Poste: addio al Friuli, cancellati 16 uffici e in 45 comuni montani consegne solo a giorni alterni

di Cristian Rigo.
Prima le chiusure, poi la beffa dei servizi a singhiozzo per la Carnia e la montagna pordenonese dove il postino lo vedranno solo a giorni alterni con buona pace di chi aspetta di ritirare la pensione o la corrispondenza. Una settimana gli uffici saranno aperti lunedì, mercoledì e venerdì, quella successiva martedì e giovedì così da una consegna all’altra nei fine settimana rischiano di passare anche quattro giorni. L’obiettivo – scrive nella missiva indirizzata ai 45 sindaci chiamati in causa il responsabile dell’Area logistica Nord Est Fabio Cicuto – è «ridurre l’onere del servizio universale». Ma – ribattono i primi cittadini – «le tasse le paghiamo ogni giorno, mica solo il lunedì e il mercoledì». Perché Poste italiane è sì una Spa, ma il capitale è detenuto al 100% dallo Stato tramite il ministero dell’Economia e delle Finanze. Nonostante questo il piano di riorganizzazione – denuncia il presidente dell’Anci Fvg, Mario Pezzetta – «non tiene in alcuna considerazione le esigenze del territorio visto che le scelte vengono calate dall’alto senza trasparenza né dialogo o collaborazione». Le spiegazioni fornite nella missiva insomma non convincono per nulla i Comuni. «Tale modello – dice sempre Cicuto – è stato adottato in un’ottica di ottimizzazione dei processi di lavorazione della corrispondenza, per adeguare l’offerta di Poste italiane ai mutati comportamenti della clientela. A livello nazionale, infatti, negli ultimi anni evidenzia una costante e continua riduzione dell’utilizzo dei mezzi di comunicazione tradizionali come la posta a favore di mezzi telematici (email, Pec, ecc)». Peccato che la montagna sia una delle aree maggiormente penalizzate per quanto concerne la presenza di connessioni digitali, senza contare poi l’età dei residenti – più alta della media – e la presenza di piccole comunità la cui sopravvivenza è inevitabilmente legata alla presenza di quelli che vengono ancora considerati (evidentemente non da tutti) servizi essenziali. Ecco perché l’Associazione nazionale dei Comuni italiani (Anci) è pronta a dare battaglia. «Domani incontreremo un legale e ci confronteremo sull’opportunità di promuovere dei ricorsi al Tribunale amministrativo regionale. Se ci saranno i presupposti – annuncia Pezzetta – siamo pronti a dare tutto il supporto necessario ai piccoli comuni coinvolti». Il modello sarà quello di Buja, il comune che a tre anni di distanza dalla chiusura di due uffici postali ha vinto il ricorso al Tar tanto che adesso il sindaco Stefano Bergagna intende anche promuovere una class action per ottenere il risarcimento del danno a favore dei cittadini di Urbignacco e Madonna che si sono visti privare “ingiustamente” del servizio. IÈl fatto che Buja abbia vinto la sua partita non significa però che l’esito di un’eventuale azione legale sia scontato: «Questo Tribunale – ha scritto infatti nelle motivazioni il Tar – non sostiene affatto che i due uffici postali in questione non potessero legalmente essere soppressi, ma che ciò doveva eventualmente avvenire previa comparazione dei vari interessi, compresi quelli evidenziati dal Comune, e comunque con una congrua motivazione e non con un mero richiamo alle disposizioni che per la loro generalità non potevano tener conto delle specifiche concrete situazioni». Che non si sia tenuto conto delle specifiche situazioni nemmeno in questo caso, è però, secondo il commissario della comunità montana Lino Not, evidente. «Nessuno è stato contattato prima – sottolinea – le Poste si sono limitate a comunicare la decisione». Non solo. «Anche le proposte di molti comuni disponibili a offrire gratuitamente degli spazi per condividere i servizi – aggiunge Pezzetta – sono rimaste inascoltate». Così, mentre l’Anci studierà la prima mossa legale, la comunità montana della Carnia chiamerà a raccolta i sindaci (sono coinvolti in 26 su 28, gli unici a salvarsi dai tagli sono Tolmezzo e Forni di sopra) e poi si confronterà con i comuni pordenonesi per «valutare possibili forme di protesta». Anche la Regione, assicura l’assessore Paolo Panontin, intende fare la sua parte. «Francamente la sensazione di essere stati un po’ presi in giro c’è: prima abbiamo sottoscritto degli accordi per promuovere nuovi servizi innovativi che non sono ancora partiti e subito dopo ci siamo trovati di fronte a chiusure e a riduzioni di orario che metteranno in difficoltà territori già in sofferenza. Lunedì valuteremo quali iniziativa intraprendere per contrastare questa decisione che disattende le promesse fatte da Poste italiane al punto da rimettere in discussione anche il protocollo. E coinvolgeremo anche i parlamentari».