Friuli: crollano le adozioni, le famiglie spaventate dalla crisi economica

 

di Alessandra Ceschia

Adozioni in picchiata. I dati statistici fanno rabbrividire. Quasi che la crisi, oltre a incidere sui sempre più risicati bilanci familiari, sia in grado di far crollare la voglia di maternità e di paternità e con essa la solidarietà sociale nei confronti dei bambini in stato di abbandono che, per contro, sono in aumento e che, secondo le ultime stime Unicef, sono circa 168 milioni. A lanciare un appello è la presidente dell’associazione udinese Senza frontiere, Cristina Pavan. «In generale le adozioni a livello nazionale rivelano un calo importante e continuano a scendere i numeri relativi al rilascio dei decreti di idoneità – commenta la Pavan –. Nel 2012 sono stati 3.179 rispetto ai 6.273 dell’anno precedente. Cifre – osserva ancora – che si riflettono a livello regionale, anche a fronte di un crescente numero di minori in stato di abbandono». In gran parte non sono adottabili in quanto sono grandicelli, hanno patologie o non possiedono i documenti necessari. Questo perché provengono da Paesi poverissimi che non hanno risorse per adeguarsi a quanto richiesto dal Permanent bureau, così i bambini restano negli istituti, ed è questa la situazione di Haiti. Senza frontiere, l’associazione adozioni internazionali che ha sede a Udine, è stata autorizzata ad adottare ad Haiti dalla Commissione adozioni e sta portando avanti un lavoro di censimento e di riconoscimento dello stato di abbandono per migliaia di minori. Nel 2010, grazie a Senza frontiere, ben 39 bimbi hanno trovato famiglia. Dati che si sono dimezzati nel 2011, quando i minori arrivati sono stati appena 20, e si è arrivati a 24, per 19 coppie di genitori adottanti lo scorso anno, quando l’associazione è riuscita a tenere il ritmo dell’anno precedente, senza però poter invertire questa pericolosa tendenza. «Sicuramente – spiega la Pavan – la crisi economica spaventa molte coppie che devono sostenere costi elevati, ma incidono anche i tempi lunghi delle procedure e l’età dei bambini, che sta crescendo molto negli ultimi anni. Pensiamo che molto si possa fare» aggiunge la presidente. Senza frontiere è attivamente impegnata nel Coordinamento enti autorizzati e il suo presidente è nel direttivo. «Sono tante le proposte che arrivano da molte parti, una cosa è certa – afferma la Pavan -: la legge 184 deve essere riformata e rivisto il ruolo degli enti, dei tribunali e dei servizi sociali che dovrebbero sostenere la coppia di concerto. Ricordiamo che esiste un protocollo regionale firmato da tutti e tre gli enti con sede in Friuli dove vengono previste fattive modalità operative di intervento congiunto con Regione, Tribunale, Ass e Direzione didattica. Questo protocollo però non ha mai preso il via, dopo più di un anno dalla firma». «Non dimentichiamoci infine – conclude la Pavan – che di bambini “invisibili” è piena l’Italia con decine di migliaia di minori in case famiglia. Di loro non si sa neppure l’esatto numero perché la banca dati prevista dalla legge 40 del 2001 non è ancora nata. Insomma, c’è tanto da fare».