Tolmezzo: chiuso il Tribunale, nel carcere arriva il boss Bagarella

Leoluca Bagarella, uno dei più spietati killer della mafia siciliana, implicato nella strage di Capaci e nel terribile omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo (il cui corpo fu sciolto nell’acido), è stato trasferito nel carcere di massima sicurezza di Tolmezzo. Nelle ultime settimane, infatti, circa 250 mafiosi al carcere duro – in tutto sono 700 – sono stati prelevati dagli istituti di pena in cui erano detenuti e trasferiti in altre carceri di massima sicurezza. Una «rivoluzione» rimasta top secret, progettata dal Dipartimento per l’Amministrazione Penitenziaria nei mesi scorsi e comunicata al ministero della Giustizia, alla Direzione Nazionale Antimafia e alle Dda di tutta Italia. Imponenti le misure di sicurezza, visto che in ballo c’erano personaggi di spicco di mafia, ‘ndrangheta, camorra e sacra corona unita. Il provvedimento è stato adottato per evitare lunghe permanenze dei detenuti negli stessi istituti di pena: il trasferimento ha riguardato, infatti, i mafiosi al 41 bis ristretti nello stesso carcere da oltre 5 anni. Lo spostamento dovrebbe evitare consolidamenti di rapporti tra i carcerati e il personale, amministrativo e sanitario, degli istituti di pena.

Tra i nomi «eccellenti» toccati dalla decisione del Dap, oltre a Bagarella, boss del calibro di Raffaele Cutolo, dei fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, Totò Riina e Bernardo Provenzano. Sia Bagarella che Riina hanno «inaugurato» oggi il collegamento in videoconferenza nelle loro nuove carceri all’udienza del processo sulla trattativa Stato-mafia in corso a Palermo. Riina da Milano è stato portato a Parma (istituto di pena in cui era ristretto Bernardo Provenzano, mandato a Opera e poi in ospedale a Milano per accertamenti) e Bagarella dall’Aquila è finito a Tolmezzo.

Nel 1992, dopo l’arresto del boss Totò Riina, Bagarella prese il comando dell’ala militare di Cosa Nostra, composta da Giovanni Brusca, Matteo Messina Denaro e Giuseppe Graviano, che era favorevole alla continuazione della cosiddetta «strategia stragista» iniziata da Riina, contrapponendosi ad una fazione più moderata guidata da Bernardo Provenzano ed avendone infine la meglio. Nel 1993 fu ufficialmente indagato come mandante della Strage di Capaci insieme a Giovanni Brusca, Domenico Ganci e Antonino Gioè. Fu arrestato dalla DIA il 24 giugno 1995, e sottoposto al regime di 41 bis nel carcere dell’Aquila. Nel 1997 la Corte di cassazione confermò per Bagarella la condanna all’ergastolo per l’omicidio di Boris Giuliano, e confermò anche l’ergastolo per la Strage di Capaci. Nel 2002 venne condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino Di Matteo, che venne strangolato e sciolto nell’acido. Sempre nel 2002, durante un’udienza a Trapani alla quale Bagarella partecipava tramite videoconferenza, lesse un comunicato di protesta verso il sistema del carcere duro, indirizzato al mondo politico.Nonostante il regime di carcere duro, sono stati segnalati da parte sua alcuni episodi di violenza nei confronti di altri detenuti: in uno di questi, Bagarella lancia olio bollente contro un altro carcerato, un boss della ‘ndrangheta minacciandolo di morte e subendo un’ulteriore condanna ad 1 anno di carcere.

Il 24 luglio 2012 la Procura di Palermo, sotto Antonio Ingroia e in riferimento all’indagine sulla Trattativa Stato-Mafia, ha chiesto il rinvio a giudizio di Bagarella e altri 11 indagati accusati di «concorso esterno in associazione mafiosa» e «violenza o minaccia a corpo politico dello Stato». Il relativo processo è tutt’ora in corso.

Una risposta a “Tolmezzo: chiuso il Tribunale, nel carcere arriva il boss Bagarella”

  1. “Chi è causa del suo mal pianga se stesso”.Per far grande Tolmezzo a suo tempo la Classe politica ha commesso dei gravissimi errori di valutazione.Era necessaria una struttura carceraria di massima sicurezza in Carnia a Tolmezzo per ospitare i mafiosi? Non ci si lamenti quindi oggi per quanto sta avvenendo.

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