Tolmezzo: 2016, cinquantesimo della scomparsa di Michele Gortani uno dei grandi padri della Carnia

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di Ermes Dorigo.

 Michele Gortani nasce il 16 gennaio 1883 a Lugo, in Spagna, dall’ingegnere Luigi Gortani, naturalista e poligrafo, che lì si trovava per motivi di lavoro, e da Angelina Grassi. La famiglia, più ancora che la scuola, lasma il suo carattere e gli dà saldi principi morali ed etici, oltre ad indirizzare anche i suoi interessi culturali. Dopo gli studi elementari e medi frequenta il Ginnasio-Liceo “Jacopo Stellini” di Udine e, quindi, l’Università a Bologna, dove a ventuno anni si laurea a pieni voti con lode in scienze naturali. Del 1902 è la sua prima pubblicazione scientifica Nuovi fossili Raibliani in Carnia (Intanto nel 1890 a Tolmezzo si era inaugurata la Banca Carnica e nel 1906 viene fondata la Cooperativa Carnica). Nel 1905 pubblica la Flora friulana in collaborazione col padre Luigi. Dal 1904 al 1912 è assistente alla cattedra di geologia presso le Università di Perugia, Bologna, Torino e dal 1913 al 1922 incaricato, sempre di geologia, all’Università di Pisa. In pochi anni perde tutti i suoi cari: nel 1906 muore la sorella Consuelo, nel 1908 il padre Luigi, nel 1910 il fratello Giulio e nel 1911 la madre Angelina. Il 17 settembre 1911 sposa Maria Gentile Mencucci, sua compagna per tutta la vita. Nel 1912 a Tolmezzo sorge la prima scuola tecnica. Nel 1913 viene eletto deputato nella ventiquattresima legislatura. Allo scoppio della prima guerra mondiale si arruola come volontario col grado di sottotenente alpino.

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Nel 1916 (Il 28 giugno 1914 l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono austriaco, e sua moglie erano stati assassinati a Sarajevo. Un mese dopo l’Austria-Ungheria dichiara guerra alla Serbia: ha inizio la prima guerra mondiale. L’Italia si stacca dalla Triplice alleanza e il 24 maggio 1915 dichiara guerra all’Austria) viene incaricato dal ministro della Guerra Bissolati di seguire per il governo le operazioni militari al fronte; per aver criticato l’operato del Comando Supremo e del generale Cadorna, viene condannato a novanta giorni di fortezza ad Osoppo. Dopo la disfatta di Caporetto si dedica con la moglie all’assistenza dei ventimila profughi camici e presenta cinquanta interpellanze in Parlamento sui problemi degli stessi e sui disservizi negli aiuti. Il 27 novembre 1918 pronuncia alla Camera l’intervento Per la Carnia liberata e per i fratelli profughi. Alle elezioni politiche del 1921 si presenta in una lista nella quale confluiscono rappresentanti di diverse tendenze politiche e non viene rieletto. Dal 1920 aveva intanto iniziato la raccolta di oggetti e materiali per la costituzione del Museo Carnico. Nel 1921 a Tolmezzo s’inaugura la scuola professionale “A. Candoni”, prima sede del Museo della Casa Carnica; nello stesso anno si ha l’apertura a Tolmezzo dei convitti dei Salesiani e delle Gianelline. In seguito nel 1928 viene aperta la Cartiera; la Carnia è colpita da un violento terremoto. Nel 1923 diventa professore ordinario alla cattedra di geologia all’Università di Cagliari e quindi di Pavia. Dal 1924 è titolare di geologia all’Università di Bologna, dove insegnerà come ordinario fino al 1953 e come straordinario fino al 1958: in questi anni si colloca la maggior parte della sua vasta produzione scientifica. Nel 1924-25 ripubblica, ampliata con molti suoi saggi, la Guida della Carnia e del Canal del Ferro di Giovanni Marinelli. Nel 1928 insieme ad altri dà vita alla Associazione Pro Carnia, che nel 1930 pubblica l’opuscolo Problemi camici; associazione che per il metodo di lavoro costituisce un’anticipazione della futura Comunità Carnica:

