Paluzza: sulle tombe di famiglia il Comune perde anche al Consiglio di Stato

 

di Simonetta D’Este
È una sentenza del Consiglio di Stato a dare pace dopo otto anni di ricorsi e carte bollate alle 32 cappelle di famiglia del cimitero di Paluzza – alcune vecchie anche di 50 anni -, che resteranno quindi definitivamente ai legittimi proprietari. È stato infatti respinto con sentenza depositata a fine agosto di quest’anno l’appello presentato dal Comune, in seguito alla decisione del Tar regionale del dicembre 2012, che aveva annullato alcuni articoli del piano cimiteriale e del regolamento di polizia mortuaria dopo il ricorso dei proprietari delle tombe. Ma cosa ha scatenato la bagarre? Molti anni fa fu concesso dall’allora amministrazione comunale l’acquisto di alcuni terreni accanto al muro perimetrale del camposanto per la costruzione di cappelle mortuarie. Nel 2007, però, il Comune di Paluzza ha deciso di disciplinare, attraverso un nuovo piano regolatore cimiteriale e un regolamento comunale di polizia mortuaria, la situazione inserendo le strutture private all’interno del perimetro del cimitero, acquisendo di fatto le cappelle che sarebbero poi state riassegnate agli stessi (ex) proprietari dopo il pagamento della concessione d’uso. Una decisione che ha portato cinque degli interessati (molti risiedono all’estero da decenni) a rivolgersi a un legale, l’avvocato Eliana Massaro dello studio Miculan, e a impugnare il piano regolatore al Tar. Nell’aprile 2008 è arrivata la prima decisione del Tribunale che ha optato per la sospensiva del piano, che avrebbe reso demaniale l’area delle cappelle, e quindi dopo quattro anni a quella definitiva. Il Comune, però, non ha accettato di buon grado questa decisione, che aveva condannato l’amministrazione anche al pagamento del rimborso delle spese e competenze giudiziali a favore dei proprietari, e ha fatto appello al Consiglio di Stato. Appello che è stato respinto, con decisione di compensare le spese. «Finalmente è stato messo un punto su una assurda iniziativa del Comune – dichiara uno dei proprietari ricorrenti Tobia De Franceschi -, che dovrebbe avere altro a cui pensare, per lo sviluppo della montagna per esempio, invece di spendere in questo modo denaro pubblico. Si trattava di un contenzioso di natura assurda, messo in piedi solo per cercare di fare cassa». «Siamo di fronte ora – aggiunge – a un danno erariale per il Comune, che ha dovuto sostenere spese legali per difendere qualcosa che già in partenza si poteva capire fosse indifendibile. Inoltre, ha predisposto un piano cimiteriale che ora deve rifare. E questo significa spendere ancora». De Franceschi, poi, fa riferimento a una sanatoria pagata all’amministrazione negli anni scorsi per un presunto abuso edilizio di circa 500 euro a proprietario. «Le pratiche edilizie di sanatoria pretese dal Comune – spiega – non sono ancora state definite, nonostante la sanzione sia stata pagata, né è stata prodotta la documentazione per l’iter tecnico amministrativo». Fra le 32 tombe di famiglia del cimitero di Paluzza c’è anche quella della famiglia Englaro, dov’è stata sepolta Eluana. Suo padre, Beppino, che vive a Milano, non è tra i cinque titolari delle cappelle che avevano presentato ricorso al Tar. Tra i ricorrenti figura, invece, Tobia De Franceschi, geometra. Ed è stato proprio lui a storcere il naso quando l’amministrazione comunale adottò il Piano regolatore e il regolamento di polizia cimiteriale. «È vero – confermò a suo tempo – che il ricorso lo abbiamo firmato in cinque, ma bisogna tenere presente che molti dei proprietari delle cappelle vivono lontano non solo da Paluzza, ma dal Friuli. Alcuni sono addirittura all’estero da tempo». De Franceschi ricorda che i proprietari hanno anche dovuto pagare al Comune 516 euro come sanatoria.