Regione fvg: se il bilancio regionale fosse una torta, Trieste avrebbe la fetta piú grande

di Beniamino Pagliaro dal MV di oggi

Se il bilancio regionale fosse una torta, Trieste avrebbe la fetta piú grande. La metafora può aiutare nell’analisi della spesa regionale, in totale oltre 4 miliardi e 200 mila euro (dati relativi al 2008), «pesata» territorio per territorio in base al numero di abitanti. Dalla sanità ai trasporti, dalla cultura all’istruzione, il capoluogo regionale “mangia” in proporzione piú degli altri, nonostante il minor numero di abitanti. La spesa regionale annuale complessiva dedicata alla provincia di Trieste, divisa per il numero di abitanti, rivela infatti che per ogni triestino la Regione spende 3.981 euro, mentre 3.346 euro «vanno» a ogni friulano, 2.911 euro a ogni goriziano e 2.792 a ogni pordenonese. <br />
La spesa pubblica. La crisi del debito e le conseguenti misure restrittive dei governi europei hanno riportato drammaticamente d’attualità la necessità di ridurre la spesa pubblica e riuscire allo stesso tempo a far ripartire l’economia. La formula potrebbe non riuscire nella sua magia, considerato il peso delle contaminazioni pubbliche nell’economia nazionale. Ma il punto uno, la priorità, con un federalismo annunciato sempre alle porte, è fotografare la spesa pubblica per progettare un futuro sostenibile. In Friuli Venezia Giulia la musica non cambia: il bilancio di una Regione di confine deve riuscire a sostenere il benessere in città e campagna, la vita dei paesini di montagna e lo sviluppo delle infrastrutture, incoraggiare l’industria e i servizi. In pochi chilometri il panorama cambia radicalmente.
Le risorse. E allora, nel momento in cui si pare obbligati a ridiscutere la quantità delle risorse, vanno prese in considerazione qualità e distribuzione delle stesse. Una prima analisi della spesa regionale nel 2008, divisa per il numero degli abitanti di ogni provincia, traccia un quadro netto: su nove macro-settori di spesa, in ben cinque di questi il bilancio regionale premia i triestini. Alla base di questo squilibrio ci possono essere ragioni storiche, differenze demografiche, radici profonde, e quindi i numeri non possono emettere, così, sentenze. Ma, dice Mauro Travanut, vicecapogruppo del Pd, che sta lavorando all’ipotesi di portare la questione in Consiglio regionale, «guardando questi dati si capisce che c’è un grandissimo lavoro da fare».
Investimenti. Udine (gli udinesi) primeggia per gli investimenti regionali in attività economiche, gestione del territorio e sussidiarietà, alla luce del grande numero di enti locali del territorio. Trieste «si prende» invece i trasporti (156 euro a persona all’anno a fronte dei 33 di Udine), lo sport e la cultura, l’Istruzione, la grande fetta della sanità (46% del bilancio della Regione) e la protezione sociale. A Gorizia va il primato della spesa per la tutela ambientale, mentre Pordenone chiude in bianco. Il peso della sanità merita attenzione: per ogni triestino la Regione spende 1.988 euro, cifra che scende a 1.545 euro a Udine e a 1.300 a Pordenone e Gorizia.
Le differenze. Travanut non pensa a misure estreme. Però, dice, «non si può pensare di mantenere uno status di differenza così evidente. Prima di andare incontro a temi così grandi come quelli del federalismo va messo a punto un flusso di denaro non così squilibrato».

Una risposta a “Regione fvg: se il bilancio regionale fosse una torta, Trieste avrebbe la fetta piú grande”

  1. Aggiornamento del 01/06/2010

    «Udine e il Friuli sono ingiustamente penalizzati dal bilancio regionale». Il grido di allarme che arriva all’indomani dell’analisi sulla spesa della Regione è bipartisan e, insieme agli autonomisti, coinvolge anche la politica e le istituzioni.

    Il “Friuli” chiede insomma di riequilibrare le risorse, soprattutto nel campo dell’istruzione e della ricerca dove – dicono in coro il presidente della Provincia, Pietro Fontanini, il sindaco Furio Honsell e i consiglieri regionali udinesi di Pdl e Pd, Alessandro Colautti e Giorgio Baiutti – «la sperequazione tra Udine e Trieste è incompresibile e inaccettabile»: 282 euro per ogni triestino a fronte dei 96 spesi dalla Regione per ogni abitante della provincia friulana più grande.
    «Un dato incredibile – dice l’ex rettore Honsell – se teniamo conto del fatto che già il Ministero penalizza l’università di Udine prendendo in considerazione criteri storici e non meritocratici».
    Per Fontanini però il dato più preoccupante riguarda il trasporto pubblico visto che il numero di chilometri per abitante concessi a Trieste è di gran lunga superiore (del 60% circa, precisa Honsell) rispetto a quello di Udine. E non è finita qui. «Su alcuni capitoli di spesa come la protezione sociale e la sanità – dice Baiutti del Pd – le maggiori spese per Trieste, considerata la presenza di molti anziani, potrebbero essere giustificate, ma di certo si fatica a comprendere le scelte per le infrastrutture dove la spesa della Regione per la provincia di Udine è di 33 euro procapite contro i 156 di Trieste, i 96 di Gorizia e i 68 di Pordenone». Ecco perché il Pd è pronto a chiedere di rivedere i parametri all’insegna dell’equità. Dello stesso avviso anche Colautti del Pdl secondo il quale i criteri di ripartizione storica andrebbero superati: «La mia – precisa – non è una polemica di campanile, ma una battaglia per individuare un criterio oggettivo e condiviso di ripartizione dei trasferimenti». Dagli autonomisti Renzo Pascolat e Arnaldo Baracetti arriva invece un appello al presidente («friulano») della Regione, Renzo Tondo affinché il Friuli ottenga più autonomia per ristabilire così una pari dignità tra i diversi territori.
    Da Fontanini però arriva anche un’autocritica («bisogna essere più virtuosi anche nella nostra provincia») e un affondo a Honsell («per esempio – dice il presidente – non capisco come il Comune di Udine possa avere mille dipendenti contro i 534 della Provincia»). Secca la replica del sindaco: «Forse Fontanini non è a conoscenza delle attività svolte dal Comune e non sa che nel novero dei dipendenti ci sono anche quelli dell’ambito che sono circa un centinaio».

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