Vancouver: Ale Pittin 7° mella seconda combinata olimpica

Come sempre nella prova del salto Alessandro si difende: è al momento tredicesimo dopo la Prova del Salto sul Trampolino Grande, la lunghezza del suo salto è stata di 122,5 metri. Partirà quindi nella prova di fondo con un ritardo di  1:13 minuti. Ma quello che conta è che davanti a lui ha degli specialisti del salto  mentre i fuoriclasse del fondo della combinata nordica sono lì con lui. CHURAVY è 23 secondi avanti, SPILLANE  a 40,  WATABE Akito a 15 e Quindi le speranze per un recupero ci sono e q uindi le speranze per un recupero ci stanno tutte.

Fà decisamente arrabbiare che la RAI non mandi sui canali normali la gara di un atleta che ha vinto il bronzo alle olimpiadi solo una settimana prima. E allora via sul satellite a seguire la gara.

Numero 13 per Pittin: la neve è molto bagnata e 3 gradi di temperatura esterna.  Pittin è già a 59 secondi dopo 5 minuti di gara; al primo giro il vantaggio del battistrada è di 52 secondi sul nostro campione.

Al 2° giro si forma un terzetto al comando e dietro continua la rimonta: sono a 45 secondi.
Cambia la situazione ai 6.7 km, perchè gli inseguitori cominciano a perdere terreno, probabilmente c’è troppa tattica nel gruppo.

Al 3° giro il distacco sale ancora: 50 secondi e comincia a essere difficile il ricongiungimento.
i due americani davanti non mollano e a 800 metri il distacco è oramai incolmabile. Quindi la volata finale nel gruppone sarà per il 4° posto; lo sprint finale vede la vittoria di  DEMONG e al secondo posto SPILLANE, terzo per GRUBER austriaco. Alessandro giunge 7° a 40 secondi e un ottimo piazzamento nella gara olimpica.

Una risposta a “Vancouver: Ale Pittin 7° mella seconda combinata olimpica”

  1. I miracoli non vanno più di moda nello sport italiano e Alessandro Pittin non è riuscito a confezionare un’altra impresa dopo il bronzo nella prima Gundersen, ma ci ha ugualmente regalato un settimo posto di grandissimo valore nella gara dal trampolino grande in cui gli Stati Uniti hanno fatto doppietta con Bill Demong e Johnny Spillane, mentre il bronzo è andato al collo dell’austriaco Bernhard Gruber.

    Non c’è la seconda medaglia, ma l’Italia può sorridere ugualmente per la grande prova collettiva offerta dagli azzurri che piazzano Runggaldier 11º, Bauer 21º e il tarvisiano Michielli 23º. Le cose cominciano a complicarsi già nel salto, tormentato dal vento (i giudici sono costretti a sospendere la prova per mezz’ora), in cui Pittin non brilla: solo il 13º posto con 108,7 metri, che gli vale il 13º posto e lo carica di un ritardo di un minuto e 13’’. «Il salto è da dimenticare – dice Pittin con una punta polemica al termine della gara – la giuria ha fatto casino, ma è andata peggio a quelli che hanno saltato dopo di me… Forse con un distacco minore sarei riuscito ad arrivare più avanti. Pazienza, teniamoci questo settimo posto che poi non è male». “Ale”, comunque, ci prova con tutto se stesso e nella prova sugli sci si lancia a testa bassa all’inseguimento dei migliori, riuscendo a metà gara ad arrivare a una quarantina di secondi dai primi tre, che, però, fanno corsa a sè. Si toglie, però, la soddisfazione di agguantare molti degli avversari partiti davanti a lui chiudendo al settimo posto.
    Con il bronzo nella gara di apertura al ragazzo di Cercivento, che abita a un tiro di schioppo da Paluzza “culla” dei Di Centa, va comunque il merito di avere sdoganato la combinata nordica, una specialità di nicchia, che il grosso del pubblico ignorava, ma che “Ale” ha portato alla ribalta con la sua prima medaglia. Che rappresenta un autentico miracolo se si pensa che nel nostro paese i praticanti sono poco più di una cinquantina. «Ma stiamo lavorando bene» dice con legittimo orgoglio Livio Pertile, il direttore agonistico della combinata, finanziere anche lui come Pittin. «Abbiamo un gruppo molto giovane che sta crescendo piano piano – spiega -. I risultati di questa Olimpiade non erano previsti, sono giunti prima del previsto e credo che non faranno che bene al nostro sport, che in queste due settimane ha avuto una bella visibilità a livello mediatico. Adesso, mi aspetto che arrivino anche i mezzi per poter continuare il programma che abbiamo avviato».
    Un programma dietro il quale ci sono Harald Rodlauer, allenatore austriaco del salto, che ha lasciato i suoi per seguire gli azzurri, e Giuseppe Chenetti, per il fondo, il tecnico che nel 2006 ha portato Giorgio Di Centa alla medaglia d’oro nella 50 chilometri dei Giochi.
    Pittin ha regalato al presidente del Coni Petrucci uno dei pochi momenti di gioia di questa Olimpiade tanto da fargli dire che rappresenta «il successo di un investimento nel quale abbiamo sempre creduto». A Torino lo avevano portato bambino, appena sedicenne, e quattro anni dopo «ci ha ripagati alla grande». Tanto che l’Italia, che in questi Giochi sprofonda giorno dopo giorno, si è aggrappata a lui per tirarsi su sperando in un altro miracolo di Alessandro, ma ieri era pretendere troppo per come si era messa la gara dopo il salto. Ha soltanto 20 anni, ricordiamolo. Il futuro e suo e della giovane squadra della combinata nordica.

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