Tratta ferroviaria La Carnia–Villa Santina: racconta Pietro Cirant “l’ultimo della Veneta”

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di Gino Grillo
 È “l’ultimo della Veneta”, la società che gestiva il trasporto su rotaia della tratta di diciannove chilometri La Carnia – Villa Santina. Pietro Cirant oggi ha 88 anni e vive nel suo paese d’origine con la moglie Giannina Lorenzin. Si tratta dell’ultimo lavorante della Società Veneta dell’ingegnere Lorenzo Breda che assieme a una cinquantina di suoi compaesani entrò a servizio delle ferrovie sin dall’agosto 1945. La sua mansione era quella di “accenditore delle locomotive”. «Erano locomotive a carbone, che funzionavano a vapore – ricorda Pietro –. Per due anni ho dovuto accendere la caldaia e tenere il fuoco acceso tutta la notte per permettere la partenza del treno la mattina successiva». Poi per Pietro è arrivato il trasferimento in officina e quindi, quando il diesel e l’elettricità hanno preso il posto del carbone e del vapore, ha tentato, senza successo, l’esame di macchinista. Poco male perchè il destino aveva in serbo per lui altri piani. «Alla fine mi è andata bene, perché sono diventato capotreno, mansione che ho mantenuto sino alla pensione ottenuta negli anni Ottanta» mette in chiaro. Dalla Carnia, Piero ha dovuto spostarsi ad Asiago, in Veneto, la notizia arrivò senza troppe cerimonie. «A quel tempo ti dicevano solo che eri trasferito, non si curavano di trovarti una accomodazione, dovevi arrangiarti» è la testimonianza di Pietro. Ricorda il primo giorno ad Asiago, con 23 gradi sottozero, senza sapere dove andare a dormire. «I colleghi mi hanno indicato un salone sopra la stazione: ho dormito sotto una piramide di coperte, patendo ugualmente un freddo cane» ammette. Rammenta il treno a cremagliera, che quando entrava in galleria «siccome si viaggiava senza finestrini, ci si doveva accucciare a terra per poter respirare: il calore era così alto che all’uscita del tunnel eri tutto nero dal fumo e dalle bruciature». Pietro sfoglia con nostalgia l’album delle vecchie fotografie, lì dentro ci sono i suoi colleghi carnici, e particolari che ispirano aneddoti e storie di quei tempi. «A Villa Santina nel 1952 è stato girato il film “Penne nere” con Marcello Mastroianni e Marina Vlady: io facevo andare il treno durante le riprese» afferma orgoglioso. «Nel dopoguerra non c’erano lavatrici e acqua calda nelle case. Le donne del paese arrivavano di mattina con i secchi per farsi dare dell’acqua calda che scaricavo dalla caldaia del treno». Il treno serviva anche in cucina. «Spesso le donne venivano anche a farsi battere il baccalà. Lo stendevo sulle rotaie ci passavo sopra con la locomotrice». La Veneta era un’istituzione in Carnia. «Ricordo – termina chiudendo l’album delle fotografie e dei ricordi – che quando si entrava a Tolmezzo, alla Cantina Brunetti trovavamo sempre del vino nero e bianco, da bere con il “cop”, con la scritta “Riservato al personale della Società veneta”.