Tolmezzo: «Inconsistenti le istanze degli accusatori», l’ispettore sollevato dalle accuse

di Gino Grillo.
L’ispettore Omar Di Ronco della polizia di Stato in servizio nella città carnica, difeso dall’avvocato Gabriele Bano dello studio Cardella, è stato sollevato dalle accuse di falso ideologico e falso in atto pubblico mossegli da Silvestro Giamblanco, brigadiere di 46 anni residente a Buja, e dal maresciallo Ignazio Tidona, 53 anni, originario della provincia di Ragusa, attualmente sospesi dal servizio e condannati, in primo grado a cinque anni di carcere e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Il giudice Francesco Florit, in questi giorni, ha accolto la richiesta di archiviazione presentata dal pubblico ministero osservando che le accuse formulate contro l’ispettore Di Ronco «sono del tutto infondate». Il giudice prosegue: «Dal punto di vista processuale si tratta evidentemente del tipico “tit for tat” giudiziale che cerca di compensare e riequilibrare denuncia con denuncia in modo da creare un rimpallo di responsabilità per generare confusione nel tentativo (in questo caso) di sgravare la propria posizione». I momenti cui si riferiscono questi fatti sono quelli relativi alle intercettazioni, ordinate all’ispettore Di Ronco, dal procuratore della Repubblica Giancarlo Buonocore, per verificare la veridicità di alcuni verbali che vedevano coinvolto pure l’ex luogotenente dell’Arma Demetrio Condello, ora radiato dal corpo, del settembre 2010, dei carabinieri su un presunto spaccio di droga avvenuto a Buia. Di Ronco, su ordine della Procura della Repubblica, aveva trascritto i tabulati telefonici che sono stati impugnati dai due carabinieri accusati. Il giudice ha rilevato che l’ispettore Di Ronco non ha mai agito di propria iniziativa, ma su preciso ordine del procuratore Buonocore «in tempi limitatissimi entro i quali gli atti di indagine delegati dovettero essere compiuti». Questo per prevenire eventuali fughe di notizie su una indagine particolarmente “complessa e contratta”». Al più, conviene il giudice, vi potrebbe «essere stato un errore nella lettura dei tabulati e conseguentemente nella redazione dei verbali». Il giudice Florit non ha rilevato però che questa eventuale circostanza sia stata effettuata con dolo, per cui ha ritenuto le istanze dei due accusatori, Giamblanco e Tidona «prive di consistenza». Chiusa questa parentesi processuale, ora i due carabinieri sospesi Giamblanco e Tidona attendono il processo d’appello.