 È stato detto che la Pro Carnia si vuole occupare di troppi argomenti, così da invadere il campo d’azione di altri enti e di altre associazioni. Ma tale accusa non ci tocca. Perché la nostra è opera di incitamento e di fiancheggiamento, di impulso e di divulgazione; perché il nostro scopo non è già d’intralciare l’azione altrui, ma bensì di aprire ad essa la via, orientando l’animo della popolazione secondo le nuove necessità e prospettando le| soluzionie le modalità che la intima conoscenza delle condizioni fisiche della regione, delle attitudini della gente, del suo abito mentale e grado culturale, coll’ausilo anche dell’aperta discussione, ci fa a volte ritenere migliori. L’approvazione e l’appoggio delle superiori autorità e gerarchie, cui teniamo a rinnovare l’espressione della nostra riconoscenza profonda, ci confortano a continuare l’iniziato cammino.

 

Nel 1936-38 compie viaggi di esplorazione geologica per conto dell’Agip nell’Africa Orientale.

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Nel 1937 il Museo Carnico viene sistemato nella casa Comessatti a Tolmezzo.

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 Nel 1944-45, durante l’occupazione nazi-cosacca della Carnia durante la quale nel 1944 come presidente del Comitato di assistenza si prodiga a favore della popolazione carnica; la sua relazione alle autorità italiane e alleate, ampliata, sarà pubblicata col titolo II martirio della Carnia.

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 Nel 1945 aderisce alla Democrazia cristiana.Tra il 1945 e il 1946 sui periodici Carnia e Lavoro(1) si svolge un intenso dibattito per la istituzione della Comunità Carnica, al quale Gortani comincia a partecipare in prima persona dal 5 agosto 1946, come membro della giunta esecutiva per la costituenda Comunità Carnica. Di questo organismo viene eletto presidente e ricoprirà tale carica fino alla morte. Carnia esce per quattro mesi, a partire dal 19 maggio 1945, cessando con il 13° numero. Il sottotitolo iniziale “Settimanale della Quinta Divisione Osoppo-Carnia” muta, in seguito, in “Settimanale per tutti”. Ne è direttore Da Monte, nome di battaglia di Romano Marchetti, il quale, già in tempo di guerra, dirigeva un foglio che propugnava gli ideali del movimento partigiano. Ideali ripresi in queste pagine, aperte a tutte le forze politiche democratiche,  dove la continuità con i valori morali della Resistenza si accompagna con determinazione alla ricerca di una identità politica per la Carnia, nel quadro di un decentramento amministrativo – con una forte accentuazione “autonomista”,  che anticipa le richieste della “provincia della Carnia” –  e si affrontano, ovviamente, i problemi della montagna, aggravati dagli effetti devastanti della guerra. Lavoro si configura come continuazione di Carnia. Dopo un primo periodo, nel quale il sottotitolo è “Settimanale economico-sociale della Carnia, Canal del Ferro, Zona Pedemontana”, a partire dal marzo ‘46  esso recita “Voce della Carnia. Settimanale politico-economico della Regione”. Cessa di uscire nel 1946, alla vigilia del Referendum Istituzionale. Dirige il giornale, in qualità di Redattore Capo Responsabile, Bruno Lepre. Lavoro, affronta con coraggio le problematiche della montagna, contribuendo i maniera determinante alla crescita del movimento di idee che porterà alla nascita della Comunità Carnica(1947).Nel 1947 viene eletto deputato all’Assemblea Costituente, in questa sede per sua iniziativa vengono inseriti negli articoli 44 e 45 della Costituzione i due commi che prevedono provvidenze a favore della montagna e dell’artigianato. . Nel palazzo di Montecitorio il 13 maggio 1947 si discute in aula l’articolo 41 della Carta costituzionale: l’onorevole Gortani insieme ad altri deputati, non soddisfatti del testo concordato, insiste perché la Costituzione contenga un riferimento chiaro ed esplicito alla “montagna”. Come primo firmatario, richiesto dal presidente dell’assemblea se intenda mantenere il suo emendamento, prende la parola Gortani per confermare la sua volontà di mantenerlo, ottenendo l’appoggio di Antonio Segni, a nome del gruppo di maggioranza relativa, cui segue quello, quasi unanime, dei presidenti degli altri gruppi parlamentari: Con tale emendamento, divenuto l’ultimo paragrafo, esso diventerà l’articolo 44 della Costituzione.L’impegno di Gortani non si ferma qui e il giorno successivo, il 14 maggio 1947, insieme agli onorevoli Franceschini, Di Fausto e Andreotti, preoccupati che nella legge fondamentale dello Stato non venga inserito un riferimento esplicito all’artigianato, presenta un ordine del giorno, che egli stesso illustra e propone di aggiungere: “Apposite provvidenze legislative assicurano la tutela e lo sviluppo dell’artigianato”.Con l’aggiunta di questo comma l’articolo, che durante la discussione aveva il n. 43, diverrà l’articolo 45 della Costituzione italiana.

