Premariacco: per Veneziani La politica italiana è un incrocio tra un tribunale e un bordello


Veneziani è uno dei pochi veri intellettuali di destra e oggi mi permette di dare un concreto esempio di cosa significhi il termine demagogia; in sostanza si tratta di usare espressioni "altisonanti" che modificano sottilmente il senso della realtà  attribuendo colpe alle istituzioni piuttosto che agli uomini che le compongono. Il vero significato dell’espressione di Veneziani citata nel titolo, in realtà è: "I politici Italiani sono un’incrocio tra delinquenti e puttanieri" 😀

«La politica italiana? Sta all’incrocio fra il tribunale e il bordello.  Non credo di poterne dare altre definizioni». Marcello Veneziani – intellettuale e filosofo, scrittore, giornalista e opinionista, ospite l’altra sera della tenuta Zorzettig, a Casali Pasch di Premariacco – ne ha per tutti. Politici in primis, appunto: parla di un presidente della Camera «che campa sulla fronda a Berlusconi» ed è affetto da «una dissociazione mentale preoccupante», di un premier che potrebbe crollare «solo per mano di Berlusconi medesimo: a volte è capace di autogol pazzeschi», cataloga il Pdl come «il partito del leader» e il Pd come «il partito “del” e basta, perché non si sa di chi o di che cosa».<br />
L’Italia, dice Veneziani, ha alle spalle una storia di forte contrapposizione ideologica, probabilmente la più forte dell’Occidente. «Da qualche anno, però – osserva -, le categorie principali di tale panorama, la destra e la sinistra, sono sparite. Pensiamoci: nessuno ormai si dichiara espressamente di destra o di sinistra. Siamo in una fase di bipolarismo affaticato, che si traduce in una sorta di monarchia popolare. Il Paese sta vivendo un momento di transizione, e sottolineo “trans”, dove la politica perde i contenuti e diventa un meccanismo ad personam».
Culla di cultura e di anomalie, l’Italia – dice ancora Veneziani – «è lo Stato con il maggior patrimonio culturale al mondo, ma su questa ricchezza non ha mai riflettuto abbastanza: è sconcertante che le “chiavi” della cultura siano state lasciate in mano a personaggi quali il ministro Bondi. Mi sembra una pernacchia ai tesori custoditi dalla penisola. Ma il nostro Paese detiene anche il record di longevità, nel panorama occidentale. La contropartita è rappresentata dalla bassissima natalità, ovvero la media di 1,2 figli a famiglia, e ciò equivale a uno Stato che non ama il proprio avvenire ma solo il suo presente. Altri primati su scala mondiale? Abbiamo il tasso più alto di proprietari di case e un rapporto pro capite con il cellulare che non teme rivali…».
In sintesi: realtà con un grandissimo passato e un futuro che si annuncia invece «scarsissimo», perché il senso dell’italianità è sì forte, ma quello dello Stato, al contrario, è molto debole. «La malattia dell’Italia, il suo principale limite – afferma Veneziani -, è vivere nel culto del presente, senza curarsi di quello che verrà».
Dal mondo della cultura, in tal senso, arriva un campanello d’allarme: «Il potere è rimasto nelle mani di una setta intellettuale, che tiene le leve dell’editoria, dell’università, del teatro, del cinema eccetera, ma che non produce più, non esprime contenuti degni di nota».
E il rapporto giovani-cultura?, chiede il pubblico. «Direi che c’è incompatibilità di carattere. Idem per i giovani e la politica. Ma attenzione: la colpa non è loro».