Friuli: il gambero nella mitologia e in cucina

 

di CRISTINA BURCHERI

 Il gambero (così come il granchio) rappresenta nello zodiaco la costellazione del Cancro, il passaggio dalla stagione estiva a quella autunnale, il retrocedere, l’inizio della fine, e quindi il presagio della morte. Nella simbologia cristiana il gambero simboleggia invece la passione e morte di Gesù. “In un senso più recondito richiama l’idea dell’eresia in quanto come si sa, cammina all’indietro, va in senso contrario”… scriveva Claudio Comel in “Pietà e dissenso religioso nelle ultime cene” pubblicato in “Civis” nel 2000. Il gambero è raffigurano anche degli splendidi mosaici della Basilica patriarcale di Aquileia: qui, in particolare, un gambero rosso è posato sulle fronde di un albero (simbolo zodiacale del Cancro). Risalendo dalla costa verso la montagna, a Gemona, sulla facciata del duomo la statua di ispirazione nordica di san Cristoforo (1327), protettore dei viandanti, è raffigurata con il Bambino Gesù sulla spalla e una gambero ai suoi piedi volto ad evocare l’immagine dell’acqua del fiume attraversato dal santo. Ben noto sin dall’antichità il gambero così come il granchio d’acqua dolce questi due animali furono abbondantemente apprezzati anche nelle nobili mense friulane dove si costumava mangiarli in periodo di magro, specialmente durante la quaresima quando vigeva l’obbligo stretto d’astenersi dalla carne. Se anticamente è testimoniata la copiosa presenza di gamberi nei corsi d’acqua dolce regionale, oggi sono animali rari e protetti la cui la cattura è vietata. Giorgio De Luise, laureato in scienze della produzione animale e specializzato in idrobiologia, ittiologia, acquicoltura e ittiopatologia, ai gamberi e granchi d’acqua dolce ha dedicato un volume edito nel 2006, dalla casa editrice Leonardo. Nel libro – “Il gambero e il granchi di acqua dolce tra storie, leggende e realtà in Europa e in Friuli Venezia Giulia” – ricorda la leggenda della “rude bestie”, un mostro spaventoso che una volta terrorizzò le donne di Amaro, e valse al gambero un posto d’onore nello stemma del comune carnico. A supportare la leggenda anche una motivazione più pragmatica riportata nel 1753 dal Podestà per avvalorare la domanda di concessione all’On. Consulta Araldica del Regno: “… lo scrivente propone di ricorrere ad una specialità che lo rende rinomato, cioè l’allevamento del gambero (Astacus fluviatilis)”.