Eletto senatore nella legislatura 1948-53 ha un ruolo di grande rilievo per l’approvazione della legge n. 991 del 25 luglio 1952, la prima legislazione organica sulla montagna. Il comma dell’articolo 44 che prevede «provvedimenti in favore delle zone montane» permette a Gortani, nella sua veste di senatore, durante la legislatura 1948-1953, di essere uno dei protagonisti dell’approvazione della legge numero 991 del 25 luglio 1952, considerata la prima legge organica promulgata in Italia a favore della montagna:

Onorevoli colleghi, vi è in Italia una regione che comprende un quinto della sua popolazione, che si estende per un terzo della sua superficie e in cui la vita di tutti i ceti e categorie si svolge in condizioni di particolare durezza e di particolare disagio a confronto col rimanente del paese. Questa regione, che non ha contorni geografici ben definiti, ma si estende ampiamente nella cerchia alpina, si allunga sulle dorsali appenniniche e si ritrova nelle isole maggiori, risulta dall’insieme delle nostre zone montane. È  una regione abitata da gente laboriosa, parsimoniosa, paziente, tenace; che in silenzio lavora e in silenzio soffre tra avversità di suolo e di clima; che rifugge dal disordine, dai tumulti e dalle dimostrazioni di piazza, e ne è ripagata con l’abbandono sistematico da parte dello Stato. 0 meglio, della montagna e dei montanari lo Stato si ricorda, di regola, e si mostra presente, quando si tratta di imporre vincoli, di esigere tributi o di prelevare soldati.Matrigna la natura, al nostro montanaro, e matrigna la patria; e tuttavia è pronto, così per la patria, come per la nativa montagna, a sacrificare, ove occorra, anche se stesso. Perché la montagna è la sua vita, e la sua patria è la sua ragione di vivere. E in lei non ha ancora perduto la sua fiducia. Facciamo che non la perda. Ad ora ad ora voci si sono levate in favore della montagna: voci altruiste reclamanti giustizia, e voci utilitarie reclamanti la restaurazione montana come fonte di pubblico bene. Ma le une e le altre sono cadute o nell’indifferenza o nell’oblio. E intanto le selve si diradano, inselvatichiscono i pascoli, cadono le pendici in crescente sfacelo; le acque sregolate rodono i monti e alluvionano e inondano le pianure e le valli; intristiscono i villaggi a cui non giungono le strade né i conforti del vivere civile; la robustezza della stirpe cede all’eccesso delle fatiche e delle restrizioni, e la montagna si isterilisce e si spopola. Ora è tempo che al montanaro si volga con amore questa Italia che si rinnova. Noi chiediamo che nella nuova Carta costituzionale, dove tante sono le norme ispirate all’amore e alla giustizia, ci sia anche una parola per lui. A tal fine abbiamo presentato questo comma aggiuntivo all’articolo 41; «Nel medesimo intento» (cioè di conseguire il razionale sfruttamento del suolo e stabilire equi rapporti sociali) “la legge dispone provvedimenti in favore delle zone montane”.

 

Un altro carnico fu tra i protagonisti della formulazione e approvazione di una nuova legge sulla montagna, istitutiva delle Comunità montane (L. 1102 del 1971), il senatore Bruno Lepre, che con un intervento, che sintetizza la storia politica della Carnia pretondiana, ebbe l’onore di aprire il dibattito:

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale. Il primo iscritto a parlare è l’onorevole Lepre. Ne ha facoltà.

 LEPRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole ministro, la nuova legge della montagna che, la Camera si accinge a votare e che il gruppo socialista confida sia ulteriormente migliorata, è uno strumento da tempo atteso dalle popolazioni montanare afflitte dallo spopolamento e dal fenomeno dell’emigrazione, e condannate, se non si pongono urgenti rimedi, al loro definitivo svuotamento come entità socio-economiche. Non starò a dire dei sacrifici che questa gente ha affrontato in pace e in guerra, gente sobria che finora però ha ottenuto solo l’elogio dei governanti e non una politica di salvaguardia di quei grandi valori umani che proprio la montagna raccoglie; né dirò che questa brava gente ha fatto le barricate a difesa della patria nelle guerre del Risorgimento, nella grande guerra, in Grecia, in Russia, nella lotta di Liberazione, sacrificando quasi tutta la sua gioventù: forse ha il torto di avere silenziosamente taciuto e sofferto anche quando la dimenticanza dello Stato ha assunto atteggiamenti veramente provocatori. Dirò soltanto che quando si difende la montagna si difende anche il suolo attraverso la vigile sopravvivenza delle sue popolazioni e si difende quindi l’intero territorio dello Stato.

È  necessaria una legge che affronti il problema della montagna in tutta la sua interezza. Si tratta, ripeto, soprattutto di un problema di contenimento dell’esodo emigratorio interno ed estero che, in chiave programmatoria, vada a rimuovere le cause di questo spopolamento.

Nella mia terra, la Carnia pur confinante con il terzo Reich, nel 1944, in una terra circondata dal ferro e dal fuoco nemico si è saputa creare una zona libera, dandosi un proprio governo della Carnia libera, il cui tribunale ha pronunciato, in territorio occupato, la prima sentenza con la formula: “In nome del popolo italiano”. Questa Carnia, che aveva eletto le prime giunte comunali democratiche, forte di questa esperienza, ha creato nel 1945-46, ad iniziativa del CLN carnico, la Comunità Carnica, primo esperimento in Italia di consorzio di tutti i comuni della montagna friulana, creato proprio al fine di unire tutti gli sforzi per tentare una concreta rinascita della montagna friulana. Direi che il tipo di comunità montana prospettato dal disegno di legge oggi al nostro esame, trova il suo modello nello statuto e nell’organizzazione della comunità carnica. Se ciò è motivo di orgoglio per questa gente, resta l’amara constatazione che questa comunità ha condotto una battaglia generosa sì, ma anche contro i mulini a vento, perché priva di riconoscimento, di attribuzioni e poteri, non concessi dalla legislazione dello Stato. Ecco l’esigenza di valorizzare, le Comunità Montane.

Il 22 settembre 1963 viene inaugurato nella sua sede definitiva di palazzo Campeis il Museo Carnico delle Arti e Tradizioni Popolari.

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Muore nella sua casa, a Tolmezzo, il 24 gennaio 1966.

NOTE

1.Carnia esce per quattro mesi, a partire dal 19 maggio 1945, cessando con il 13° numero. Il sottotitolo iniziale “Settimanale della Quinta Divisione Osoppo-Carnia” muta, in seguito, in “Settimanale per tutti”. Ne è direttore Da Monte, nome di battaglia di Romano Marchetti, il quale, già in tempo di guerra, dirigeva un foglio che propugnava gli ideali del movimento partigiano. Ideali ripresi in queste pagine, aperte a tutte le forze politiche democratiche,  dove la continuità con i valori morali della Resistenza si accompagna con determinazione alla ricerca di una identità politica per la Carnia, nel quadro di un decentramento amministrativo – con una forte accentuazione “autonomista”,  che anticipa le richieste della “provincia della Carnia” –  e si affrontano, ovviamente, i problemi della montagna, aggravati dagli effetti devastanti della guerra. Lavoro si configura come continuazione di Carnia. Dopo un primo periodo, nel quale il sottotitolo è “Settimanale economico-sociale della Carnia, Canal del Ferro, Zona Pedemontana”, a partire dal marzo ‘46  esso recita “Voce della Carnia. Settimanale politico-economico della Regione”. Cessa di uscire nel 1946, alla vigilia del Referendum Istituzionale. Dirige il giornale, in qualità di Redattore Capo Responsabile, Bruno Lepre. Lavoro, affronta con coraggio le problematiche della montagna, contribuendo i maniera determinante alla crescita del movimento di idee che porterà alla nascita della Comunità Carnica(1947).