Vajont: ora tutto dipende dall’Enel, proprietario della diga


di Fabiano Filippin

All’indomani dell’annuncio di fattibilità da parte dei Comuni interessati, la centralina idroelettrica del Vajont registra un primo “mistero” di fondo: l’ex sindaco di Erto e Casso, Italo Filippin, si è infatti domandato se e quando l’Enel abbia ceduto ai privati il diritto di utilizzare le acque di risulta del lago. In altre parole, quella effettuata venerdì mattina dai tre sindaci di Erto e Casso, Longarone e Castellavazzo rischia di rimanere per lungo tempo una semplice dichiarazione di intenti

Filippin si spiega meglio citando norme e leggi secondo cui la sicurezza dell’impianto viene attribuita all’Enel. L’ex colosso nazionale per l’energia elettrica è infatti la proprietaria della diga e, di riflesso, dell’acqua contenuta nell’invaso. «Non mi risulta che l’Enel abbia rinnovato concessioni allo sfruttamento dell’acqua che sbuca dopo il muraglione e si getta nel Piave – ha detto l’attuale guida naturalistica del Vajont e commissario di Erto e Casso dalla mattina successiva al 9 ottobre 1963 –. Nessuno conosce, per esempio, le condizioni che sarebbero state imposte per questo riutilizzo e il dubbio non mi pare proprio così insignificante. In ogni caso credo che prima di parlare di una riattivazione del lago ci siano argomenti più urgenti e importanti da affrontare. La valle ha problemi da risolvere che vanno ben al di là di questa specifica idea».
 

Da parte sua l’attuale primo cittadino della Val Vajont, Luciano Pezzin, ne fa una questione di soldi. «E’ vero, c’è l’aspetto morale dei morti del disastro, ma senza l’impianto idrico rischiamo di chiudere il municipio per carenza di fondi». Sullo stesso piano le affermazioni dei suoi colleghi di Longarone, Renato Padrin, e di Castellavazzo, Giorgio Roccon. Gli stessi comitati, associazioni e sodalizi dei superstiti sono divisi. Mauro Corona non vede di buon occhio la proposta. E nel frattempo si apre una nuova questione di compatibilità ambientale del progetto. L’area di Erto e Casso ricade nell’ambito dolomitico dell’Unesco, che l’anno scorso ha cominciato a tutelare il sito. La Val Vajont è anche parte integrante del Parco regionale delle Dolomiti friulane, le cui prescrizioni in materia di risorse naturali sono tassative.
Mentre Rifondazione comunista in Friuli e Italia dei valori a Belluno hanno già espresso un no categorico al programma energetico del Vajont, il consigliere regionale Edouard Ballaman ha aperto un dibattito tecnico interrogando il governatore Renzo Tondo. «Chiedo soltanto che vengano rese note e discusse pubblicamente le analisi preliminari sulla compatibilità del progetto con gli investimenti turistici già realizzati, con la normativa europea di Bruxelles, con i vincoli stabiliti dall’Unesco e con quelli del Parco», si legge nell’interpellanza di Ballaman.

 

Una risposta a “Vajont: ora tutto dipende dall’Enel, proprietario della diga”

  1. Mi sembra che la nuova centrale venga fatta sull'acqua del torrente Vajont, non sull'acqua della Diga, altrimenti non si spiegherebbe come mai i consigli comunali di Longarone e Castellavazzo abbiano già dato il loro parere favorevole.

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