Venzone: Glesie furlane ricorda don Bellina, difese marilenghe e specialità

di Alessandro Cesare

A cinque anni dalla scomparsa, avvenuta il 23 aprile del 2007, la comunità friulana renderà omaggio a Pier Antonio Bellina, Pre Beline. Un’occasione per ricordare la figura di questo sacerdote, spesso “controcorrente” e soprattutto per riflettere sulla sua eredità morale e spirituale, impressa nei suoi molteplici scritti. La cerimonia si terrà a Venzone, comune di nascita di pre Beline, dove un altro parroco, monsignor Roberto Bertossi, si sta adoperando per dare il giusto riconoscimento a un personaggio che ha lasciato molto alla cultura friulana e che ha contribuito al rafforzamento della marilenghe e dell’autonomismo. La commemorazione si svolgerà domenica 22 a Venzone, a partire dalla 17. Sarà prima scoperta una stele in sua memoria davanti alla casa natale, in via Patriarca Bertrando. A seguire, nella sala dietro la canonica, sarà presentato un cd con un’intervista di don Bellina e alle 18.30 la giornata si concluderà con una messa in Duomo. «L’eredità che lascia pre Antoni – commenta monsignor Roberto Bertossi – come uomo e come friulano, come cristiano e come prete, ma anche come maestro e come scrittore, a tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo personalmente e a tutti quelli che hanno letto i suoi scritti, è innanzitutto uno spirito e una coscienza. Uno spirito schietto, ma mai volgare, libero, ma mai anarchico. Uno spirito mai sottomesso, pur avendo rispetto per l’autorità». Un personaggio essenziale, riservato e timido, capace di colpire nel segno con le sue parole e con i suoi scritti. A detta di Bertossi, pre Beline, da vivo, non ha ricevuto quel riconoscimento e quella considerazione da parte del mondo accademico e culturale che poi è arrivata dopo la sua scomparsa. «Pre Beline era una persona che faceva spesso polemica – continua monsignor Bertossi –, ma questa sua propensione al confronto non era mai ricercata, ma provocata dalle esperienze negative della vita o dalle prepotenze. In questi casi sí che si faceva prendere la mano. Non sopportava, infatti, la prepotenza, la falsità e la stupidità in chi deteneva il potere, soprattutto quando a rimetterci era la povera gente». Un’eredità, quella di Bellina, che si ritrova nel concetto di coscienza: «La coscienza della dignità umana prima di tutto – precisa Bertossi – della dignità e dell’identità del popolo friulano poi, con la marilenghe che piú che un mezzo per comunicare, deve essere intesa come un’espressione dell’anima, il “sacramento” dell’anima friulana. Una coscienza sempre lucida, che non diventa mai ideologica, sempre ben ancorata a terra. Pre Beline – ha concluso il parroco di Venzone – ci lascia anche una maniera genuina di intendere la religione e di vivere la fede, bene impressa nei suoi scritti. Non c’è autore in lingua friulana che abbia una produzione letteraria maggiore della sua».