Tramonti: avvistati due lupi a un passo dalla Carnia

di Guglielmo Zisa.

Faticano a trattenere l’emozione. Quella di una scoperta che, a memoria d’uomo, nel Pordenonese non ha precedenti. Marco Pavanello e Angelo Leandro Dreon, colleghi nel corpo della polizia locale della Provincia e accomunati dalla passione per l’ambiente, frutto anche degli studi universitari in Scienze naturali, si sono imbattuti in due esemplari di lupo. Un avvistamento di straordinaria importanza scientifica, che testimonia la biodiversità presente in Val Tramontina. Va fatta una premessa: il lupo è stato a lungo perseguitato, tanto che nel XX secolo è stato eliminato da gran parte dell’Europa. Già all’inizio del ’900 si poteva considerare estinto in Slovenia, mentre l’ultimo lupo presente nel Triveneto fu abbattuto nel 1931. «Nel 1974 si calcola che in Italia – spiegano i due funzionari provinciali – non ci fosse che un centinaio di lupi concentrati nelle zone più remote dell’Appennino centro-meridionale, mentre al di là dell’Adriatico questi predatori hanno resistito soprattutto in selvagge zone montane della Croazia e della Bosnia». I lupi italiani e quelli balcanici sono quindi rimasti a lungo isolati. In meno di un secolo le cose sono però cambiate. Il primo storico incontro fra le due popolazioni si è avuto grazie a un lupo di nome Slavc, radio-collarato da un’équipe dell’università di Lubiana. Dopo una “gita” in Carinzia e Stiria, il lupo è sceso in Alto Adige e ha raggiunto i monti Lessini, a cavallo tra le province di Verona e Trento. Qui ha incontrato una lupa italiana, subito battezzata Giulietta, e si è fermato. Slavc e Giulietta nel maggio di quest’anno hanno dato alla luce due esemplari. «Nel luglio di quest’anno si sono verificate alcune predazioni di pecore sulle Prealpi Carniche pordenonesi – spiegano i due naturalisti – e abbiamo notato da subito i caratteristici segni lasciati dal lupo». Dietro consiglio di Luca Lapini, zoologo del Museo friulano di storia naturale di Udine, gli agenti hanno raccolto alcuni campioni biologici per future analisi genetiche. Quindi, grazie anche alla collaborazione di Renato Cordenos, veterinario dell’Ass 6, hanno raccolto altri campioni, sistemando una foto-trappola vicino a una delle prede. Le immagini così ottenute mostrano un grosso cane dalla morfologia lupina che trascina la carcassa di un ovino appena ucciso. Ancora troppo poco per avere certezze. La conferma definitiva dell’identità del predatore è arrivata dalle analisi genetiche effettuate grazie alla collaborazione tra la Regione e l’Istituto superiore per la protezione dell’ambiente di Ozzano nell’Emilia. E’ emerso che i lupi autori delle predazioni sono due, uno di origine italica e l’altro no.

Era dal 1931 che nel Triveneto non si accertava la presenza stabile del lupo, ma quell’anno segnò anche l’abbattimento dell’ultimo esemplare, in località Campobon in provincia di Belluno. Poi nessun segnale fino a qualche anno fa – era il 2007 – quando un altro lupo fu travolto e ucciso da una slavina a Varena in Val di Fiemme. A ricordare queste tappe è Luca Lapini, zoologo del Museo di storia naturale, che sta seguendo i recenti avvistamenti e gli sviluppi che potrebbero derivarne. «Che quello della Val Tramontina fosse davvero un lupo, anzi due, lo ha rivelato l’analisi del Dna estratto da campioni di saliva prelevati dalle ferite sugli animali predati. Quei campioni sono stati analizzati all’Ispra, dove lavora il dottor Ettore Randi, un esperto proprio del lupo. E’ stato così possibile stabilire che si trattava del Dna di due esemplari diversi, uno sicuramente di provenienza italiana». «Dalle immagini – aggiunge Lapini – si può ipotizzare che quella che si vede sia una femmina, essendo piuttosto piccola con una distanza tra i canini di 3,7 centimetri. Dell’altro esemplare possiamo invece ipotizzare una provenienza dinarica». La coppia sembra aver preso dimora nella zona da circa un anno (ma solo a luglio si erano notati i primi episodi di predazione) e ora ci si aspetta che anch’essa, come Giulietta e il suo compagno, metta al mondo dei cuccioli. «Nell’attuale situazione economica e sociale il lupo non costituisce pericolo per l’uomo – spiega ancora Lapini, ricordando che invece nei secoli passati i pastorelli erano purtroppo vittime frequenti di attacchi -. Se c’è la predazione di bestiame – aggiunge – la Regione interviene con un risarcimento».