Venzone: Portis una frazione orgogliosa della sua autonomia

di Luciano Simonitto, Venzone.

Lo studio intorno alle origini del borgo fortificato di Portis è stato sempre, anche per l’esperto, un problema assai arduo. La toponomastica popolare è divisa tra quella che vuole che il sito echeggi un “porto” fluviale alla confluenza dei fiumi Fella e Tagliamento e l‘altra che darebbe al toponimo i significato di “villa” o borgo fortificato alle “porte” del Canal del Ferro e della Carnia delle quali sono pregnante testimonianza i ruderi di un castello ove visse nel XIII secolo un nobile esule veneziano e i torrioni, strutture di difesa e di segnaletica ubicati a monte e a valle della SS Pontebbana per i quali c’è l’impegno della amministrazione comunale a renderli visibili a chi vi transita. Portis è sempre stata orgogliosa della sua autonomia, lo si evince anche dal testo dello storico V. Joppi in “notizie storiche della Terra di Venzone – Seiz- Udine 1871” là ove attesta “Finalmente dall’anno 1381 Venzone è riconosciuta come libera comunità rappresentata nel Parlamento Friulano e può estendere la sua giurisdizione nelle ville di Portis – Interneppo – Bordano”. Un passato fiero che tale appare anche dal toponimo “Piani di Portis”, così si chiamava Stazione Carnia fino al 1930. L’atavico orgoglio non è venuto meno, ne sono fiere testimonianze la frase ancora leggibile apparsa sul muro di controripa della statale pontebbana “Portis deve rinascere qui” dopo il sisma del maggio ’76 e probabilmente sarebbe rinato se poi il terremoto di settembre non avesse fatto calare dai monti esattamente sul “qui” un masso gigantesco che ha fatto pensare ad uno strano messaggio, a ciò si deve aggiungere il rifiuto categorico alla conurbazione con Carnia. L’antica “Villa” diverrà una palestra dove si potrà vedere gli effetti tellurici e le tecniche di ricostruzione. In questo contesto storico un ruolo eccelso ha avuto la Chiesa presente con ben quattro siti di culto, San Bartolomeo, Santa Lucia, San Rocco, la Madonna del Carmine a pianta ottagonale, espressione rarissima dello stilema Orientale. Questi piccoli-grandi gioielli sono stati realisticamente e simbolicamente recuperati e rinati grazie all’impegno volontario profuso dai “Portolans” e dal parroco Don Roberto Bertossi. È difficile citare tutti coloro che hanno contribuito a riesumare il passato storico artistico di questo borgo medioevale, il mio grazie giunga ad Amelio, Davide, Ezio, Franco, Gianandrea, Gioacchino, Gianni Tondo, Luciano, Luigino, Mario Gollino (compagno di studi), Mario, Sergio, Umberto, Valentino e la signora Luisa prodiga nell’offrire il confortevole caffè. Grazie per il recupero dell’ ancestrale Koinè del popolo friulano sempre attento e +disponibile all’edificazione e al recupero dei luoghi di culto.