Alto Friuli: artigianato l’emorragia, continua perse in un anno altre 44 aziende

di Tanja Ariis.

Soffre l’artigianato nell’Alto Friuli: ha perso in un anno 44 imprese, di cui 36 in Carnia. Così sono scese a 2.124 le imprese artigiane in questa area. Il presidente di Confartigianato del mandamento dell’Alto Friuli, Sergio Zanirato, commenta: «la crisi si fa sentire, ma ci sono margini di recupero che potrebbero derivare ad esempio dal turismo in grado di promuovere interventi sul patrimonio edilizio esistente. In generale ci vogliono sinergia, un nuovo rapporto tra scuole e aziende e meno burocrazia». I settori più in sofferenza risultano l’edilizia che ha perso 9 aziende in un anno, di cui 4 da marzo a settembre (a conferma del trend negativo di inizio anno) scendendo a 215 aziende, e i trasporti che hanno perso 7 aziende, fermandosi a 102 imprese attive a fine settembre. «Vanno bene – osserva Zanirato – invece i servizi alle imprese» che sono saliti dalle 172 aziende del 2011 alle 176 nel 2012. Perde una sola impresa l’ambito dei servizi alla persona, che «tiene – spiega Zanirato – sia nei tradizionali, perché con la crisi c’è anche la riscoperta del sarto e del ciabattino, che in quelli nuovi» e le realtà attive sono 282. I settori artigiani con più imprese rimangono impiantisti e piccola edilizia con 685 aziende attive (15 in meno però rispetto al 2011) e attività manifatturiere con 511 (13 in meno del 2011). Per quanto riguarda la distribuzione sul territorio Val Canale-Canal del Ferro conta 278 imprese artigiane, perdendo rispetto a un anno fa solo un’azienda, Gemona ne ha oggi 7 in meno del 2011, ed è quindi la Carnia, quella col maggior numero di imprese artigiane, 1028, ma anche quella a pagare di più la crisi con 36 chiusure nell’ultimo anno. «Sull’edilizia – osserva Zanirato – purtroppo i dati dicono che nel 2012 la decrescita non solo è ripresa, ma prosegue, pesando su tutto l’indotto del settore casa, dagli idraulici ai falegnami all’arredo e così via. Sull’edilizia rischia di pesare anche l’Imu, per fortuna le amministrazioni comunali hanno cercato di tenere le tariffe più basse possibili. Speriamo che il turismo possa ingenerare un’inversione di tendenza che porti, come in parte è avvenuto con l’Albergo diffuso, a ristrutturare i borghi: con tutto il patrimonio edilizio che c’è nei paesi di montagna simili iniziative o altri incentivi possono rimettere in moto il settore. Il recupero edilizio dell’esistente potrebbe essere un’opportunità. Il settore trasporti – aggiunge Zanirato – sta soffrendo molto la concorrenza che proviene dai Paesi dell’Est. Tiene il discorso dell’agroalimentare. Per me è importante puntare sulla formazione professionale e sull’innovazione in questo ambito come anche nel settore agricolo caseario: l’innesto di nuove generazioni potrebbe riaccendere questa prospettiva nel settore primario a km 0. I settori turistico e agricolo possono trainare gli altri, tra cui l’edilizia. Ma dobbiamo ritrovarci tutti assieme: è troppo tempo che imprese, artigiani, associazioni, istituzioni e scuola vanno ognuno per proprio conto. Bisogna legare di più scuola e imprese anche con percorsi formativi in azienda».