Gemona: scoppia la polemica, nel Castello più cemento e meno siepi


Lo scorso 20 dicembre sono stati inaugurati i nuovi giardini del castello di Gemona. Inaccessibili dal 1976, la loro riapertura suppongo abbia allargato il cuore dei visitatori non gemonesi,  incantati dall’ampia veduta panoramica che vi si gode. Non credo però che i turisti abbiano fatto caso ai giardini propriamente detti, sia perché di essi restano ormai scarse tracce sia perché il trentennio trascorso temo abbia fatto svanire, specie nei più giovani, la memoria del preesistente.
Io, che appartengo ahimè alla categoria degli anziani, ho avuto la fortuna – o dovrei dire la sfortuna? – di trascorrere le lunghe giornate estive dei giochi infantili nei giardini del castello. Perciò ricordo bene gli ombrosi vialetti contornati dalle fitte piante di bosso e quanto fascino esercitasse sui bambini – e poi sugli adolescenti – questo luogo speciale.<br />
Ebbene, rispetto alla memoria che ne conservo, il nuovo giardino del castello mi ha fatto l’impressione di un orrore cementizio, conseguente anche all’estirpazione di gran parte delle siepi di bosso. Sembra che il progettista si sia preoccupato soprattutto di garantire, al visitatore che scenda ai piani inferiori dei giardini, la visuale costante della pianura; e che abbia perciò voluto realizzare una sorta di mini-sacrario di Redipuglia, trasformando i vialetti ombrosi in una serie di gradoni, sgombri per quanto possibile da ostacoli arborei, delimitati da robusti cordoli di cemento armato e da lunghe ringhiere metalliche, a surrogare la funzione protettiva delle originarie siepi di bosso.
Si dirà: esigenze di sicurezza. Io mi permetto di obiettare che un architetto di buon senso, e capace di percepire i valori estetici dei giardini, si sarebbe dovuto in primo luogo preoccupare della conservazione della loro qualità architettonica e naturalistica, e molto meno di rovesciarvi sopra colate di cemento.
Mi chiedo infine:
1) È mai venuto in mente agli amministratori del Comune di Gemona che esistono anche gli architetti dei giardini?
2) Nell’esame del progetto e nel corso della sua approvazione la giunta municipale ha mai considerato la necessità di confrontarlo con l’esistente e di limitare al minimo indispensabile gli interventi distruttivi?
3) I funzionari e i tecnici che hanno seguito i lavori non hanno mai avuto il dubbio che si stesse realizzando un obbrobrio?
4) Perché la società Pro Glemona, che quasi un secolo fa ha promosso la realizzazione dei giardini, non è intervenuta per impedire questo orrore?
Giuseppe Marini
Gemona