Abbasso il calcio W il rugby.

Gli insegnamenti del rugby sono talmente validi che possono rappresentare un’ottima sintesi di ciò che può dare lo sport in termini educativi per i giovani, ma non solo, perché costituisce un insieme di metafore molto valide per tutto il mondo adulto, a livello relazionale e professionale.
È uno sport privilegiato il rugby perché ha nelle sue caratteristiche costitutive le chiavi del suo valore. Il lavoro duro, quotidiano, in allenamento è una scuola di dedizione, che non lascia spazio a scorciatoie, né a comportamenti rinunciatari, né a privilegi discriminanti.
Come nelle arti marziali, anche qui l’addestramento alla gestione del dolore fisico è un contributo utilissimo al consolidamento della personalità, e tende a eliminare automaticamente atteggiamenti di fragilità comportamentale e vuoti alibi intellettualistici. Insegna anche a gestirlo compostamente, senza enfatizzarlo puerilmente, teatralmente e strumentalmente.<br />
Lo spirito di squadra è presente sempre, ne è un dato integrante, perché riattiva meccanismi primitivi di autosopravvivenza, in quanto l’incolumità del singolo è collegata all’aiuto e alla protezione che riceve dai compagni in ogni momento, e questa consapevolezza avvicina e unisce, superando calcoli individualistici di convenienza.
Per lo stesso motivo il rispetto dell’avversario fa parte della cultura del gioco: se ne rispetta la forza, la bravura, l’impegno, la sofferenza. E la competizione è anche sullo spirito, su chi dimostra il migliore atteggiamento, il migliore spirito combattivo fino all’ultimo secondo. L’aggressività non si esprime in maniera distruttiva, ma è orientata a raggiungere l’obiettivo. Gli accenni di rissa vengono immancabilmente svuotati dalla maggioranza dei giocatori. Le scorrettezze pericolose non sono appoggiate neanche dai propri compagni. L’esultanza non è mai isterica, e non è mai individuale, ma è condivisa con tutta la squadra.
Gli arbitri trattano da uomini i giocatori, spiegano tutte le loro decisioni, e i giocatori rispettano gli arbitri. Gli spettatori apprezzano il gioco leale, di tutti i giocatori in campo, e criticano il gioco scorretto, di tutti i giocatori in campo. Sostengono i propri e non offendono i giocatori avversari, alla fine applaudono anche il pubblico dell’altra squadra. Come i giocatori, alla fine della gara, festeggiano assieme lo spettacolo cui hanno partecipato e cui hanno contribuito.
Che sia questo lo sport? Che possa essere utile anche socialmente?

Una risposta a “Abbasso il calcio W il rugby.”

  1. Grande Fratello: anestetizzante e intruppato

    La droga più diffusa, potente e distruttiva dell’attuale società dello spettacolo, la televisione, ha puntato i cannoni di Navarone contro tutte le case d’Italia, con l’inizio della non so più quale edizione del Grande Fratello. Non parlerò mai più del Gf, come cercherò di ignorarlo (impresa improba), cedendo alla legge di Oscar Wilde, secondo il quale l’importante e parlarne, bene o male non importa, non del Gf, di qualsiasi fatto. Contento lui, Wilde, contenti tutti. Ma torniamo alla gabbia per umani del Biscione (ma perché non lo si chiama serpente una volta per tutte).

    Ciao Matteo

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