Paluzza: SOS fusilâz, la legge rischia di ripartire da zero

di LUCIANO SANTIN
Da Roma, in coincidenza forse non casuale con la data del 24 maggio, si è saputo che la legge per i “fusilâz” dovrà affrontare un percorso a ostacoli. La buona notizia è che il Senato esaminerà finalmente la legge Scanu-Zanin volta alla riabilitazione dei “giustiziati per l’esempio”; quella cattiva è che su quest’atto dovuto si addensano delle nubi, e che sin dall’avvio dell’iter si esprimono cautela, dubbi, e anche ostilità, in un quadro molto diverso da quello della Camera, dove il testo era stato votato all’unanimità, e in soli quattro mesi. Il senatore pd Nicola La Torre che da presidente della Commissione giustizia si è assunto il ruolo di relatore, ha precisato che intende fare le cose con attenzione, procedendo ad audizioni e convocando per prima cosa il Comitato tecnico scientifico istituito nel 2014, dal ministro Roberta Pinotti, e composto quasi integralmente da militari. Sottolineata la posizione già espressa dal Comitato, ovvero «che la ricostruzione e la riflessione sulle diverse tematiche, soprattutto le piú controverse, debba essere affidata alla ricerca e al confronto della comunità? degli storici», La Torre ha aggiunto poi di riconoscersi in tale considerazione, richiamando la particolare delicatezza della materia». La cosa potrebbe far ripartire la legge da zero: qualunque modifica, anche minimale, rimanderebbe infatti il provvedimento all’altro ramo del Parlamento. Queste dichiarazioni abbastanza trasparenti hanno fatto da trampolino all’ex ministro della Difesa, il forzista Maurizio Gasparri, che ha annunciato la sua posizione «assai critica in ordine alla praticabilità di un intervento legislativo in materia, che sembra aver come fine una riscrittura del passato di memoria orwelliana», esprimendo conseguentemente «il proprio avviso contrario sul disegno di legge». Dalla Camera, dove è stato relatore della legge, il deputato friulano Giorgio Zanin lancia un allarme. «Lo scenario preoccupa. Già il ritardo registrato dopo il nostro voto faceva temere motivi non esplicitati, riconducibili – come dire – a un lato oscuro, che alla Camera, in sede di discussione, avevamo già avvertito, e che non vorremmo pesasse nella vicenda», dice il parlamentare sanvitese. «Non vorrei che l’idea della riabilitazione fosse percepita da alcuni come un’implicita diminutio del valore delle Forze Armate, smentite nelle loro scelte di cent’anni fa, perché non è cosí. Non c’è un rischio di sistema: l’idea base della catena di comando non viene messa in discussione, però il comando sbagliato, come tale, sì». «Non vorrei che ci fosse una cattiva predisposizione a prescindere, proprio per il valore intrinseco della legge», conclude Zanin. «Io ho parlato di “giubileo civile”, di una richiesta di perdono che trae esempio dalle nuove parole scritte nella morale pubblica. Credo in questo senso che la legge contribuisca a far avanzare la civiltà giuridica del paese. Ma forse è proprio questo il punto su cui l’istituzione è recalcitrante».