosi possano cercare di creare disordini attorno al G8, come avvenne a Genova nel luglio 2001 –, ma anche per coloro che usciranno dall’Italia. Inoltre, essendo sospesa la libera circolazione delle persone, si potrà transitare con la carta d’identità da un paese all’altro (il provvedimento riguarda non solo la frontiera con la Slovenia, ma anche quelle con l’Austria e la Francia) solo nei valichi di prima categoria. Per quasi un mese, quindi, scordatevi «sconfinamenti» lungo i sentieri di montagna! E, se non avete ancora un lasciapassare valido, scordatevi anche itinerari alternativi attraverso i valichi di seconda categoria.

E non mancano le polemiche. Sulla sospensione temporanea degli accordi di Schengen si è espressa oggi anche la Giunta regionale, rispondendo a un’interrogazione del consigliere regionale del Pd, Giorgio Brandolin. Risposta che Brandolin giudica insoddisfacente in quanto la Giunta, ha dichiarato il consigliere, «praticamente abdica alla propria autonomia e a qualsiasi tipo di azione volta a mitigare gli effetti di una scelta antistorica e politicamente offensiva nei confronti dei nostri vicini sloveni che porrà problemi logistici per la sistemazione del personale di polizia, essendo in molti casi state rimosse le strutture ai confini, tanto che si parla di utilizzare camper o strutture provvisorie».

 
«Teniamo conto inoltre – ha aggiunto Brandolin – che sul confine con la Slovenia i valichi sono numerosi e anche questo sarà un problema per l’organizzazione logistica. Infine, bisogna considerare che il ripristino dei controlli avrà un effetto negativo anche per la concomitanza del periodo estivo, con lunghe code che inevitabilmente si creeranno ai valichi e che non faranno piacere a turisti e operatori transfrontalieri».

Ma il ripristino dei confini servirà almeno a qualcosa? L’ultima volta che questa misura è stata adottata fu nel novembre 2002 per il Social forum europeo svoltosi a Firenze (si temevano violenze da parte di estremisti, ma non successe nulla). La stessa misura fu però adottata nel luglio 2001 in occasione del famigerato G8 di Genova, ma non impedì le violenze dei «black block».

Comprensibili i malumori e l’irritazione di tutto l’arco politico sloveno. Il «black out» dei confini colpirà un periodo «caldissimo» per gli spostamenti turistici verso l’Istria e la Dalmazia, e si rischia di rivedere le file chilometriche ai valichi di Pese e Rabuiese, ma anche a quello sull’A23 con l’Austria. Con molti fastidi anche per chi a ridosso del confine ci vive. Dagli ambienti della polizia si apprende che i controlli saranno «intelligenti», evitando inutili lungaggini e invece privilegiando controlli approfonditi nei casi in cui il «fiuto» degli investigatori percepirà qualcosa di strano. Ma non basta ad allontanare lo sconcerto per questo anacronistico ritorno al passato in occasione di un avvenimento che, per quanto importante, si svolgerà ad oltre 600 chilometri di distanza.