Tolmezzo: per Luches la fusione col Cafc è una seria criticità per Carniacque

di Tanja Ariis.
Il presidente di Carniacque Fabrizio Luches illustra in consiglio comunale l’attività della società e respinge l’accusa di approfittarne per far politica, rispondendo che lui, proprio per il suo ruolo nella società, non nasconde le criticità nella fusione con il Cafc e quindi gli elementi minimi da chiedere a favore del territorio. Senza giri di parole, Luches si è detto sorpreso dell’invito a relazionare, dopo che a gennaio il Pd aveva chiesto la sua sostituzione e lo aveva accusato in pratica di scarsa professionalità. Ha spiegato i vari passaggi a cui è sottoposta ora la spa (che ha 7 milioni di fatturato annuo, 47 dipendenti e 148 depuratori) destinata a essere fusa con il Cafc. Non ha nascosto che al suo insediamento in Carniacque si sarebbe atteso un maggiore legame degli amministratori locali al territorio. Ha ricordato che la società nel marzo 2015 ha avviato, per delibera della Consulta d’ambito, il percorso di aggregazione con Cafc, e a settembre sono state avviate procedure interne di valutazione reciproca preliminari alla fusione. Lunedì si terrà la riunione tra le due aziende per stabilire il valore di concambio (il riconoscimento ai soci dell’ente incorporato della quota di capitale dell’ente incorporante). L’accordo vincolante di fusione porterà al progetto di fusione, che va approvato dalle due società entro giugno. Dal gennaio 2017 Cafc subentrerà a Carniacque. Rispetto a quando lui ha preso in mano la società (luglio 2014), ha spiegato Luches, i debiti sono stati ridotti di un milione 200 mila euro e solo nel 2015 sono stati pagati 300 mila euro ai soci (i Comuni), nonostante il mancato supporto del sistema bancario. Ha elencato una serie di interventi svolti e da svolgere, le previsioni e i problemi. Secondo Luches le modifiche di legge sul servizio idrico integrato in approvazione in consiglio regionale sono tardive per Carniacque: sarebbe salva se fossero giunte un anno fa. Luches ha respinto l’accusa di frenare la fusione e ha indicato tra i nodi da sciogliere: documentazioni su concessioni che vanno fornite dai Comuni, un’istruttoria in corso per alcuni casi dubbi di Comuni che, nel trasferimento a Carniacque dei mutui per le infrastrutture, potrebbero aver comunicato un onere al lordo e non al netto dei contributi ricevuti, l’eccessivo costo di affitto chiesto dal Cosint (sordo alle richieste di una sua riduzione) per la sede di Carniacque.