Una risposta a “Udine: Beppino Englaro indagato per omicidio volontario”

  1. Aggiornamento del 28/02/2009

    «Gli uomini di Chiesa moderino il linguaggio, non si può usare un linguaggio come quello del cardinale Barragan».

    Lo dice don Tarcisio Puntel, parroco di Paluzza, il paese d’origine della famiglia Englaro, uno dei pochi sacerdoti che ha ancora un contatto con Beppino Englaro. Barragan in una dichiarazione aveva affermato che “Beppino lo catalogo come un assassino”. «Englaro – aggiunge don Puntel – ha sbagliato, gliel’ho sempre detto, lui sa che ho una visione opposta alla sua, ma tra noi c’è rispetto ed è per questo che continua il dialogo. Usare parole come “assassino” o “omicida” e apostrofare una persona in questo modo non è da cristiani. La verità va detta fino in fondo, senza mezzi termini, ma in un rapporto dialogico».

    Ieri il cardinale Javier Lozano Barragan, “ministro vaticano” della Salute, è tornato sul tema etico che attualmente più spacca il Paese, quello del fine vita.

    Prima di affrontarlo, Barragan ha premesso che «la Chiesa propone e non impone» e a Beppino Englaro, indagato per omicidio volontario, ricorda la legge di Dio. «Abbiamo un comandamento, il quinto, che dice non uccidere. Chi uccide un innocente commette un omicidio. Se Englaro ha ammazzato allora è un omicida».

    Il presidente del pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, si rivolge poi ai «signori parlamentari» e nell’ipotesi che il ddl sul testamento biologico slitti, il porporato coglie l’occasione per invitare le Camere a un’ulteriore riflessione. I politici «devono vedere – spiega – se ci sono già le condizioni di maturità per poter andare verso una legge». La preoccupazione della Santa Sede è che agendo velocemente, possa essere varata una legge che nasconda delle scappatoie eutanasiche. «Va bene che ci sia una legge – precisa – perchè non ci sia arbitrarietà, però la legge deve essere tale da arrivare al bene comune e non al male comune, al quale si arriverebbe se si imboccasse la via dell’eutanasia».

    Quindi, sottolinea Barragan, «se il testamento biologico è soltanto una maschera che nasconde l’eutanasia non va accettato». Ecco allora la prima indicazione su cui la Chiesa non transige: vanno garantiti cibo e acqua «nutrimenti essenziali» a chi è in stato vegetativo perchè «non sono una terapia, e non possono perciò costituire accanimento terapeutico». Per quanto riguarda gli altri «paletti», il cardinale li indica uno per uno: bisogna stabilire «una frontiera tra cure palliative e accanimento terapeutico», rifiutare «le terapie sproporzionate e inutili», considerare con attenzione «la figura del fiduciario» perchè attraverso questi «non si apra la porta all’eutanasia» e infine, dal momento che «la volontà del paziente è diversa quando questi gode della piena salute», il testamento deve essere «revocabile».

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