Aldo Rossi e l’anzian di Manzan

L’Anzian di Manzan (storia realmente successa il 31 maggio 2012).

Oggi era l’ultimo termine utile per iscrivermi ad un concorso e dovevo correre in fretta a Manzano. Avevo deciso di partecipare all’ultimo momento, lavorando buona parte della notte per riuscire a realizzare un provino che contenesse tutte le potenzialità del brano appena composto.

L’appuntamento era per le quattro del pomeriggio e chi dovevo incontrare mi aveva fatto un favore, visto che gli uffici al pomeriggio del giovedì dovevano essere chiusi. Insomma una premura bestia e al solito, lo zio Tom (il navigatore che quando non serve funziona alla perfezione), oggi non ne voleva sapere di beccare l’indirizzo e mi portava fuori strada. Allora mi fermo, tiro giù il finestrino e chiedo ad un anziano che stava nella piazza a circa3 metridalla strada, se poteva indicarmi la sede della biblioteca.

L’anziano mi guarda fisso negli occhi, si avvicina lentissimamente, non parla; continua a guardarmi negli occhi e si appoggia con tutte e due le mani sopra il finestrino che avevo abbassato per chiedere indicazioni. “Mi disial la che o cjati le biblioteche” ripeto temendo non avesse capito. “La biblioteche a è un tic plui indenant, baste cal giri a diestre”. “Grazie” gli dico, ma avevo notato che alla macchina non si era solo appoggiato: lui alla macchina si era aggrappato proprio e non mollava la presa.

“Ca mi fasi un ben” mi dice: “Podiel puartami a cjase? Sael no pues dropà las gjambes ai dùt un dolor”. Ecco ci mancava pure questa, mentre l’orologio segnava le 16.01 provo a buttare li un “soi in ritart a un apontament, no combinial in atre maniere?” “Sal saves ce che i ai tas gjambes”, mi dice continuando a fissarmi agganciato alla macchina, “fas une fadie mostre …”. Detto questo mi ritrovo l’anziano in auto, perché ovviamente il problema grosso era nel camminare, meno nel salire in auto.

Avvio la macchina e vado seguendo la strada per la biblioteca, ma lui mi fa segno di girare, perchè lui risiedeva nella strada che incrocia via Sottomonte; quindi per tornare nella direzione della biblioteca, dopo averlo lasciato nella sua abitazione, avrei dovuto fare il giro del quartiere dato che c’era anche un senso unico. A quel punto non avevo dormito la notte prima, ero in clamoroso ritardo,  il tom tom non funzionava e mi ero anche fatto fregare da una persona anziana. Imprecando in cirillico vado avanti e mi fermo davanti a casa sua: “Vuliel viodi ce chi ai tas gambe?” mi dice. “Soi tardissim, soi tart fûr misure” lo imploro!

Scende dalla macchina e si china sul finestrino aperto, mi allunga la mano e mi dice: “Lui al vorà tante furtune sael, parceche chei ca judin i malâz e chei ca no podin, a voran tante furtune”.

Lo vedo allontanarsi, metto la prima e meccanicamente parto, come sanno fare a memoria i miei riflessi quando io sono in ritardo. Ma poi rinsavisco, capisco, mi sento un verme; freno e sto per fermarmi, ma alcuni colpi di clacson e un paio di maledizioni dell’automobilista che mi seguiva mi fanno desistere. Nello specchietto l’anziano non c’è più e allora gli scrivo qui quello che avrei voluto dirgli.

“Ca mi scusi paron, pa poucje creançe chi ai vût vuei daspo misdì; al è che i vivin in tun mont la che i sin simpri a cori daûr a alc e no si nacuarzin che chel che magari a vâl e al è plui important, lu vin dongje in chel moment! La prossime volte mi mostrarà ce ca i è capitât tas sos gambe e magari i bevarin un tai insieme (se il so malan ai permet di bevilu). Vulevi encje disi che cul so auguri di vuei, no mi interesse plui di vinci il concor, parceche il concors lu ai belzà vint cun la furtune chi ai vût di cjatalu e sintì las sôs bieles peraules. Grazie par veimi fat fa dal ben a lui cal podeve jessi gno pari o gno nono, o un me conossint; grazie par veimi fat sintì miôr e grazie pal so auguri che al vâl di plui di dut di ce ca si pos comprà tai negozis di dut il mont. Grazie encjemò e sperin che las gambes a guarissin di corse e che une dì al podi … tirami ne pidade!

 

 

Una risposta a “Aldo Rossi e l’anzian di Manzan”

  1. Braf Alduti, mi è capitat ancje a mi une storie dal gjenar e o soi stat pies di te. E ancjemò vuei mi dispas tant no vei cjapat su in machine chel vecjo cal mi domandave sol un passac.
    Sperin ca mi capiti un atre volte par rimedia. Mandi…..d

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