Gemona: Urbani scrive a Napolitano per salvare l’ospedale

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di Piero Cargnelutti.

 Scatta la difesa dell’ospedale San Michele. Mentre i comitati si preparano a incontrare la popolazione nelle varie borgate per fare informazione su quanto previsto dalla riforma Serracchiani-Telesca preparandosi ad azioni eclatanti, dal palazzo municipale il sindaco Paolo Urbani tuona: «E’ chiaro – dice – che si tratta di una riforma irricevibile: non solo cancella 800 anni di storia, ma urta la sensibilità non solo del sindaco ma di tutti i gemonesi verso cui si pensava di vendere fumo per poi togliere servizi indispensabili». Il sindaco Urbani ha già convocato i capigruppo per stendere un ordine del giorno a difesa dell’ospedale da condividere in una prossima seduta di consiglio comunale, mentre la giunta ha già deliberato autorizzandolo a portare a conoscenza della problematica tutti gli organi competenti e anche la popolazione: allo stesso tempo ha scritto sia al Ministro per la salute Beatrice Lorenzin e pure al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, già «cittadino onorario» a Gemona: «Al Presidente – ci ha spiegato Urbani – ho scritto per informarlo delle penalizzazioni che il nostro territorio subirà con questa riforma, dove si chiude un’ospedale, che in base ai dati risulta una volta e mezza più funzionale di altri che vengono salvaguardati». L’occhio del sindaco si ferma in particolare sui dati di accesso del Pronto Soccorso negli ultimi tre anni: nel 2013, 12297 a Gemona dove la riforma prevede il dimezzamento del servizio, 8246 a Spilimbergo, che invece non sarà toccato e si tratta di un presidio a poca distanza da quello di San Daniele. Dopo aver visionato la riforma, Urbani attacca l’amministrazione regionale sfoderando le affermazioni della presidente Serracchiani e dell’assessore Telesca riportate sulla pagina web della giunta regionale dello scorso 23 giugno in cui si garantiva il mantenimento nell’ospedale di Gemona di servizi e funzioni a cominciare da Medicina e lungodegenza: «Mi auguro – conclude Urbani – si addivenga a una soluzione comune che in una territorio così ampio salvi le prerogative e i servizi alla gente che qui paga le tasse al pari di chi risiede in altri territori. Se la legge approvata dalla giunta regionale approderà in consiglio e uscirà dalla commissione sanità così come è entrata, senza alcuna modifica, noi non staremo qui a guardare. Non si può utilizzare il territorio come un serbatoio e allo stesso tempo continuare ad alimentare doppioni, baronie e apparati ».