Gemona: nonostante l’allarme secondo colpo in sei giorni nell’azienda Pivotti

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di Gino Grillo.

A volte ritornano. Dopo una settimana si rifanno vivi a Gemona i soliti ignoti nell’azienda Pivotti Snc di via Taboga 137. Questa volta la merce asportata pare non sia stata molta, visto che i ladri sono stati probabilmente disturbati non solo dall’allarme che è scattato, ma pure dalla gente che, uditi dei rumori nella notte – il fatto è avvenuto verso le 2.30 -, si è affacciata alle finestre o è scesa in strada. Alcuni avrebbero addirittura visto lo svolgersi della scena dell’effrazione. Alcune persone, a bordo di una macchina di grossa cilindrata, probabilmente un pick up, hanno sfondato il pesante cancello di metallo posto ai margini della strada statale che immette al parcheggio della ditta. Quindi, sempre utilizzando il pick up, è stata sfondata la bussola d’entrata al negozio. Le vetrate sotto l’urto dell’automezzo sono volate all’interno del locale. «Non hanno avuto modo di arraffare molta merce – ha detto il titolare Enrico Pivotti –, ma il danno provocato alle infrastrutture è alto». E mentre si fa ancora la conta dei danni, Pivotti, visibilmente amareggiato per l’accaduto – è la terza volta che il suo negozio a Gemona viene preso di mira dai ladri -, si sfoga: «Sono tornati dopo soli sei giorni dall’ultimo colpo, l’allarme è scattato, il mio dipendente è subito accorso, ma i carabinieri questa volta non hanno potuto essere celeri». Pivotti precisa che la sua non è un’accusa all’Arma. «Avevano, mi hanno riferito, poche pattuglie e molte richieste di intervento, la stazione disponibile più vicina era quella di Ampezzo, in Carnia». Sotto accusa invece lo Stato che non sostiene l’imprenditoria, ma lascia liberi i ladri. «Ci tolgono il tribunale (di Tolmezzo, ndr), dimezzano le forze dell’ordine, lasciate anche senza i fondi necessari, costrette a rincorrere più volte gli stessi ladri di galline che una volta fermati vengono subito rimessi in libertà, lasciandoli continuare a delinquere indisturbati». «Viviamo in una zona prossima ai confini nazionali, bastano pochi chilometri e si può tranquillamente smerciare all’estero la roba rubata senza la paura di essere presi. All’estero questo non accade, si teme la giustizia dello Stato, che qui pare assente nei confronti dei delinquenti, ma pronto a intervenire, con tasse, norme e balzelli, nei confronti degli operatori. Se lo Stato se ne va dalle zone più emarginate, almeno che si porti via anche le tasse». L’altra preoccupazione che affligge Pivotti è la possibilità che le assicurazioni lo considerino un soggetto a rischio e che, oltre ad aumentargli i premi, possano disdire i contratti in quanto cliente indesiderato.